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Il dibattito aperto da Tiziana Carrabs

Parente: “Sulla sanità questioni fondamentali da affrontare”

E bisogna discuterne in campagna elettorale con un confronto sulle proposte programmatiche: interviene la presidente della Commissione Sanità del Senato

Parente: “Sulla sanità questioni fondamentali da affrontare”

La sanità non può essere un tema di schieramento perché riguarda tutti, socialmente e umanamente. Tuttavia le forze politiche hanno il dovere di chiarire, ciascuno con una propria proposta programmatica, come intendono affrontare i nodi strutturali che la pandemia ha evidenziato. Il futuro del servizio sanitario, la sua capacità di affrontare emergenze e bisogni quotidiani della popolazione, la necessità che qualità e quantità delle prestazioni vadano di pari passo in qualunque regione del Paese si viva, sono temi centrali per il welfare nazionale. 

Da questa testata sono partite le riflessioni di Tiziana Carrabs e Giovanni Savignano sull’assenza in questo avvio di campagna elettorale proprio dei temi legati alla sanità. Il punto è spiegare ai cittadini come governare nei prossimi anni un sistema che durante la pandemia ha rivelato luci e ombre, queste ultime conseguenza di un progressivo depotenziamento dei servizi sul territorio, oltre che di politiche basate su tagli e riduzioni operati in nome di un’austerity che ha falcidiato prestazioni, personale e posti letto.

Dopo il professor Walter Ricciardi, consigliere del ministro Roberto Speranza, intervistiamo Annamaria Parente, senatrice di Italia Viva con un lungo passato da sindacalista Cisl, che ha guidato negli ultimi due anni la Commissione Sanità di Palazzo Madama. Un punto di osservazione da cui è stato possibile monitorare lo stato dei servizi sanitari e operare scelte sul piano normativo. Anche a lei chiediamo cosa sta accadendo, e come mai non si rimettono al centro del dibattito politico i problemi della sanità, che sono quelli che più di altri toccano da vicino ogni singolo cittadino. 

 

Senatrice, in questo avvio di campagna elettorale, pandemia ed efficienza della sanità pubblica sembrano scomparsi dal confronto. 

“Non abbiamo dimenticato la pandemia e i problemi della sanità. Non si può cancellare con un colpo di spugna la tragica esperienza del Covid. Come dimenticare i morti, le terapie intensive piene, il dolore dei famigliari che non hanno potuto assistere i loro cari negli ospedali. Allo stesso tempo è impossibile non ricordare la situazione in cui si è ritrovata la nostra sanità a causa dell’emergenza Covid: assistenza socio-sanitaria ferma, interventi chirurgici in stand by, ritardi nelle diagnosi e nelle terapie oncologiche e follow up diradati per molte patologie, come malattie cardiologiche, neurologiche, oncologiche e autoimmuni. Tutto questo non deve mai più accadere. Ci sono questioni fondamentali da affrontare: la sostenibilità economica del sistema sanitario, la carenza di professionisti e la fuga all’estero dei nostri giovani. Il programma elettorale delle varie forze politiche dovrà confrontarsi su questi temi se davvero la politica ha a cuore il bene dei cittadini e di chi, quotidianamente, si prende cura della nostra salute.

 

Un punto essenziale del dibattito dovrebbe essere la governance, l’insieme delle regole di gestione del settore. Oltre che la centralità che si intende attribuire a un sistema nato per garantire l’accesso universale alle cure in attuazione dell’articolo 32 della Costituzione. 

Siamo fortemente determinati a far sì che la governance sanitaria produca un miglioramento continuo della qualità dei servizi e standard assistenziali sempre più elevati. Il nostro impegno è quello di favorire l’eccellenza professionale e far sì che la ‘manutenzione’ del sistema sanitario sia centrale e permanente. L’accesso universale alle cure va garantito sull’intero territorio nazionale. Attualmente non è sempre così e questa è la mia più grande preoccupazione, perché alla fine chi ha più disponibilità economiche si cura meglio mentre chi non le ha sta peggio. Lavoro per eliminare tutte le disparità.  Come presidente della commissione Sanità ho cercato di intervenire per abbattere le liste d’attesa, rafforzare il Pnrr e la medicina territoriale, che si è rivelata il vero tallone d’Achille della sanità durante la pandemia. Negli ultimi due anni abbiamo approvato la legge sull’uso dei defibrillatori fuori dagli ospedali, il Testo unico sulle malattie rare, la riforma degli Ircss e le norme per contrastare la peste suina. Mi sono impegnata in prima persona per ripristinare il diritto di visita ai pazienti negli ospedali e nelle Rsa e per inserire tutte le prestazioni sanitarie nel Fascicolo sanitario elettronico. Ma va detto che lo stop improvviso e scellerato della legislatura ha impedito di portare a termine leggi come quelle sull’infermiere di comunità, sullo psicologo delle cure primarie e sullo sport in ricetta medica. Per lo stesso motivo sono rimaste ferme anche le riforme delle professioni mediche e quelle del sistema di emergenza, insieme al riconoscimento dell’autista soccorritore. 

 

Una nota dolente sono le risorse finanziarie. Ora l’Italia potrà contare anche sui finanziamenti europei del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, più dell’8% dell’importo complessivo sarà destinato alla sanità.

Il Pnrr prevede interventi strutturali importanti per la sanità. Ma con la crisi energetica, climatica e ambientale le risorse non basteranno. Bisogna accedere al Mes sanitario. Si tratta di circa 36 miliardi di euro immediatamente disponibili, destinati alle ‘spese dirette e indirette di salute pubblica, cura e prevenzione legate alla crisi da Covid-19’, con un tasso di interesse vicino allo 0% per dieci anni. Sono fondi di vitale importanza per la nostra sanità, non riusciamo perciò assolutamente a capire l’opposizione al loro accesso di alcune forze politiche, come M5s, Lega e Fratelli d’Italia. Noi ci batteremo per avere queste risorse.

 

Che ci siano carenze strutturali nel nostro sistema sanitario è acclarato. Ma quali sono secondo lei le più difficili da colmare?

Stiamo lavorando per ridurre i tempi delle diagnosi cliniche e strumentali e quelli di attesa negli ospedali. Ma, per fare tutto ciò, servono nuove assunzioni perché l’attuale personale sanitario non basta ed è sempre più stressato a causa di turni massacranti. Il nostro impegno poi è per la libertà di scelta dei pazienti in un sistema integrato pubblico/privato che garantisca a tutti la stessa qualità di cura e un servizio pubblico efficace ed efficiente. È necessario superare le troppe differenze dei venti sistemi sanitari regionali, soprattutto per una reale integrazione socio-sanitaria. Da nord a sud dobbiamo garantire lo stesso livello assistenziale a tutti i cittadini. Il Pnrr e la riforma del sistema sanitario territoriale, il cosiddetto DM71, offrono un’opportunità importante per superare le differenze. Tuttavia, credo che solo con la collaborazione di istituzioni, associazioni e cittadini si potranno combattere sprechi e vizi che hanno afflitto la sanità in tutti questi anni. Serve inaugurare una vera stagione riformista nel Paese e nel campo della sanità. 

 

Molti invocano la riforma del Titolo V apportata nel 2001 per rivedere il rapporto Stato-Regioni in ambito sanitario. Passa davvero da qui una migliore organizzazione del sistema?

Sì, penso che il Titolo V vada riformato per la sanità e anche per il lavoro in senso più centralizzato, con l’obiettivo di garantire pari opportunità di accesso alle cure e all’occupazione.

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