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Ronzulli e il braccio operativo della politica berlusconiana

Il Cav aveva promesso battaglia, la mossa sul dl anti-rave è un anticipo sulla manovra. Ma nella prima linea forzista al governo qualcosa non funziona

Ronzulli e il braccio operativo della politica berlusconiana

“Non è uno strappo” ma un avvertimento sì. Licia Ronzulli, capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama, non voterà la conversione del decreto legge che contiene le norme anti-rave né, nello specifico, l’articolo che prevede il reintegro anticipato dei medici no-vax. Non è un segnale da poco per gli alleati. E arriva direttamente dalla fedelissima del cavaliere in Senato. 

Oltre alle posizioni espresse a titolo personale (così le ha definite la senatrice), c’è senza dubbio l’intenzione del leader di Forza Italia di mandare un messaggio alla premier, Giorgia Meloni. Di farle capire che non tutto filerà liscio in sede di approvazione parlamentare della manovra di Bilancio se non ci si accorderà su alcuni punti. In primis, sull’innalzamento delle pensioni minime. Per ammissione di Berlusconi il tetto minimo a 1.000 euro è diventato un “obiettivo di legislatura”, ma almeno l’aumento a 600 può essere inserito. Per non parlare della proposta per l’assunzione dei giovani da parte delle aziende a zero tasse. Dunque, Forza Italia, che come tutti ha fatto le sue promesse in campagna elettorale, rivendica un ruolo attivo su alcune modifiche da apportare al ddl Bilancio, che prima di Natale dovrebbe essere approvato alla Camera per poi passare (ma visti i tempi è quasi una formalità), al vaglio di Palazzo Madama. Dunque, è adesso che si gioca la partita per ottenere una qualche risposta affermativa alle proprie proposte. 

 

Il muro contro muro indispettisce Meloni. Già in passato, vedi l’elezione sullo scranno più alto del Senato di Ignazio La Russa, la tensione tra la leader di Fratelli d’Italia e Berlusconi è stata altissima. Da allora i rapporti tra i due non sono più stati gli stessi. Ma è probabile che in questo frangente ciò che il fondatore di Forza Italia teme di più sia l’appiattimento del suo partito rispetto alle posizioni meloniane e salviniane. Pure con i suoi ministri il feeling non è perfetto. Quando la manovra di Bilancio è arrivata in Cdm il 23 novembre, ricevendo un rapido via libera da tutto l’esecutivo, Berlusconi il giorno si è infuriato. “Nessuno ha visto il testo”, ha detto. Tutto era stato già deciso senza di lui, ma evidentemente anche senza i suoi ministri. 


Fatte queste premesse va evidenziato che se c’è uno zoccolo duro forzista nella maggioranza di destra-centro questo è nei gruppi parlamentari, non nella compagine azzurra che fa parte del governo. Ronzulli dimostra ancora una volta di essere non solo vicinissima a Berlusconi ma, soprattutto, di rappresentarne il più efficace braccio operativo. Un dato che tuttavia fa emergere anche tutte le fragilità politiche del cavaliere quando si tratta dell’azione di governo. Praticamente la battaglia parlamentare resta l’unico strumento per far valere le proprie posizioni perché l’avamposto forzista nei ministeri non sta funzionando.

 

Il leader di Arcore sta di fatto restando fuori dalle trattative che contano, nonostante esprima ministri di rilievo compreso il vice-premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Cosa sta accadendo allora? L’impressione è che Meloni e Salvini stiano in qualche modo marginalizzando l’alleato moderato. Ma c’è dell’altro. Qualcosa non sta funzionando nel coordinamento del partito

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