il caso a tavola

Effetto guerra: torna l’olio di palma nei biscotti. Ecco perché

Una delle conseguenze del conflitto in Ucraina è la scarsità di cereali e di olio di semi di girasole. Un’azienda decide di tornare al vecchio ingrediente

Effetto guerra: torna l’olio di palma nei biscotti. Ecco perché

Contro l’olio di palma era state sollevate “battaglie”, sia per motivi di salute che per motivi etici e ambientali, legati alle modalità di produzione, che prevedono uno sfruttamento massiccio di territori e mano d’opera. Ma la guerra in Ucraina sta portando anche a questa conseguenza: un ritorno di questo ingrediente in molti prodotti, a partire dai biscotti.

Ad annunciare la decisione è stata la Mondelez international, in particolare per quanto riguarda due dei prodotti più noti: Oro Saiwa e Plasmon.

 

Torna l’olio di palma

Ad accorgersi per primi del cambio nella lista degli ingredienti sono stati, in realtà, diversi consumatori che, come riferisce Il Fatto alimentare, hanno notato che l’olio di palma è tornato in etichetta: “In molte referenze l’olio di girasole è stato sostituito con altri tipi di olio: palma, colza, soia. Nel caso dei biscotti la sostituzione è stata fatta principalmente con l’olio di palma facendo però quadruplicare la quantità di grassi saturi. Ad esempio, negli Oro Saiwa classici, l’apporto è salito da 0,9 grammi per 100 grammi di grassi saturi, a 4,1; per i biscotti Plasmon si è passati da 1,5 a 3,8 grammi. Purtroppo i siti delle aziende, anche le pagine commerciali, non sono stati aggiornati, e presentano ancora l’indicazione senza olio di palma”, si legge sul sito del Fatto alimentare.

Da qui la richiesta di chiarimenti all’azienda.

 

L’azienda spiega cosa sta accadendo

Chiama in causa, l’azienda Mondelez international, che produce gli Oro Saiwa, ha chiarito i motivi della scelta: sono Ucraina e Russia a produrre “un ammontare significativo dell’olio di girasole globale, esportandolo nei mercati di tutto il mondo”.

Da qui la scelta di cambiare gli ingredienti, pur precisando che si accompagna anche a un’altra decisione: “Essendo stati informati dai nostri fornitori di non essere in grado di continuare a fornirci olio di girasole in maniera continuativa a causa dell’impatto della guerra, abbiamo rivisto le ricette del nostro prodotto Oro Saiwa utilizzando olio di palma proveniente da fonti responsabili e certificate (RSPO), come testimoniato dal nostro Snacking Made Right report 2021”.

Mondelez ha anche avvertito che è “nostra intenzione tornare all’olio di girasole al più presto, non appena verrà ristabilita, nei territori coinvolti, una fornitura stabile. Come consentito dalla nota del MISE, in vista dell’adeguamento progressivo delle etichette, abbiamo transitoriamente inserito, con getto di inchiostro, l’indicazione dell’olio di palma in sostituzione dell’olio di girasole. Stiamo progressivamente procedendo all’aggiornamento dei nostri siti internet dei prodotti impattati, scusandoci per eventuali disagi che questo sfasamento può causare”.

 

Cosa c’entra la senape?

Un altro aspetto della questione, però, riguarderebbe la possibile presenza di contaminazioni, in particolare con senape: “Relativamente alla discussione sollevata in Italia sulla potenziale presenza di contaminazione crociata da senape di campo nel grano italiano precisiamo che la dichiarazione in etichetta di eventuali contaminazioni crociate sul prodotto finito è volontaria come da Regolamento UE 1169/2011 e quindi deve essere valutata in termini di presenza e probabilità – chiarisce l’azienda - Per quanto riguarda Oro Saiwa prodotto con 100% grano italiano, abbiamo deciso di riportare con getto di inchiostro la dicitura ‘tracce di senape’ nello spazio dedicato alla data di scadenza in attesa dell’ulteriore aggiornamento degli imballaggi, come previsto transitoriamente dalla Raccomandazione del ministero della Salute”.

 

Olio di girasole sempre più raro e costoso

D’altro canto che l’olio di girasole sia diventato merce rara non è una novità degli ultimi giorni. Fin dalle prime settimane dopo lo scoppio del conflitto, infatti, si è assistito a un rincaro generalizzato di questo prodotto.

Come chiarito da Coldiretti, fin da agosto rappresentava l’alimento che aveva fatto segnare il maggior aumento di prezzo in Italia, pari al 66%. Provenendo per quasi la metà (46%, pari a 260 milioni di chili) dall’Ucraina, con l’inizio della guerra il suo costo è cresciuto sensibilmente, a causa dei blocchi nelle esportazioni che, evidentemente, pur essendo in parte superati non consentono un approvvigionamento pari a quello precedente febbraio 2022.

Come chiariva ancora l’organizzazione di coltivatori e agricoltori, “Oltre che per le fritture, l’olio di girasole viene impiegato infatti dall’industria alimentare per la produzione di conserve, salse, maionese, condimenti spalmabili e la ripresa delle forniture può significare risparmi economici per le imprese costrette a rifornirsi con prodotti alternativi più costosi”. La ripresa delle spedizioni ha avuto un effetto positivo, ma ha mitigato solo in parte l’impatto sull’inflazione e i prezzi dei prodotti alimentari, che sono aumentati in media del 9,6% a luglio, trainati proprio dagli oli di semi di girasole (+66%), dal burro (+31,9%) e dalla farina (+21,5%)”, che risultano tuttora tra i prodotti maggiormente rincarati, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat.

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