l’arma economica

Cos’è lo Swift e perché è l’arma estrema dell’Occidente contro Putin

È il sistema che permette i trasferimenti internazionali di denaro. Le conseguenze per la Russia in caso di esclusione (e il possibile effetto boomerang)

Cos’è lo Swift e perché è l’arma estrema dell’Occidente contro Putin

Se ne parla da qualche giorno, ma si aspetta a farvi ricorso. Dopo la decisione di imporre sanzioni economiche alla Russia, per l’offensiva militare sferrata in Ucraina, ora non si esclude neppure il ricorso al blocco dello “Swift” per Mosca, le sue banche e quindi anche le imprese.

Si tratta del Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunications, il sistema di origine belga, ma adottato da oltre 11mila istituzioni finanziarie mondiali, per trasferire denaro da e per Paesi esteri.

 

Cos’è lo Swift

È un sistema di messaggistica, che viene utilizzato da chiunque voglia trasferire denaro in un Paese estero. Non riguarda solo operazioni finanziarie o commerciali su vasta scala, ma è impiegato anche da singoli utenti nell’invio di denaro, magari a parenti lontani all’estero.

Nel caso della Russia, però, le implicazioni potrebbero essere molto pesanti.

A invocare un blocco dello Swift per la Russia è stato per primo il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. Su Twitter non solo ha chiesto sanzioni "devastanti" contro la Russia, ma ha fatto esplicito riferimento all’espulsione di Mosca dal sistema di pagamenti internazionale Swift. Secondo una stima effettuata dall'ex ministro delle finanze russo Alexei Kudrin nel 2014, all'epoca dell'annessione della Crimea, l'esclusione dallo Swift avrebbe comportato per l'economia russa la perdita immediata del 5% del suo valore.

 

Le conseguenze per la Russia

Se la Russia fosse esclusa dal sistema Swift, le sue banche e ad altre istituzioni finanziarie, così come le imprese, non potrebbe più effettuare transazioni internazionali. Gli effetti sarebbero molto pesanti per le imprese russe, specie per quelle che basano la propria attività sull’import/export. Per questo le cautele sono massime e questa viene considerata l’arma a cui fare ricorso solo in casi estremi, anche perché non mancherebbero conseguenze dure anche per i clienti russi, compresi gli occidentali.

 

Il rischio di un “effetto boomerang”

A subire gli effetti di un’eventuale esclusione dal sistema Swift, infatti, non sarebbero solo banche e aziende russe. Il blocco nei confronti degli operatori in Russia di fatto renderebbe difficile per i creditori europei il recupero del proprio denaro o dei pagamenti dovuti per l’esportazione di merce verso Mosca.  Come ricordano gli esperti, infatti, mentre la banca centrale russa ha sviluppato un proprio sistema di pagamento, detto Mir, al momento non esistono alternative equivalenti a livello mondiale.

Altri circuiti alternativi, infatti, sono attivati, per esempio in Cina, ma non contano su un’adesione in termini di numero di banche equivalente e paragonabile a quella di Swift.

Ad essere preoccupate sono molte banche europee, che temono perdite per miliardi di dollari per crediti concessi a clienti russi, che non verrebbero ripagati. Alcuni segnali sono già emersi nelle scorse settimane: per esempio, UniCredit, che risulta tra le più esposte, ha frenato su possibili acquisizioni in Russia, mentre l’austriaca Raiffeisen Bank International ha accantonato fondi, in caso di sanzioni contro Mosca.

 

Lo spettro delle sanzioni per gli oligarchi russi

Se lo Swift resta per qualcuno “l’arma nucleare” contro Putin, altri ritengono che anche le sole sanzioni economiche potrebbero essere sufficienti a colpire il presidente russo, soprattutto minando il sostegno di cui gode nella sua cerchia di oligarchi fedeli. Secondo Alexei Sobchenko, ex funzionario del dipartimento di Stato Usa, citato in un articolo del Center for European Policy di Washington, "per questa gente, niente è peggio dell'essere tagliati fuori dall'Occidente e dai suoi benefici" ed è probabile che farebbero qualsiasi cosa per evitare di comparire in una lista di sanzioni.

Insomma, l’obiettivo non sarebbe solo colpire economicamente e in modo diretto il Cremlino, ma anche erodere la fiducia nei confronti del presidente russo. Ciò sarebbe confermato da quanto già ipotizzato nel 2019, in un articolo pubblicato sulla Novye Izvestiya, nel quale si descriveva la cerchia intorno a Putin come colma di "cianuro del tradimento", dove quest’ultimo è considerato "l'ascensore sociale più veloce per l'élite russa".

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