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La grande fiction

“Wanna”, Netflix: la docuserie tra il true crime e il sociologico

La serie ripercorre le vicende di Wanna Marchi e sua figlia Stefania Nobile, da regine incontrastate delle televendite alla caduta del loro impero

“Wanna”, Netflix: la docuserie tra il true crime e il sociologico

Wanna, la serie in quattro puntate, in onda su Netflix, tra il true crime e il sociologico, ripercorre il ventennio italiano, tra gli anni 80 e i primi anni 2000, caratterizzato da un grande stravolgimento della tv e dalla nascita delle prime televendite dai toni aggressivi. E' in questo contesto che si snoda la vicenda che vede come protagoniste Wanna Marchi e sua figlia Stefania Nobile. Da regine incontrastate delle televendite alla caduta del loro impero e alla successiva vicenda giudiziaria finita con una condanna.  

 

La docuserie racconta, attraverso testimonianze dirette e materiale d'archivio, gli aspetti più conosciuti e quelli meno noti che riguardano questa storia e l'impatto travolgente che ha avuto sui telespettatori.

 

La serie diretta da Nicola Prosatore ci riporta nell’Italia spendacciona di quegli anni e racconta gli inizi di questa donna con una condizione familiare molto modesta, che riesce a farsi largo in un settore che non conosceva, e diventa un fenomeno televisivo, vendendo  l’illusione di creme scioglipancia e antirughe:  guadagnava “anche 12, 15 miliardi al mese”, truffando il pubblico. 

 

E quando arriva la bancarotta, madre e figlia iniziano a vendere fortuna e numeri al lotto col Mago Do Nascimento. La trasmissione Striscia la notizia fa un’inchiesta e interviene la magistratura. Risulta agli atti una frase di Wanna Marchi che dopo la condanna dice: "Vado in carcere per colpa di centinaia di deficienti a cui vendevo il sale". Cioè per colpa di quelli che lo compravano come  anti-malocchio.

 

La docuserie prodotta da Fremantle Italia, spiega, attraverso le protagoniste, come sono riuscite a creare il loro impero.  E lei, Wanna, con i capelli argentati e non più rosso-fuoco, è di nuovo davanti alle telecamere per fare quello che sa fare magnificamente, vendere: "D'accordo?”.


La polemica

Della docuserie ci sono alcuni aspetti che non sono piaciuti a Wanna e Stefania, come "la gente che parla incappucciata". Alcuni testimoni hanno preferito rimanere anonimi. E Stefania, in un’intervista ha detto: “Non siamo mica in un film di camorra; mica c'è qualcuno che minaccia o spara".

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