EditorialiOpinioniAnalisiInchiesteIntervisteScenariFirme
Titubanze

Manovra, l’Italia va davvero incontro alle richieste dell’Ue?

Dietro front del governo su Pos, ma resta in piedi il tetto a 5mila euro del contante insieme ad altre misure bandiera. Un colpo al cerchio e uno alla botte

Manovra, l’Italia va davvero incontro alle richieste dell’Ue?

Se sono saltate le misure sui pagamenti elettronici – tant’è che non è più previsto il tetto a 60 euro sotto il quale sarebbe stato possibile rifiutare il pagamento con Pos – non è un fatto di poco conto, ma nemmeno bisogna esagerare nell’interpretazione che si dà della mossa del governo. Per settimane la misura è stata al centro del dibattito politico, soprattutto per la sua valenza in tema di evasione fiscale. Stiamo parlando, dopo tutto, di un intervento bandiera, considerato tale dal governo di destra-centro, che lo ha proposto, ma anche dall’opposizione che lo ha contrastato in tutte le sedi utili, insieme all’innalzamento del tetto al contante. Secondo una lettura abbastanza unanime si è trattato di un passo indietro dettato dalla necessità di Palazzo Chigi di mantenere aperto un dialogo costruttivo con la Commissione europea. Anche se pare che l’impegno del governo, ora che ha cancellato del tutto la norma, sia quello di trovare un modo per abbassare le commissioni sui pagamenti con carte per i commercianti, che però in Italia sono già tra le più basse d’Europa. Ma, come dicevamo, non bisogna esagerare nel parlare di un’apertura dell’esecutivo italiano verso Bruxelles semplicemente perché, in realtà, questa spinta è stata solo parziale. Per dirla tutta, il governo ha mantenuto altre norme bandiera, basti pensare al tetto al contante a cinque mila euro, che pure desta molta preoccupazione in Ue per i risvolti in ambito fiscale. Ma Bruxelles più di tanto non ha potuto controbattere su questo punto specifico perché l’Unione prevede un tetto ben più alto, ovvero a 10 mila euro.  

 

In ogni caso, l’impressione è che tutto sommato il governo abbia mantenuto l’impianto iniziale. Anche Opzione donna, che permette l’uscita anticipata dal lavoro per le donne dipendenti in presenza di determinati requisiti, non cambia rispetto alla prima formulazione, quindi con vincoli legati al numero dei figli. Sulle pensioni minime la spunta Forza Italia. Come già annunciato da giorni, salgono a 600 euro ma solo per gli over 75. Passa anche la revisione del meccanismo di indicizzazione delle pensioni per tenere conto dell’inflazione ma solo per i prossimi due anni. Poi si vedrà. Tagli anche sul reddito di cittadinanza, che scende da 8 a 7 mesi per gli occupabili fino a 59 anni per il 2023.  

 

Resta in piedi un’altra norma-bandiera del governo: la flat tax per i redditi fino a 85 mila euro per i lavoratori autonomi al 15%. Sul piano della diminuzione del costo del lavoro viene aumentato a 25 mila euro il reddito lordo di chi usufruirà del cuneo fiscale al 3%. Inserita anche la norma che prevede la possibilità di passare da un mutuo a tasso variabile a un mutuo a tasso fisso. Una disposizione che, sicuramente, aiuta le famiglie in difficoltà per via dell’aumento del costo del denaro, ma che tiene conto anche dei rilievi espressi da diversi esponenti del governo sulla stretta che sta attuando la Bce sulla politica monetaria. Le critiche alle decisioni di Francoforte dei giorni passati sono la dimostrazione di un atteggiamento del governo italiano non allineato, non solo con la Banca Centrale europea, ma pure con l’orientamento dell’Eurozona.

 

Ad ogni modo la maggioranza vuole chiudere con una certa sollecitudine la questione emendamenti a Montecitorio, per poi passare rapidamente al Senato e terminare l’iter parlamentare entro la prossima settimana. Alternative, d’altronde, non ce ne sono. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, è convinto che la manovra chiuderà il suo percorso entro il 30 dicembre. Il clima però è pessimo. Le minoranze oggi hanno chiesto la convocazione della commissione Bilancio per le 14.00, invece si riunirà alle 18.30. Dopo le proteste di ieri sera, quando l’arrivo del titolare dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è slittato di tre ore, l’opposizione è ancora sul piede di guerra: “Usano i tempi della commissione per farsi i fatti loro”, dichiara Debora Serracchiani, capogruppo in Aula del Pd.

 

Intanto il governatore leghista del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, avverte Palazzo Chigi: “Sul 2022 dobbiamo ancora trovare la quadra per chiudere soprattutto per alcune regioni i bilanci sanitari, anche perché le spese sono state ingenti”.

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA