La pdl giovedì in Aula

Salario minimo e il voto in Senato tra aperture, malumori e accuse

Meloni si è detta disponibile al confronto. FdI, Lega e Fi mediano e premono per un rinvio. Pd, M5s e Sinistra Italiana avvertono il governo: “niente bluff”

Salario minimo e il voto in Senato tra aperture, malumori e accuse

Sul salario minimo ci sarà più in là un confronto tra governo e opposizioni. A confermarlo la stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante un suo intervento su Rtl 102.5, quando si è detta disponibile ad "aprire un confronto con l'opposizione" sulla questione pur sottolineando che la via maestra rimane comunque quella della contrattazione collettiva “da rafforzare”.

 

Il salario minimo è un bel titolofunziona molto bene come slogan, ma nella sua applicazione rischia di creare dei problemi". Ha precisato Meloni. "Il tema mi interessa ho letto gli appelli di Calenda, c'è una opposizione che si pone in modo responsabile, serio, garbato, non pregiudiziale. È giusto dare un segale, indipendentemente dal fatto che poi troveremo una soluzione al problema. Apriremo il confronto e cercheremo di capire se c'è una soluzione".

 

E su chi l’accusa di voler solo rinviare il problema la premier risponde: "Non stiamo rimandando alcuna posizione, ”hanno chiesto un confronto e per confrontarsi serve tempo ma poi si sa: come si fa si sbaglia".

 

L'apertura sul salario minimo e i malumori

L"apertura" di Giorgia Meloni sul salario minimo ha però scatenato diversi malumori all’interno delle forze di governo, specialmente in Forza Italia, che più volte si è scagliata con i suoi esponenti proprio su questo tema. 

E dopo una fitta discussione interna, Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega, ribadiscono la contrarietà alla richiesta delle opposizioni mettendo sul piatto una mediazione: "Non votare nessun emendamento ed arrivare in Aula" per rinviare la discussione a dopo l'estate, spiega il presidente di Commissione Walter Rizzetto. 

 

Le reazioni delle opposizioni al possibile rinvio

La replica del Pd: "Nessun rinvio, in Aula anche ad agosto”. ”Se il presidente Rizzetto ragiona sul fatto di non votarlo in commissione - dice il capogruppo Dem in Commissione Lavoro Arturo Scotto - significa che ha funzionato la strategia dell'opposizione: abbiamo evitato uno sfregio a milioni di persone".

Ma le preoccupazioni su quanto possa avvenire in Aula a Palazzo Montecitorio giovedì restano. Scotto infatti è scettico. "Non mi convince che si sospenda il lavoro sul salario minimo, magari perché si perda nel porto delle nebbie delle divisioni della maggioranza". Il Pd si dice "disposto a lavorare anche ad agosto", e ribadisce la contrarietà al "rinvio". 

 

Il leader M5s Giuseppe Conte avverte. "Se c'è una proposta concreta di confronto lo possiamo accettare, altrimenti non accettiamo rinvii, bluff e meline". "Siamo rimasti a chi dice che il salario minimo è una misura ideologica, sovietica, una forma di assistenzialismo, uno specchietto per le allodole". Sulla proposta di Rizzetto, aggiunge: "La maggioranza sarebbe disposta a rimangiarsi la cancellazione: è un primo passo, ma non abbastanza, soprattutto se accompagnato dalla volontà dilatoria di questa maggioranza".

 

Il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, intanto, invita il governo a non "scappare" e a "venire in Aula a confrontarsi sul merito". 

 

Mentre il leader di Azione Carlo Calenda spera in un segnale dal governo: “Se la destra presenta un buon provvedimento, noi lo voteremo".

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