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Le celebrazioni cristiane, ebraiche e musulmane

Buon Natale, la parità non passa dalla cancellazione delle diversità

Dietro i tentativi omologanti della Commissione europea l’identità smarrita, mentre serve integrare attraverso la pari dignità di tutti e non discriminare

Buon Natale, la parità non passa dalla cancellazione delle diversità

Risulta difficile sul web trovare il testo che la commissaria alla Parità Helena Dalli, maltese, ha presentato e poi ritirato mentre l’Avvento cristiano iniziava, a fine novembre. Il documento è stato definito «interno» alla Commissione europea, si chiamava «#Unione dell’uguaglianza». Diverse agenzie di stampa, tra cui la SIR dei vescovi italiani, accreditano alla Presidente Von Der Leyen l’iniziativa discreta e determinata per cassare un testo imbarazzante. Ritirandolo, la commissaria Dalli affermava: «L’iniziativa di elaborare linee guida come documento interno per la comunicazione da parte del personale della Commissione nelle sue funzioni aveva lo scopo di raggiungere un obiettivo importante: illustrare la diversità della cultura europea e mostrare la natura inclusiva della Commissione verso tutti i ceti sociali e le credenze dei cittadini europei», e ha continuato sostenendo che «il documento non era maturo», che le linee guida richiedevano più lavoro.

 

Il documento prevedeva indicazioni per il personale delle istituzioni europee circa l’uso del linguaggio: evitare l’espressione «Buon Natale» e anche nomi che appartengono troppo chiaramente alla cultura cristiana, come Maria e Giovanni.

Ci sono state interrogazioni di eurodeputati sul fatto. L’onorevole Patrizia Toia (Gruppo dei socialisti e democratici) ha chiesto: «Poiché la cancellazione delle parole discrimina rispetto ad una fede diffusa in Europa, non si arriva con le ‘Linee’ al risultato opposto a quello dichiarato, cioè l’esclusione anziché l’inclusione?».

 

Non ci sembra peregrino avanzare l’ipotesi che l’intenzione nascosta della cancellazione fosse un attacco alla fede cristiana, ma prima ancora d’interrogarci su questo il punto è: ma davvero si pensa che la Parità passi attraverso la cancellazione di ogni diversità? Questo rappresenta piuttosto un problema di fondo nell’attuale cultura occidentale: da un lato l’identità smarrita fino al piano più intimo, quello del genere sessuale, dall’altro l’enfasi aggressiva su aspetti marginali e selettivi per escludere gli altri, un contributo ai vari sovranismi e al filo spinato fresco e insanguinato che segna alcuni confini di paesi europei. Sul piano politico ciò ha portato a numerose guerre e conflitti. Si pensi alla guerra serbo – bosniaca, 1992-1995, nel cuore dell’Europa: centomila vittime, di cui quarantamila civili, come gli ottomila bosniaci musulmani di Srebrenica, massacrati gelidamente dai Serbi.

 

Due vescovi italiani, Luigi Bettazzi, di Ivrea, e Tonino Bello, di Molfetta, ora prossimo alla beatificazione, si recarono con 500 pacifisti a Sarajevo nel dicembre 1992. Incontrarono famiglie miste: serbi, croati, bosniaci, musulmani e cristiani, ortodossi e cattolici; erano coniugi, cugini, cognati. Nell’amore della famiglia e dell’amicizia la diversità etnica e religiosa diventava sinfonia. Nella propaganda delle Cancellerie e – invisibili e presenti – dei mercanti d’armi costituiva la base dell’odio e della guerra: distruggere l’altro, spostare i confini, isolare le etnie, armare perennemente di odio e fucili le frontiere.

Sulle macerie del secondo conflitto mondiale uomini saggi iniziarono a costruire l’Unione Europea. Alcuni tra essi furono anche padri della Costituzione della Repubblica italiana. Ascoltiamo il luminoso articolo 3: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Le diversità non vengono eliminate, ma al contrario sono riconosciute e rappresentano la specificità – sessuale, etnica, linguistica, religiosa - della personalità di ogni cittadino, che viene tutelata e difesa alla pari di altre specificità di altri cittadini.

 

Le diversità costituiscono la base della ricchezza di un popolo. La storia ci presenta nazioni che sono state grandi grazie all’integrazione delle diversità: così l’Impero romano, così gli Stati Uniti d’America. La scienza ci parla con costanza della necessità della biodiversità. Aristotele (così diverso nella sua filosofia dai mesti idealisti della modernità europea) scendeva al mare e contemplava l’azione dei granchi e degli altri animaletti che popolavano le scogliere. Oggi ideologie che non riflettono sull’ordine naturale propongono di eliminare le desinenze maschili e femminili dalla lingua italiana per sancire con un asterisco l’eliminazione della diversità «esclusiva». Commentando la sortita della signora Dalli il Segretario di Stato Vaticano, Cardinal Parolin ha affermato: «Chi va contro la realtà si mette in serio pericolo». La realtà europea è innervata da millenni dalla celebrazione del Natale come dalle festività dell’ebraismo e più recentemente da quelle mussulmane e altre ancora.

 

L’uguaglianza di cui tanto parlano le istituzioni europee si ottiene attraverso la pari dignità attribuita a tutti, non con la scriteriata ideologia di omologazione che tutto appiattisce, che nega la natura e la storia: l’uguaglianza non può che risiedere nel rispetto della persona, nella sua tipicità e singolarità. Pare che nel 1948 l’art. 3 della nostra Costituzione lo abbia descritto meglio che non la commissaria Dalli.

 

Si narra che il giovane deputato conservatore Winston Churchill interrompesse «alla monello» l’appassionato intervento di un collega del Labour Party che appiattiva ogni diversità tra uomo e donna, concedendo che alla fine «c’era solo una piccola differenza». «Hurrà per la piccola differenza!» urlò il giovane Churchill: e tutti risero. Da un bel giardino agli spazi siderali la diversità è la regola dell’essere, la base dialettica della sua bellezza. Nel rispetto di ognuno, della sua fede, delle sue feste, dei suoi nomi, ci si lasci dire serenamente «Buon Natale» e salutare con un sorriso tutte le Maria e i Giovanni del pianeta.

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