Misure sociali

Reddito di cittadinanza, anche stavolta Draghi andrà per la sua strada

Come promesso ad agosto gli ‘oppositori’ tornano all’attacco. Giorgetti: diventi “lavoro di cittadinanza”. L’Ocse: “Ha ridotto il livello di povertà”

Reddito di cittadinanza, anche stavolta Draghi andrà per la sua strada

Condivido appieno il concetto alla base del reddito di cittadinanza”. L’affermazione del premier Mario Draghi,che i primi di agosto gelò le proposte di Matteo Renzi, ‘sposate’ anche da Matteo Salvini, di modificare - se non di abolire del tutto - la misura varata nel 2019 dal governo gialloverde non ha lasciato molto margine di manovra agli ‘oppositori’. Che però avevano promesso battaglia alla ripresa settembrina dei lavori parlamentari, e così è stato. Il reddito per le persone in difficoltà economiche voluto dal Movimento Cinque Stelle, tra i cardini del programma elettorale con cui i 5S si sono presentati agli elettori nel 2018, è diventato nuovamente oggetto di un duro scontro politico, fuori e dentro la maggioranza.

 

A riaccendere la miccia prima le parole di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che lo ha equiparato al “metadone di Stato”, poi la proposta del ministro leghista dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, che ha invitato a “cominciare a ragionare di lavoro di cittadinanza”.
“La Costituzione italiana -  ha affermato l’esponente del Carroccio a margine del Salone del mobile di Milano - recita che è il lavoro che ci rende pienamente cittadini. Lo sforzo è di trasformare il reddito di cittadinanza in lavoro di cittadinanza”. A rincarare la dose il Capitano leghista: “il reddito di cittadinanza ha portato solo problemi: lavoro nero e disoccupazione. Lavoreremo per modificarlo o cancellarlo”.

 

Immediata la reazione del Movimento che con Giuseppe Conte, ora leader 5S, ha replicato a Lega e Fratelli d’Italia: “Da molti politici è in atto una campagna vergognosa contro il reddito di cittadinanza. Trovo folle che esponenti politici che hanno trattamenti economici privilegiati pretendano di abrogare una misura di civiltà nei confronti di chi non ha nulla. Spero”, ha detto l’ex premier, “che la ritrovata armonia tra Salvini e Meloni non sia contro i poveri”. Sempre dai pentastellati c’è anche chi ha fatto notare: “Giorgetti fa il fenomeno” ma si “omette di ricordare che da gennaio del 2020, grazie ai Puc (i progetti utili alla collettività), le amministrazioni comunali possono impiegare i percettori di reddito di cittadinanza. Peccato che moltissimi comuni non abbiano avanzato alcun progetto”. Intanto Renzi stavolta ha preferito attaccare il capo di via Bellerio: “Salvini ora lo vuole abolire ma è lo stesso che lo ha messo quando stava al governo”.

 

Diatribe politiche a parte, in mattinata è l’Ocse, nella sua indagine economica sull’Italia, a sgomberare il campo dalle interpretazioni dei partiti. Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico l’introduzione del reddito di cittadinanza “ha contribuito a ridurre il livello di povertà delle fasce più indigenti della popolazione”.
E nonostante si sia registrato un aumento della povertà per via della pandemia “nel 2020 i trasferimenti pubblici hanno limitato la diminuzione del reddito disponibile delle famiglie al 2,6% in termini reali”. Anche se, precisa, “il numero di beneficiari che di fatto hanno poi trovato impiego è scarso”. Dunque, qualche aggiustamento è probabile che andrà fatto. Ma il ‘come’ e il ‘quando’ -  c’è da scommettere - lo deciderà Mario Draghi che anche in questa occasione andrà dritto per la sua strada.

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