Il voto di fiducia

I numeri al Senato, Conte cerca i voti. Obiettivo: superare quota 155

Fiducia, il governo incassa il sostegno di Monti e Casini, il socialista Nencini “valuterà”. Il premier: “Serve politica per i cittadini. Rischio rabbia”

I numeri al Senato, Conte cerca i voti. Obiettivo: superare quota 155

La soglia dei 155 voti in Senato non basta a Conte per avere la certezza di continuare a governare. Se in soccorso non arriverà nuovo ossigeno il Conte Bis potrebbe essere al capolinea e aprirsi la strada a un Conte ter. Che avrebbe però il vantaggio di dare a ciò che resta dell’attuale maggioranza un po’ di tempo in più per costruire una gamba centrista che sostituisca i renziani.

 

Il discorso e le critiche

In mattinata il premier parla al Senato. I 321 voti incassati ieri alla Camera lasciano qualche speranza. Ma quanto a certezze, il governo è lontano. Alla conta decisiva a Palazzo Madama, l’avvocato si presenta pronunciando lo stesso discorso di Montecitorio ma con qualche variazione ‘fuorilegio’. Ricorda il senatore Macaluso “grande protagonista della vita politica e culturale italiana” e ribatte alle critiche sollevate sul suo ‘speech’ di ieri. Dice che le opere del decreto semplificazioni “non sono mai state bloccate, perché i poteri dei commissari sono stati attribuiti ai responsabili unici di progetto”. Si difende dalle “interpretazioni maliziose”, così le definisce, sul via libera a una legge elettorale proporzionale: “Negli anni passati abbiamo subito una frantumazione della rappresentanza. Sono emersi nuovi processi, anche in maniera dirompente, non possiamo fare una legge che costringa forze così diverse. Questo artificio contribuirebbe all'instabilità politica”. Bocciato il maggioritario, foriero di “un quadro instabile”, ma voluto dai cittadini con un referendum nel 1993, Conte rimarca ancora il bisogno di “forze parlamentari volenterose, consapevoli delle difficoltà che stiamo attraversando e della delicatezza dei compiti. Serve politica per i cittadini”. E avverte sui pericoli di eclissarsi “dalle istanze sociali” che “rischiano di sfociare in rabbia o nello scontro violento”. E c’è il problema degli ammortizzatori sociali: serve “una riforma che valga a razionalizzare il sistema. Marzo”, quando terminerà il blocco dei licenziamenti, “è già domani". 

 

I numeri che ballano

Ma al di là delle parole questa è la giornata dei numeri e il premier sa che “sono importanti. E oggi lo sono ancor di più”. Siamo “ad un passaggio fondamentale nella vita istituzionale del nostro Paese”, dice. E rilancia anche “la qualità del progetto politico”. Ore di fibrillazioni e di ‘pontieri’ nei Palazzi, al lavoro per mediare, convincere, trovare quei 5 voti in più che consentirebbero all’esecutivo la sopravvivenza anche senza maggioranza assoluta al Senato. Il Pd storce il naso se il traguardo dei 155-160 voti non fosse raggiunto. Troppa incertezza. Per Zingaretti la “strada è stretta”, a quel punto meglio il voto. Il capo delegazione Dario Franceshini ascolta Conte dal suo scranno ma non lo guarda. I dem sono preoccupati. Se parte il progetto contiano di costruire uno spazio al centro, anche senza un partito del premier che in questo momento metterebbe seriamente in allarme non solo il Nazareno ma anche i Cinquestelle, i rischi per il Pd ci sono ugualmente. Salvare Conte adesso significa dare il via a un’operazione politica per garantire la quarta gamba, la nuova balena bianca che però potrebbe erodere voti proprio ai cattolici dem. Ma tant’è. Al premier secondo il Nazareno non c’è alternativa.

 

Chi appoggerà Conte

I riflettori sono puntati su Matteo Renzi che, comunque, ha assicurato l’astensione facendo così abbassare il quorum. Ma ogni singolo voto resta vitale. Monti e Casini confermano che saranno con il governo. Tra i senatori a vita, per Conte ci sarà il sostegno di Liliana Segre, forse dell’ex azzurro ed ex montiano Andrea Causin e dell’ex grillino Ciampolillo. Il socialista Riccardo Nencini “valuterà”. Ma l’obiettivo resta che ci sia uno scarto più ampio possibile con i voti dell’opposizione. Se questo non avverrà Conte dovrà salire al Colle e il Pd potrebbe spingere in questa direzione. Se ci sarà il mandato per verificare che in Parlamento ci sia una maggioranza per un Conte ter il tempo potrebbe favorire la caccia a nuovi “volenterosi”. Chi vivrà vedrà. 

 

 

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