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L’emergenza sanitaria

Attenti all’influenza stagionale in tempi di pandemia (e di Omicron)

Servono i vaccini quadrivalenti con alti dosaggi: nell’ultimo secolo le vittime dell’influenza sono state il doppio di quelle dovute alle pandemie

Attenti all’influenza stagionale in tempi di pandemia (e di Omicron)

Quest’anno la vaccinazione antinfluenzale ha avuto e continua ad avere una ragione di più per essere scelta dagli italiani. La scarsa circolazione del comune virus influenzale nel 2020 e 2021 (grazie a mascherine, dispositivi di protezione individuale, distanziamento etc.) ha prodotto nella popolazione una immunità ridotta nei suoi confronti.

 

È noto agli addetti ai lavori che l’influenza cosiddetta “stagionale” ha determinato nell’arco dell’ultimo secolo il doppio dei decessi causati dalle pandemie (nel periodo dal 1918 ad oggi): circa 48 milioni per l’influenza “normale” a fronte degli oltre 24 milioni per le varie pandemie. In Italia le vittime associate all’influenza annualmente variano tra i diecimila e i quindicimila casi. Una cifra che risulta anche dall’incremento di mortalità registrato nei mesi invernali: accade che il virus influenzale faccia precipitare le condizioni già precarie di soggetti portatori di altre patologie. E spesso l’exitus (cioè il decesso registrato di quella determinata persona) viene catalogato come quadro di polmoniti generiche.

 

Occorre considerare anche il contraccolpo economico dovuto ai tanti malati ospedalizzati e domiciliati per questa “normale” influenza. Pertanto, è bene sottolineare che la maniera migliore per prevenire quest’altra malattia (l’influenza stagionale, appunto) e i suoi  effetti collaterali è la vaccinazione. Ciò vale in particolare per le persone fragili e gli anziani.

 

Secondo uno studio italiano del 2020, i soggetti (anche quelli di età inferiore ai 65 anni) che si erano sottoposti a vaccinazione antinfluenzale e antipneumococcica (per la polmonite da pneumococco) nell’anno precedente, avevano una probabilità inferiore di contrarre il Covid-19 rispetto a quelli non-vaccinati.

 

Ora, considerando che i sintomi delle due infezioni (Covid-19 e influenza stagionale) appaiono similari nella fase iniziale, l’aver praticato il vaccino antinfluenzale consente un approccio diagnostico differenziale nella popolazione sintomatica in generale, e in particolare negli individui più deboli costituzionalmente, avvantaggiando quindi la cura.

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità indica di dare la precedenza per la vaccinazione antinfluenzale agli adulti anziani domiciliati in strutture socio-assistenziali a lunga degenza o assistiti a casa propria. Inoltre vanno inclusi coloro  che sono a rischio Covid-19, ad esempio anche gli adulti oltre i 50 anni di età. Ancora l’O.M.S. raccomanda i vaccini quadrivalenti con alto dosaggio (garantiscono  una maggiore protezione da tutti i 4 virus individuati per la stagione influenzale invernale) in quanto più adatti per gli anziani, così da evitare polmoniti e sindromi cardiovascolari, che in questi soggetti sono all’origine di molti ricoveri ospedalieri.

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