La contaminazione

Covid, in Cina sotto accusa il gelato “contaminato” dal coronavirus

Scoperti e “bloccati” lotti con materie prime provenienti dall’estero. Sarebbero risultati positivi al virus. Intanto aumentano i contagi da sei giorni

Covid, in Cina sotto accusa il gelato “contaminato” dal coronavirus

Ci mancavano solo i gelati. In Cina è allarme dopo che nel nord del Paese sono stati rintracciati lotti di gelato “contaminato” dal virus Sars-Cov2. Gli alimenti, scoperti nella municipalità di Tianjin, sono stati bloccati e analizzati. Le indagini epidemiologiche preliminari hanno permesso di rintracciare materie prime risultate “positive” al coronavirus che sono state importare da Nuova Zelanda e Ucraina.

Il tutto mentre preoccupa la nuova ondata di contagi. Nelle ultime ore si sono registrati oltre 100 nuovi casi, confermando l'andamento degli ultimi 6 giorni.

 

Il gelato “contaminato”

La scoperta ha riguardato un lotto di gelati della Tianjin Daqiaodao Food, un’aziendali alimentare che ha sede nella zona settentrionale della Cina. Il controllo è avvenuto martedì 12, ma la notizia è stata confermata solo nelle scorse ore quando sono arrivati gli esiti delle analisi sui gelati, nel frattempo “bloccati”. La contaminazione riguarderebbe alcune delle materie prime, in particolare il latte in polvere, importato dalla Nuova Zelanda, e il siero di latte in polvere, proveniente dall’Ucraina.

Immediate le misure di sicurezza igienica e sanitaria: per i 1.662 dipendenti dell’azienda alimentare è scattata la quarantena e tutti sono stati sottoposti a tampone. In 700 sono risultati negativi, mentre si attendono i risultati dei test sugli altri 962. Dopo la sanificazione dei locali di lavoro, si sta risalendo ai destinatari di altri lotti di gelato realizzati con gli stessi ingredienti.

Intanto preoccupa la situazione contagi nell’intera Cina.

 

Cina, nuovi contagi e vecchi ritardi

Per il sesto giorno consecutivo prosegue costante l’andamento dei contagi, con oltre 100 nuovi casi nelle 24 ore. Secondo le autorità sanitarie, che indicano in 109 il numero di positivi nelle ultime 24 ore, 54 di questi si sarebbero registrati nella provincia di Hebei, vicino Pechino, dove ci sarebbe un nuovo focolaio.

Intanto il team di esperti dell’Onu, giunto dei giorni scorsi in Cina per indagare sull’origine della pandemia, ha puntato il dito sui ritardi di un anno fa: “Oms e Pechino avrebbero potuto reagire più rapidamente all'inizio dell'epidemia di Covid-19” hanno affermato nel loro secondo rapporto, in cui scrivono che la diffusione del virus è stata agevolata da una "epidemia in gran parte nascosta".

 

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