85esimo gioRno

Guerra di Gaza, catastrofe umanitaria e negoziati per gli ostaggi

La situazione sul conflitto tra Israele e Hamas. Il ruolo del Qatar come mediatore e le polemiche sulla vendita di armi da parte degli Usa a Tel Aviv

Guerra di Gaza, catastrofe umanitaria e negoziati per gli ostaggi

La guerra tra Israele e Hamas, iniziata dopo il massacro del 7 ottobre 2023 da parte del gruppo terrorista palestinese, ha provocato una grave crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, dove vivono circa due milioni di palestinesi. Secondo le stime del Ministero della Sanità di Gaza, oltre 20mila persone sono morte e 2,3 milioni sono rimaste senza casa. I sopravvissuti si rifugiano nelle tendopoli allestite a Rafah, al confine con l’Egitto, in attesa di aiuti umanitari che arrivano a fatica. Nel frattempo, il Qatar cerca di favorire un dialogo tra le parti per il rilascio di circa 40 ostaggi detenuti da Hamas, ma incontra la resistenza del movimento islamico, che chiede la fine dell’offensiva israeliana. A complicare il quadro, la decisione degli Stati Uniti di vendere a Israele munizioni di artiglieria per 147,5 milioni di dollari, senza il consenso del Congresso.

 

Gaza, una catastrofe umanitaria

La Striscia di Gaza, un territorio di 365 km quadrati controllato da Hamas dal 2007, è stata sottoposta a un duro assedio da parte di Israele, che ha condotto raid aerei, bombardamenti navali e attacchi di droni contro obiettivi militari e civili. L’obiettivo dichiarato di Israele era quello di fermare per sempre Hamas e altre fazioni armate palestinesi, e di riportare a casa tutti gli ostaggi israeliani e non. Tuttavia, la maggior parte delle vittime si è registrata a Gaza, dove le infrastrutture sanitarie, energetiche, idriche e abitative sono state gravemente danneggiate o distrutte. Il Ministero della Sanità di Gaza ha riferito che oltre 20mila palestinesi sono morti, tra cui molti bambini, donne e anziani, e che oltre 100mila sono rimasti feriti. Inoltre, 2,3 milioni di persone, pari all’intera popolazione di Gaza, sono state costrette a lasciare le proprie case, spesso ridotte a macerie, e a cercare riparo nelle scuole, nelle moschee o nelle tendopoli allestite dall’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. A Rafah, la città più meridionale di Gaza, si stima che ci siano almeno 50mila sfollati, che vivono in condizioni di sovraffollamento, scarsità di cibo, acqua e medicine, e rischio di malattie infettive.

 

Qatar, un mediatore controverso

Il Qatar, uno dei pochi paesi arabi che mantiene rapporti diplomatici sia con Israele che con Hamas, ha cercato di svolgere un ruolo di mediatore per trovare una soluzione pacifica al conflitto. In un incontro tra il capo dell'agenzia di spionaggio israeliana, David Barnea, il capo della Cia, William Joseph Burns, e il primo ministro del Qatar, è stata proposta una tregua di almeno una settimana, in cambio del rilascio di circa 40 ostaggi detenuti da Hamas a Gaza. Si tratterebbe di donne, uomini anziani e persone che necessitano di cure mediche urgenti. Secondo il quotidiano israeliano Walla, citando tre fonti anonime, Hamas avrebbe accettato in linea di principio di trattare su questa base. Tuttavia, un leader di Hamas, Osama Hamda, ha smentito questa versione, dichiarando ad al-Jazeera che non ci sono stati colloqui sul rilascio degli ostaggi e che la priorità del movimento islamico è quella di fermare l’aggressione israeliana. Il Qatar, che negli ultimi anni ha fornito aiuti economici a Gaza per alleviare la crisi umanitaria, ha anche offerto di contribuire alla ricostruzione della Striscia, a condizione che ci sia un cessate il fuoco duraturo e verificabile.

 

Armi a Israele, Biden bypassa il Congresso

Un altro elemento che ha alimentato le tensioni nella regione è stata la decisione degli Stati Uniti di vendere a Israele munizioni di artiglieria per un valore di 147,5 milioni di dollari, senza il consenso del Congresso. Si tratta di proiettili da 155 mm e di altro materiale bellico prelevato dalle scorte dell’esercito americano, secondo un comunicato della US Defense Security Cooperazione Agency, un’agenzia federale che si occupa delle vendite di armi a paesi stranieri.

La vendita è stata approvata “con urgenza”, cioè senza il normale processo di revisione da parte del Congresso, che ha il potere di bloccare o modificare le transazioni militari. Il governo americano, guidato dal presidente Joe Biden, ha giustificato la sua scelta affermando che si tratta di una misura necessaria per garantire la sicurezza di Israele, un alleato strategico degli Usa in Medio Oriente. Il 9 dicembre scorso, gli Usa avevano già autorizzato la vendita a Israele di quasi 14.000 proiettili per carri armati.

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