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Biden e il suo “sgambetto” alla Cina (ma anche a Turchia e Ungheria)

Pechino esclusa dal summit dei paesi democratici, in programma a dicembre. Nella lista degli invitati, invece, ci sono Taiwan, Iraq, India e Brasile

Biden e il suo “sgambetto” alla Cina (ma anche a Turchia e Ungheria)

Prima il clima di tensione, poi i tentativi di rasserenamento con l’incontro virtuale tra i presidenti di Usa e Cina. Ora un nuovo “incidente diplomatico”, non certo casuale perché in qualche modo programmato. Questa volta a creare nuovi attriti tra Washington e Pechino è la decisione di escludere proprio la Repubblica popolare cinese dal vertice, in modalità virtuale, sulla democrazia.

Si tratta di un appuntamento in programma il 9 e 10 dicembre. L’elenco dei partecipanti è stato appena pubblicato sul sito del Dipartimento di Stato e prevede che vi prendano parte 110 Paesi. Ma tra questi non c’è la Cina. Figura, invece, Taiwan, così come interverranno Iraq e India.

 

La Cina nella lista degli esclusi

Se alla Cop26 il presidente cinese non era presente (ma d’altra parte non lascia il Paese dallo scoppio della pandemia) almeno aveva inviato propri rappresentanti. Al summit dei paesi democratici, invece, Pechino non è neppure invitata. La scelta del presidente americano, Joe Biden, seppure sia reduce da un incontro a distanza con l’omologo Xi Jinping, è stata letta come conseguenza delle tensioni tra i due colossi mondiali, soprattutto sul “caso Taiwan”.

Il Governo di Taipei, però, parteciperà all’incontro e questo potrebbe indispettire ancora di più l’esecutivo cinese.

 

Gli altri “assenti” illustri

Ma non finisce qui. Dall’elenco dei partecipanti mancano, infatti, anche altri Paesi con i quali i rapporti sono già tesi, come la Turchia, che però continua a rimanere un partner alleato all’interno della Nato.

Tra gli Stati europei, invece, manca l'Ungheria di Viktòr Orban, così come, a livello mediorientale, non vi prenderanno parte neppure altri partner arabi degli Usa: Egitto, Arabia Saudita, Giordania, Qatar ed Emirati Arabi. Nonostante le promesse di promuovere un vertice mondiale con i Paesi impegnati a combattere l’autoritarismo, la corruzione e la violazione dei diritti umani, dunque, la mossa potrebbe avere conseguenze più o meno immediate.

 

Bolsonaro tra i leader democratici

Se l’esclusione dell’Egitto (e di altri attori mediorientali) può avere una sua ragione nel fatto che il governo del Cairo è ritenuto non rispettoso dei diritti umani, alcuni analisti si sono detti stupiti dell’invito rivolto invece da Joe Biden al presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, spesso criticato per le sue “tendenze” autoritarie, oltre che per non mai nascosto le sue simpatie per il precedente inquilino della Casa Bianca, Donald Trump.

Un’altra contraddizione, infine, sembra riguarda la stessa Europa, dove l’Ungheria è esclusa da consesso dei Paesi democratici (è pur vero che le contestazioni al rispetto di diritti umani e democrazia non mancano), ma è presente la Polonia, al centro della recente “guerra dei migranti”, ma criticata in passato anche per la volontà di estendere barriere lungo i propri confini, come quelle già esistenti.

A stupire in qualche modo è stata anche l’inclusione nella lista degli invitati dell’Iraq, unanimemente non ritenuto modello di democrazia. Stesso discorso per i Paesi africani che parteciperanno, come la Repubblica Democratica del Congo, il Sudafrica, la Nigeria e il Niger.

 

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