I big al voto

Referendum 2020: SI o NO, come votano i big il 20 e 21 settembre

Politici, sindacalisti, giuristi e intellettuali: aumentano i volti noti contrari al taglio dei parlamentari. Ma per i sondaggi netta vittoria dei Sì

Referendum 2020: SI o NO, come votano i big il 20 e 21 settembre

La direzione del Partito democratico ha deciso per la posizione dei dem sul referendum costituzionale relativo al taglio dei parlamentari, le acque nei partiti non sono proprio ‘chete’. Stranezze e bizzarrie della politica italiana. Che dopo ave votato quasi all’unanimità la riforma in Parlamento, ora vede emergere distinguo, ripensamenti, dubbi e perplessità. Il risultato sembra quasi scontato. I contrari tra i partiti più piccoli che manterrebbero le posizioni iniziali: radicali, Prc, Sinistra Italiana, Verdi, Partito Socialista, + Europa e Azione di Calenda. 

 

Ma tra i big più di qualcuno esce allo scoperto e a un paio di settimane dal voto si allarga il fronte del No. Oltre all’ex premier Romano Prodi che si è dichiarato contrario al taglio, si aggiungono alla lista il candidato del centrosinistra in Liguria Ferruccio Sansa, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris e per il mondo dell’economia Carlo Cottarelli. A sfavore della riforma degli articoli 56 e 57 della Carta si sono già espressi l’ex presidente della Camera Laura Boldrini e intellettuali di spicco di area Pd come Mario TrontiSalvatore Asor Rosa e Massimo Cacciari. Oltre a Emanuele Macaluso, grande vecchio della sinistra italiana. Sempre tra i dem il resuscitato Matteo Orfini guida i Giovani Turchi che voteranno compatti No. Anche il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori e l’ex ministra Rosy Bindi, si sono detti contro. Italia Viva lascia agli elettori la scelta. Ma tra i volti noti, il sottosegretario agli Esteri e candidato in Puglia Ivan Scalfarotto voterà No.

 

In ambito sindacale Maurizio Landini, leader della Cgil, ha lasciato agli iscritti libertà di votare “con la propria testa”. Ma, intanto, una nota della segreteria nazionale ha bocciato la riduzione di deputati e senatori “così come è stata pensata”. “Non produrrebbe alcun significativo risparmio di spesa pubblica”, è scritto, “e avrebbe conseguenze sulla rappresentanza politica e la funzionalità del Parlamento”. Nel mondo dell’editoria Repubblica, l’Espresso e Huffington Post del Gruppo Gedi sono apertamente contro il taglio. Ma anche Massimo Giannini direttore de La Stampa appoggia i contrari al referendum 2020. Tra i giuristi, 183 costituzionalisti, a partire dal presidente emerito della Consulta, Giuseppe Tesauro, si sono schierati per fermare la riforma. 

 

In casa Lega il Sì ‘quasi’ timido di Matteo Salvini fa i conti con qualche dissenso interno di rilievo. Vedi Claudio Borghi e l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. Serve “una valutazione del referendum insieme alla legge elettorale”, ha detto. L’altro big del Carroccio Luca Zaia sta optando per un ostinato silenzio. E’ scontato che sia più interessato alla campagna elettorale per approdare al suo terzo mandato di governatore del Veneto che al referendum costituzionale. Dalle parti di Forza Italia la pattuglia dei No al momento è ben nutrita. Renato BrunettaGiorgio MulèAnna Maria Bernini,Debora Bergamini voteranno No. Con loro anche Gianfranco Rotondi. Più compatto per il Sì Fratelli d’Italia, ma spicca la voce contro di Guido Crosetto.

 

Non mancano dissidenti nemmeno tra i Cinquestelle che la ‘cura dimagrante’ l’hanno proposta, facendone una bandiera per l’intera legislatura. E ponendola come condizione del patto di Governo prima con la Lega, poi col Pd. Sarebbero pronti ad abbandonare il ‘vessillo’ i parlamentari Elisa SiragusaAndrea VallascasMaria Lapia.

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