niente privacy per Fuffy

Gatti stressati per colpa dello smart working (dei loro padroni)

A lanciare un monito a chi vive con i felini è un’associazione animalista, che ha trovato spazio anche sul Times e sul Daily Mail. A cosa fare attenzione

Gatti stressati per colpa dello smart working (dei loro padroni)

Anche i gatti “soffrono” per lo smart working, o sarebbe meglio dire per lo smart working dei padroni.

A dirlo sono diversi esperti della salute degli animali, che hanno condotto studi sugli amici sui felini, fedeli compagni di molti lavoratori “agili”, scoprendo che esistono alcuni effetti negativi anche su Fuffy.

 

I gatti in smart working “soffrono”

"Sembrerebbe che alcuni gatti possano essere diventati più stressati in casa durante la pandemia. I cambiamenti alla routine di un gatto hanno sempre il potenziale per causare stress, poiché sono creature abitudinarie”. È questa la prima spiegazione che si trova sulla rivista Times, che ha riportato l’opinione di alcuni esperti di gatti.

In particolare il riferimento è alla Cat Protection, un ente di beneficienza impegnato nel salvataggio di felini e al loro reinserimento.

 

L’allarme: “Ripensare alle case anche per i gatti”

La pandemia, si sa, ha portato ad aumentare il ricorso allo smart working, con la conseguenza che in molti si sono ritrovati a lavorare da remoto, in casa, riadattando gli spazi alle esigenze contingenti. Ma secondo gli esperti non si è prestata la dovuta attenzione ai “coinquilini pelosi”. Da qui l’allarme, ripreso sia dal Times che dal Daily Mail.

I luoghi 'sicuri' o 'tranquilli' in cui un gatto avrebbe potuto fuggire in casa in precedenza potrebbero essere stati ripensati come ufficio a casa, quindi l'animale non ha più un posto simile" ha spiegato alle riviste un portavoce di Cat Protection.

L’associazione, che ha anche come obiettivo quello di educare chi possiede un gatto a prestare la dovuta attenzione al loro benessere, è convinta che molti felini siano in difficoltà dall’inizio della pandemia.

 

Ricreare la privacy dei felini

Concorda anche Debbie James, infermiera veterinaria presso il Vet's Klinic di Swindon. Citata dalle riviste, ha spiegato che a causare stress nei gatti sarebbero diverse condizioni legate al lockdown e alle restrizioni.

Per esempio, negli esemplari maschi si registrerebbe una percentuale maggiore di casi di vesciche ostruite, che si manifestano con la difficoltà o lo sforzo a urinare o il farlo in posti non consueti. Tra gli altri sintomi c’è anche la cistite, cresciuta sia nei gatti maschi che nelle femmine negli ultimi 18 mesi.

In questo caso l’infermiera consiglia di creare "luoghi protetti” per gli amici a quattro zampe, dove loro possano sentirsi al sicuro, ritrovare privacy, uno spazio proprio e tranquillo e dove ci possano essere cibo, acqua e lettiere.

Insomma, il long Covid non c’entra neppure i problemi psicologici che sono stati registrati negli esseri umani. Non sono un pericolo e non rappresentano un’emergenza neppure i contagi, come invece è accaduto e accade ancora per uomini e donne nel mondo. Ma nel caso si vivesse con un gatto, vale il consiglio di prestare attenzione anche a lui (o a lei).

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