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Oltre la campagna elettorale

Meloni adesso si sta guardando da Salvini in modo più esplicito

Non solo scostamento di bilancio. I dossier di intelligence e diplomazia Usa sui fondi russi cambiano l’atteggiamento di FdI nei confronti del Capitano.

Meloni adesso si sta guardando da Salvini in modo più esplicito

E’ la prima volta da mesi e, in ogni caso dall’inizio della campagna elettorale, che Giorgia Meloni prende in maniera così netta le distanze dall’alleato Matteo Salvini. Il tema è il ricorso allo scostamento di bilancio per fronteggiare il caro energia, su cui notoriamente i due la pensano in maniera molto diversa. Intervistata dal direttore del Tg de La7, Enrico Mentana, la presidente di Fratelli d’Italia stavolta lascia da parte i toni diplomatici e reagisce: “E’ qualche giorno che mi sorprendono alcune dichiarazioni di Salvini e il fatto che a volte sia più polemico con me che non con gli avversari”. Le motivazioni alla base del suo ‘no’ a nuovi interventi in deficit per calmierare i costi delle bollette Meloni dice di averle spiegate “cento volte”, quindi giudica la “polemica pretestuosa”. Tuttavia c’è da pensare che l’accusa al partner del centrodestra sia arrivata non a caso ieri sera, in diretta tv e al termine di una giornata a dir poco convulsa sulla vicenda dei dossier Usa sui fondi russi.

 

L’impressione è che nei rapporti tra Fratelli d’Italia e Lega sia davvero cambiato qualcosa nelle ultime 24 ore. A dimostrarlo anche le dichiarazioni di Adolfo Urso, presidente del Copasir e rappresentante di Fdi: “Al momento non esistono notizie che ci sia l’Italia” nell’elenco dei venti Paesi a cui Mosca avrebbe elargito 300 milioni di dollari “ma le cose possono cambiare”.  Sia Salvini che Meloni si sono affrettati a smentire qualunque coinvolgimento dei loro partiti. Il primo bollando come fake news l’idea che la Lega avesse preso soldi da Mosca, la seconda dicendosi certa che la sua formazione politica non prende finanziamenti stranieri.

 

Ma Fratelli d’Italia in questo frangente ragiona guardando più agli interessi di partito che a quelli della coalizione. I vertici sanno che il legame di Salvini con Russia Unita di Putin, crea non pochi sospetti nell’opinione pubblica, dunque in una parte di potenziali elettori della Meloni. Rapporti mai smentiti né rinnegati dal leghista, persino dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Il punto è che, seppure non immediatamente, certe ‘relazioni pericolose’ potrebbero creare non pochi problemi a un governo guidato dalla leader di destra. E Giorgia è scaltra. Non intende permettere che il dossier dell’intelligence e della diplomazia di Washington, ad ora secretati, possano inficiare sia questo rush finale di campagna elettorale che, a venire, la politica estera filo-atlantista di un suo esecutivo. Di avvertimenti a Salvini ne stanno arrivando.

 

Oggi, intanto, è rimbalzata la notizia che il presidente Mario Draghi ha sentito telefonicamente il segretario di Stato americano, Antony Blinken. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha fatto sapere che “continuerà tra Italia e alleati lo scambio di informazioni”. Di certo Roma vuole saperne di più sull’operazione di finanziamento con cui il Cremlino avrebbe sostenuto diversi partiti e leader politici anche in Europa. Ed è difficile pensare che non sia stato questo l’argomento al centro del colloquio tra il nostro premier e il numero uno della diplomazia americana.

 

Domani il sottosegretario con delega ai Servizi, l’ex capo della Polizia Franco Gabrielli, riferirà al Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, appunto il Copasir, l’esito dell’interlocuzione intervenuta in queste ore con gli omologhi di Washington.  La questione della corruzione russa - di cui pure Ursula von der Leyen ha parlato a Strasburgo nel suo discorso sullo stato dell’Unione - non è solo un problema politico ma istituzionale: riguarda l’integrità delle democrazie. E il caso non è affatto chiuso.

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