TRENTADUESIMO GIORNO

Guerra a Gaza: Biden chiede una pausa di tre giorni, no di Netanyahu

La guerra tra Israele e Hamas vede intensi combattimenti nella Striscia: Israele vuole mantenere il controllo della sicurezza e Hamas rimanere al governo

Guerra a Gaza: Biden chiede una pausa di tre giorni, no di Netanyahu

La guerra tra Israele e Hamas, iniziata il 7 ottobre con il massacro che ha provocato una strage di civili e la cattura di centinaia di ostaggi, è entrata nel suo 32esimo giorno senza segni di tregua. Al contrario, i combattimenti si sono intensificati nella Striscia di Gaza, dove le forze israeliane hanno lanciato una massiccia operazione di terra per distruggere le infrastrutture e le capacità militari di Hamas. Il bilancio delle vittime è drammatico: secondo le fonti palestinesi, ci sarebbero oltre 10 mila morti e 32 mila feriti a Gaza, mentre Israele conta 1.400 morti e 240 ostaggi ancora nelle mani di Hamas.

 

Biden chiede una pausa di tre giorni, ma Netanyahu non accetta

Di fronte a questa escalation, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiesto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di accettare una pausa di tre giorni nei combattimenti per consentire di fare progressi nel rilascio degli ostaggi e nella mediazione internazionale. Tuttavia, Netanyahu ha respinto la proposta, affermando che Israele non accetterà alcun cessate il fuoco senza la restituzione degli ostaggi e senza aver raggiunto i suoi obiettivi militari. Inoltre, Netanyahu ha annunciato che Israele avrà “la responsabilità generale della sicurezza” nella Striscia di Gaza “per un periodo indefinito” dopo la fine della guerra, per evitare che Hamas si riarmi e minacci nuovamente lo Stato ebraico.

 

Hamas rifiuta di uscire dal governo di Gaza

Questa dichiarazione ha suscitato la reazione negativa della Casa Bianca, che ha fatto sapere che Biden ritiene che la rioccupazione di Gaza da parte di Israele non sia la cosa giusta da fare e che Hamas non può far parte del futuro di Gaza. Poi la precisazione da parte del governo israeliano in merito alle parole pronunciate da Netanyahu, sul mantenimento della “responsabilità complessiva della sicurezza” nella Striscia di Gaza, anche dopo la guerra, specificando che ciò non significa che ci sarà una nuova occupazione dell'enclave palestinese. Il ministro per gli Affari strategici, Ron Dermer, membro del gabinetto di guerra, ha spiegato che l'obiettivo è garantire che la Striscia diventi un'area smilitarizzata con le forze armate israeliane che potrebbero entrare di nuovo in caso di minacce terroristiche, ma senza governare l'enclave. 

Hamas, dal canto suo, ha respinto ogni ipotesi di uscire dal governo di Gaza, che controlla dal 2007 dopo aver sconfitto l’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) guidata da Mahmoud Abbas. Il portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha dichiarato che le parole di Netanyahu sono “un sogno” e che il movimento islamico continuerà a resistere fino alla fine dell’aggressione israeliana.

 

Bombe israeliane sulla Croce Rossa, i morti ora sono 10.305

Nel frattempo, la situazione umanitaria a Gaza è sempre più critica, a causa della scarsità di acqua, cibo, elettricità e carburante, che mette a rischio le terapie intensive e i bambini in incubatrice. Le organizzazioni umanitarie denunciano anche il bombardamento da parte di Israele di strutture mediche e convogli di soccorso, in violazione del diritto internazionale. Un convoglio della Croce Rossa è stato colpito a Gaza City, causando un ferito e due camion danneggiati. Un operatore di Medici Senza Frontiere è stato ucciso insieme a diversi membri della sua famiglia. Un ospedale pediatrico è stato gravemente danneggiato. La Mezzaluna Rossa Palestinese ha definito questi attacchi “crimini di guerra” e ha chiesto la protezione della comunità internazionale.

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