“Escape clause” dell’Ue

Linee guida politica fiscale: Patto di Stabilità sospeso fino a 2023

Nuovi orientamenti di Bilancio della Commissione Ue e proroga della sospensione della clausola di austerità per 2021 e 2022. Superate reticenze dei frugali.

Linee guida politica fiscale: Patto di Stabilità sospeso fino a 2023

L’Esecutivo europeo ha adottato una Comunicazione che fornisce nuovi orientamenti generali sulla conduzione della scelte di bilancio nel 2022 – e a medio termine - per far fronte alla crisi economica causata dalla pandemia. Contiene principi guida per la corretta progettazione di politiche e misure fiscali di “qualità”.

L’aggiornamento da parte di Bruxelles rimette al centro il ruolo del Recovery Fund per uscire dalla recessione e garantire, al contempo, la transizione verde e digitale, accompagnate da riforme.

 

Orientamenti Ue di “Bilancio”

Sconsigliato il ritiro prematuro del sostegno di Bilanci. Per Bruxelles, va mantenuto ancora per quest’anno e il prossimo. Una volta diminuiti i rischi covid19, le misure di sostegno si dovranno gradualmente orientare verso azioni più mirate e a lungo termine verso un rilancio sostenibile, anche sulle risorse finanziarie. Il contenuto delle linee guida europee va capitalizzato soprattutto in vista dell’elaborazione dei programmi nazionali di stabilità e convergenza, che i Governi presenteranno a Bruxelles in aprile 2021. Ulteriori orientamenti saranno specificati nel “pacchetto di primavera” del Semestre europeo della Commissione.

 

Disattivazione o mantenimento dell’escape clause

Nel marzo 2020, la Commissione ha proposto l’attivazione della clausola di salvaguardia generale nel quadro della strategia di risposta coordinata al coronavirus. Il ricorso alla sospensione dell’escape clause consente agli Stati membri di adottare misure per reagire alla crisi in modo adeguato, discostandosi dagli obblighi di bilancio che normalmente si applicherebbero in forza del quadro di Bilancio europeo.

Sull’adozione di una futura decisione sulla disattivazione o sul mantenimento della clausola per il 2022,  la decisione dovrebbe essere presa a seguito di una valutazione complessiva della situazione di un Paese sulla base di criteri quantitativi. Il livello di attività economica in Ue o Eurozona, rispetto ai livelli pre-crisi (fine 2019), sarebbe il criterio quantitativo con cui l’Ue valuta se disattivare o mantenere la clausola di salvaguardia generale. Ecco perché le indicazioni preliminari suggeriscono di continuare con questo approccio anche nel 2022 e di disattivarla a partire dal 2023. La Commissione valuterà se disattivare o mantenere la clausola di salvaguardia generale sulla base delle Previsioni di Primavera 2021, attese per i primi di maggio.

 

Gentiloni su ritmo della ripresa e “bilanci” dell’Ue

Se uno Stato membro non tornasse al livello di attività economica pre-crisi, si farà pienamente ricorso alle flessibilità consentite dal Patto di Stabilità, in particolare, al momento di proporre orientamenti di Bilancio. Sulla “gravità della crisi in atto”, Paolo Gentiloni ha dichiarato che “per il 2022 è evidente che il sostegno di Bilancio sarà ancora necessario”. Ha poi spiegato che le politiche di Bilancio “dovrebbero essere differenziate in funzione del ritmo della ripresa di ogni Paese” e relativo stato di risorse e crescita.

 

Dibattito su governance economica

L’impatto dell’emergenza sanitaria chiama ad un nuovo dibattito europeo sul quadro di governance economica. La consultazione pubblica da parte della Commissione servirà a riflettere sui prossimi step e su come riaprire il confronto post-ripresa.

A detta di Brando Benifei (capo delegazione PD al PE), la notizia odierna mostra come “sono state superate le reticenze di alcuni componenti della Commissione Ue, isolando nuovamente l’approccio dei cosiddetti ‘frugali (...)”. Per Luca Visentini (ETUC), “non dovrebbe esserci alcun ritorno all’austerità nel 2023” e “la Commissione deve sfruttare questo tempo per ripensare radicalmente le regole fiscali attraverso la consultazione con i sindacati, le imprese e la società civile piuttosto che rimandare questo dibattito cruciale”, ha concluso.

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