Sfumata la possibilità di far entrare i centristi dell’Udc nella maggioranza di governo, per l’inchiesta su Cesa, le trattative sono in una fase di stallo. I grillini ribadiscono di non voler aprire il dialogo con soggetti condannati o indagati per mafia o reati gravi e di non volere Renzi nella maggioranza, perché il governo va “derenzizzato”.
Non resta che andare alle urne, soluzione che non va esclusa a priori visto che anche Catalogna, Portogallo, Olanda e Israele andranno al voto nonostante il Covid.
La crisi di governo intralcia l’attività dell’esecutivo. Decreto Ristori 5 in ritardo
Si continua a lavorare nel tentativo di ampliare la maggioranza di Governo, senza escludere il ricorso al voto. Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è impegnato in queste ore a rinsaldare la propria maggioranza di governo per evitare di aprire una crisi formale dopo la fiducia striminzita ottenuta al Senato (156 voti a favore rispetto ai 161 della maggioranza assoluta).
Tutto questo bailamme porta a inevitabili ritardi nell’approvazione del decreto Ristori 5, slittato alla fine del mese, e a ripercussioni sull’intera attività dell’esecutivo, alle prese con la gestione di una crisi economica e pandemica di difficile soluzione compreso il Recovery Plan, piano Marshall che assieme al vaccino potrebbe mettere la parola fine alla questione Covid.
Crisi di governo: grillini sbarrano la porta a Renzi, il governo va “derenzizzato”
Conte, salito al Quirinale per fare il punto sulla crisi politica, avrebbe chiesto tempo al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per allargare la maggioranza puntando su una nuova gamba, un nuovo gruppo e non singoli parlamentari sparsi qua e là, puntando all’Udc, per definire poi un patto di legislatura ed operare un maxi rimpasto.
Intanto il premier ha concesso la delega ai Servizi segreti al suo fidatissimo Pietro Benassi, dirimendo la questione Intelligence sollevata da Renzi.
Il leader di Italia Viva (Iv) sembra aver aperto le porte alla maggioranza ma a chiuderle a doppia mandata sono stati i pentastellati, sempre più convinti che il governo vada “derenzizzato”. Concessa al massimo la partecipazione ai componenti di Iv, ma Renzi proprio no.
Crisi di governo: sfumato il progetto Udc si guarda a nuove elezioni
La crisi politica sembra non trovare soluzione, aprendo la strada a nuove elezioni.
Le opzioni più probabili che si presentano al momento sono tre:
un rimpasto importante;
l’incarico di formare un nuovo governo ad un nuovo premier che non sia Conte;
nuove elezioni.
Il rimpasto con il sostegno dell’Udc sembrava ormai cosa fatta ma poi a far saltare i piani di Conte è arrivata la notizia del coinvolgimento dell’ormai ex segretario Udc, Lorenzo Cesa, nell’inchiesta per ‘ndrangheta. In tale occasione i pentastellati si sono trovati costretti a ribadire un concetto importante della loro filosofia che vieta loro di aprire il dialogo e le porte a soggetti condannati o indagati per mafia o reati gravi.
A questo punto non resta che guardare all’ultimo scenario possibile, quello di un nuovo voto, che sembra via via trovare sempre più sostenitori. In prima linea i leader del centrodestra Salvini e Meloni, saliti al Quirinale per chiedere al Capo dello Stato nuove elezioni per mettere fine a questo governo rattoppato alla meglio.
La situazione di stallo in cui ci troviamo spinge anche alcuni esponenti del Pd a guardare con favore alle urne. Andrea Martella, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ha affermato proprio oggi di non temere nuove elezioni mentre continuano a circolare voci sulla nascita di un Partito di Conte che otterrebbe consensi tra il 15% e il 17%.
Di fatto in caso di nuove elezioni il centrodestra continuerebbe ad avere la maggioranza relativa, con la Lega primo partito al 21,8%, Fratelli d’Italia al 15,9% e Forza Italia al 5,4%. I consensi su M5s si attestano al 10,1% mentre quelli sul Pd al 15,4% con Italia Viva di Renzi al 2,8%.