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La convivenza con la pandemia

San Tommaso, Kant, i Vescovi e Mattarella contro la paura dei vaccini

I moniti dei padri e i timori dei figli, ma da sempre in viaggio verso l’Africa abbiamo dovuto esibire i certificati di vaccinazione o rivaccinazione

San Tommaso, Kant, i Vescovi e Mattarella contro la paura dei vaccini

Non solo ora, mentre Omicron arriva dal Sudafrica e mentre piangiamo la morte dell’Alitalia, ma anche quando la compagnia di bandiera diffondeva con orgoglio il tricolore per il mondo, non vi erano voli diretti tra l’Italia e le grandi capitali africane, ad eccezione dell’antica colonia Addis Abeba e del vicino Maghreb: tutti i charter desiderabili, al contrario, per le località turistiche, da Sharm el-Sheikh al Kenya, da Zanzibar alla lontanissima Nossy Be in Madagascar.

Per sette anni mi son dovuto imbarcare all’aeroporto parigino di Charles De Gaulle per raggiungere Bangui, capitale della Repubblica centrafricana, e offrire i miei corsi di Diritto Canonico – anzi Droit Canonique - nel seminario francescano di Bouar. Oltre il biglietto era necessario brandire il libretto giallo del Ministero della Sanità con l’iscrizione «Certificato internazionale di vaccinazione o rivaccinazione», scritto in italiano, inglese e francese. Senza quello non ci si imbarcava per l’Africa. Senza il vaccino contro la febbre gialla, col timbro dell’Istituto Pasteur di Parigi, in particolare, niente continente nero.

 

Non ho mai sentito di qualcuno che protestasse per l’obbligo del certificato internazionale, mai ci sono state manifestazioni a Parigi o in altre città contro il libretto giallo. Tutti accettano tranquillamente quell’obbligo sanitario stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e concordato dagli stati. Conosco persone che si curano con la medicina naturale, con le erbe, con l’omeopatia, ma hanno rispettato le norme internazionali di vaccinazione senza fiatare.

 

Mi chiedo così da dove venga l’avversione di una minoranza al Vaccino anti Covid19. Certo una pandemia ha un carattere globale che la dipinge nell’inconscio come un mostro immenso, che scuote l’equilibrio di tanti. Forse anche l’eccesso di notizie, comprese vere e proprie fake news parecchio diffuse in argomento, ha aumentato l’agitazione, ha favorito la diffusione di una vulgata medica per cui tanti cittadini si sono indebitamente sentiti preparati a giudicare i governi, i comitati medico – scientifici, l’OMS … chiunque. I Media ci hanno anche proposto interventi di intellettuali, da filosofi ad alcuni medici, no–vax, ma la maggioranza di chi protesta sembra fatta da massaie-epidemiologhe, autotrasportatori-virologi, portuali-infettivologi.

Non mancano filosofi del Diritto: ritornano argomenti in materia, si dibatte sulla libertà individuale, si risuscita lo stato-mostro, il Leviathan di Thomas Hobbes. A sentire i no-vax a volte sembra di cadere in un «disaster movie», uno di quei film americani di fantascienza in cui Schwarzenegger–Terminator ritorna dal futuro per assassinare l’ultimo campione dell’umanità contro le macchine, o in cui le nanotecnologie realizzano il controllo globale delle persone. Su queste basi e altre simili s’improvvisano teorie scientifiche e filosofie giuridiche. Ma qui non c’è Pasteur o Sabin, non c’è Sergio Cotta, Javier Hervada o Michel Villey.

 

Tra le categorie professionali più diffuse tra i miei amici ci sono gli psicoterapeuti. I loro studi sono affollati da persone depresse. Il Covid 19 ha ucciso gente, ma non ha risparmiato molti superstiti. Il long Covid regala fastidi di diverso tipo, dalla miocardite e pericardite agli acufeni (fischi nelle orecchie) a problemi respiratori o al nervo ottico. Ma esiste un long Covid psichico ancora più diffuso. Molta gente ha paura, una paura non tematizzata, non precisa, confusa. A volte c’è questa paura dietro il rifiuto di vaccinarsi. Si teme il virus, ma anche il vaccino, la solitudine – sempre più diffusa in questa ex società familiare ormai atomizzata – ma anche la comunità, il vicino, lo Stato.

 

Dagli anni ’60 almeno si era parlato di una «società senza padri». Ora i padri si vedono. Intervengono in simultanea sul tema del vaccino e sulle proteste no-vax e no-green pass i Vescovi italiani e il Presidente della Repubblica Mattarella. Accanto ai tanti che si sono prodigati per il bene comune, per i sofferenti «non sono mancate, tuttavia, manifestazioni di egoismo, indifferenza e irresponsabilità, caratterizzate spesso da una malintesa affermazione di libertà e da una distorta concezione dei diritti», affermano i vescovi nel Messaggio per la Giornata della Vita. Aggiungono che in molte situazioni «tali comportamenti e discorsi hanno espresso una visione della persona umana e dei rapporti sociali assai lontana dal Vangelo e dallo spirito della Costituzione».

Il Presidente, intervenuto il 20 novembre alla cerimonia di celebrazione de «I Giorni della Ricerca», promossa dall'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro al Quirinale, ha ribadito il gran merito del vaccino, che ha salvato moltissime vite, e parlato di «antiscienza da sconfiggere». Mattarella ha stimmatizzato l’esistenza sui nuovi strumenti di comunicazione di «nuclei che propagano l'antiscienza». Si tratta per il Presidente di una sfida nei luoghi della modernità «occorre affrontarla e vincerla … ne va delle prosecuzione di un processo virtuoso».

 

Come i miei amici psicoterapeuti ho occasione di parlare con tante persone: in molte ho colto anch’io la paura. Se qualche no–vax sui media sembra argomentare con una certa logica, la gran parte è gente impaurita e confusa; al di là delle ostentate sicurezze di piazza non si tratta di fini ragionatori cartesiani ma di uomini e donne impauriti. Se San Tommaso d’Aquino diffondeva sapidamente nel fecondo tredicesimo secolo il concetto di bene comune, per altre vie Kant, nella modernità, giungeva a porre limiti alla libertà individuale. La tua libertà di non vaccinarti termina dove inizia la mia di non essere infettato. Il Governo decida con saggezza come limitare un senso di libertà non educata, che tende a sfociare in pericolosa anarchia.    

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