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Bonus cultura, si cambia: dove porta il braccio di ferro sui giovani

La maggioranza insiste nel voler modificare la 18App, mentre dall’opposizione arrivano dure critiche. Che fine faranno i fondi per i giovani e la cultura

Bonus cultura, si cambia: dove porta il braccio di ferro sui giovani

Il Bonus cultura continua a far discutere. Mentre la manovra è ancora in discussione, nel testo emergono alcuni nuovi requisiti con i quali si potrà accedere al cosiddetto Bonus cultura, ossia la misura che dovrebbe andare a sostituire la App 18, introdotta dall’allora Governo Renzi nel 2016.

Oltre a restringere la platea, si prevede di introdurre un criterio di reddito e uno di merito, cioè una media di voti alta per potervi accedere.

Queste indicazioni hanno fatto infuriare proprio l’ex premier, Matteo Renzi.

 

Come cambia il Bonus cultura

Nonostante la contrarietà delle opposizioni, la maggioranza continua a lavorare a una modifica dell’attuale “18App”, la App per i 18enni, che permette di effettuare acquisti di articoli come libri, prodotti musicali, ma anche biglietti di ingresso a teatro, in cinema o per assistere anche a spettacoli musicali come concerti.

Cambiano, però, le norme per accedere al beneficio con due nuovi criteri, che restringono di molto la platea dei beneficiari.

 

I requisiti per l’accesso

Il primo ha a che fare con il reddito: occorrerà, se il testo sarà approvato in Aula, avere un Isee del nucleo familiare che non dovrà superare i 35mila euro.

Ma è stato previsto anche un criterio di merito, che darà diritto a un “premio” aggiuntivo. Servirà, infatti, avere un punteggio all’esame di Maturità che dovrà essere di 100/100.

Chi avrà entrambi i requisiti, quindi, potrà continua a usufruire dell’incentivo da 500 euro, ma raddoppiato a 1.000 euro. A chiarire il meccanismo e la novità è stato il presidente della commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone: “Confermiamo l’Isee ma la grande novità è che raddoppia: non ci sarà solo il criterio di un Isee medio-basso ma gli studenti meritevoli, che otterranno 100 alla maturità e con un Isee sotto la soglia, possono raddoppiare”.

 

Come ottenere il bonus

Il bonus dovrebbe cambiare nome rispetto a quello attuale, quindi non sarà più la 18App, ma potrebbe chiamarsi semplicemente Bonus cultura. Resta da chiarire anche quale sarà la piattaforma per la sua erogazione, insieme a quali siano i prodotti per i quali sarà possibile fare acquisti: i libri non sembrano in discussione, mentre non è certo che il voucher possa essere usato anche per prodotti differenti, come quelli musicali o per i biglietti dei concerti o corsi di teatro.

Si dovrà attendere, dunque, la votazione degli emendamenti per capire se quanto anticipato da Mollicone sarà confermato nel testo finale della manovra. “Il ministro Sangiuliano – ha spiegato Mollicone – convocherà un tavolo ai primi di gennaio per un nuovo regolamento coinvolgendo tutte le associazioni di categoria. Siamo soddisfatti – è la conclusione – per quella che è un’azione da riformisti conservatori”.

Le polemiche, però, sono già molte e tra i più contrari ai cambiamenti c’è proprio l’ex premier, Matteo Renzi.

 

La reazione dell’opposizione

“Appena abbiamo saputo di questa ipotesi abbiamo immediatamente detto che era una schifezza”, ha commentato Luigi Marattin di Italia Viva, membro della commissione Bilancio.

Marattin ha poi aggiunto: “La verità è che sono in difficoltà su tutta la manovra, non solo su questo. I tempi sono strettissimi e stanno cercando in tutti i modi di ridurre al minimo la discussione, col rischio di non rientrare comunque nei termini”.

Critiche sono giunte anche dal Movimento Cinque Stelle, con Maria Laura Orrico che ha dichiarato: “Muore la 18App e nasce la Carta del merito per dire ai giovani che non sono tutti uguali in base al reddito e che solo quelli con i voti alti devono continuare a cibarsi di cultura. Follia e assoluta mancanza di buon senso del governo Meloni”.

 

La replica di Renzi

“È uno scandalo che il governo Meloni abbia scelto di azzerare i 230 milioni di euro destinati alla 18App per darli alle società di Serie A”: così ha reagito l’ex premier, Matteo Renzi, promotore della 18App e leader di Italia Viva.

In un video pubblicato su Twitter ha criticato la decisione dell’esecutivo di modificare la vecchia misura: “Quello che sta accadendo è tecnicamente uno dei più grandi scandali a cui ho assistito da quando sono in Parlamento. Non ci sarà un centesimo per questa App – ha continuato il leader di Iv - Cancellano i soldi per i giovani e la cultura e dove li mettono? Nelle società di Serie A, per i presidenti indebitati e spesso incapaci di queste società. Per chiarezza, 230 milioni di euro che erano dei giovani vengono azzerati e nello stesso bilancio mettono 890 milioni di euro per i presidenti della Serie A”.

Come se non bastasse, Renzi ha proseguito: “Nel resto del mondo il calcio funziona con i diritti televisivi, con gli investimenti stranieri e nazionali. Qui in Italia invece non è il calcio a regalare emozioni, ma è Giorgia Meloni che regala emendamenti ai presidenti incapaci». Per Renzi la decisione del governo è «uno schiaffo ai giovani, alla cultura e una marchetta indecente alla Serie A”, ha concluso.

 

Cosa accadrà adesso?

Mentre librai ed editori sono preoccupati e lanciano l’allarme sull’effetto boomerang che l’abolizione della 18App potrà avere sul settore della carta, la maggioranza lavora per arrivare a una sintesi. La proposta iniziale, che era firmata da Mollicone, Dalla Chiesa di FI e da Rossano Sasso della Lega, era di mantenere tutti i 230 milioni ottenuti col taglio in iniziative culturali, ma destinandoli a diverse iniziative non collegate, come il finanziamento alle Biblioteche o alla Fondazione Vittoriano, un nuovo ente per gestire il monumento.

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