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Gli choc all’economia

Caro energia, ripresa a rischio. Perché si parla di stagflazione

Oggi Draghi e Cingolani a Bruxelles da Von der Leyen. Si lavora a un Piano per l’energia. I prezzi record dei carburanti possono portare indietro il Pil

Caro energia, ripresa a rischio. Perché si parla di stagflazione

Nessun è in grado di prevedere quanto durerà la folle guerra di Putin contro l’Ucraina. Come nessuno in questo momento è in grado di avere un quadro degli effetti che il conflitto e le sanzioni imposte alla Russia avranno sull’economia globale e, dunque, su quella europea.

 

Oggi il premier Mario Draghi, insieme al ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, è a Bruxelles per un incontro con la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen. Al centro del bilaterale il caro energia, il problema delle riserve e quello degli approvvigionamenti. L’Italia ha molta fretta e sta lavorando per sganciarsi dal gas russo o, quanto meno, per ridurre drasticamente quel 40% che acquista da Mosca. Lo dimostra la visita del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, prima in Algeria e nel giro di pochissimi giorni in Qatar, per contrattare con i due Paesi un aumento delle forniture e predisporre nuovi accordi. Se il presidente russo dovesse decidere di chiudere i rubinetti, l’Italia sarebbe tra i Paesi più colpiti e il governo sta cercando di non farsi trovare impreparato.

 

Quanto la partita dell’energia giochi un ruolo fondamentale nell’economia nazionale è ormai evidente. Tanto da spingere il governo non solo verso una accelerazione sulla strada della diversificazione dei fornitori, ma anche a prendere in considerazione l’ipotesi di nuovi aiuti da dare a imprese e famiglie oberate dai costi energetici. Questo significa in termini di conti pubblici la possibilità di nuovo debito attraverso uno scostamento di Bilancio, strada che fino a qualche settimana fa dal ministero dell’Economia escludevano categoricamente.

 

Dopo due anni di pandemia e sostegni straordinari per dare ossigeno all’economia – resi possibili dalla sospensione in Europa delle ferree regole del Patto di Stabilità– l’Italia, grazie anche al balzo imprevisto della crescita dopo lockdown e chiusure, è riuscita a raggiungere un Pil del 6% nel 2021. Tra i Paesi europei quello con una ripresa più forte. Ma la crisi energetica rischia di innescare un processo di stagnazione dando alla ripresa un colpo durissimo. E con l’inflazione che da mesi morde ovunque in Occidente (e non solo), soprattutto a causa dei costi dell’energia, si arriverebbe a quella che viene definita stagflazione. Una variazione negativa del Pil quest’anno rispetto all’anno appena passato segnerebbe tecnicamente una battuta di arresto. E un primo effetto dei prezzi record degli idrocarburi si avverte già per alcune categorie. L’Associazione produttori pesca ha annunciato a causa del caro carburante il fermo dei pescherecci delle marinerie italiane già dalla notte scorsa. Segnale delle difficoltà che incombono sulle attività a più alto consumo di combustibili.

 

A fronte dello scenario bellico e delle sanzioni – che ricordiamolo, colpiscono il sanzionato ma anche il sanzionante – gli Stati dell’Ue si trovano costretti a rifare i conti proprio quando si pensava che il peggio fosse passato. Il contesto economico torna ad essere estremamente incerto. In questa fase il dialogo con l’Ue è fondamentale. Come con il Next Generation Eu anche stavolta Bruxelles dovrà dare prova di unità e di visione a lungo termine. La modifica definitiva di alcune delle regole del Patto di Stabilità a questo punto è possibile che subisca un’accelerazione. Ma qualcosa deve necessariamente muoversi anche sul fronte energetico.

 

L’Europa a due velocità su transizione e rinnovabili non è un dato positivo. Il divario va colmato in base agli obiettivi del Green Deal, ma intanto una centrale unica di acquisto delle materie prime sarebbe un passo avanti per garantire una contrattazione unica e ottenere prezzi sostenibili. Muoversi in ordine sparso e autonomamente rende meno forti.

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