un piano di azione pluriennale

Salario minimo, Meloni: “Non serve, basta la contrattazione”

Il presidente del CNEL Renato Brunetta ricevuto a palazzo Chigi dalla premier per discutere degli esiti dell’istruttoria sul tema richiesta dal governo

Salario minimo, Meloni: “Non serve, basta la contrattazione”

Il salario minimo legale non è lo strumento adatto per combattere il lavoro povero e le basse retribuzioni in Italia. Questa è la posizione espressa dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ieri ha ricevuto a Palazzo Chigi il presidente del CNEL, Renato Brunetta, per discutere degli esiti dell'istruttoria sul tema richiesta dal governo.

 

Il documento del CNEL sul salario minimo

Il documento consegnato da Brunetta a Meloni è composto da una prima parte di inquadramento e analisi e da una seconda contenente osservazioni conclusive e proposte. Il documento è stato approvato ieri in via definitiva dall'Assemblea del CNEL rispettando il termine dei 60 giorni indicato dal governo.

Secondo il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro, il mercato del lavoro italiano rispetta pienamente i parametri previsti dalla direttiva europea sul salario minimo adeguato, che prevede una copertura della contrattazione collettiva almeno dell'80% dei lavoratori. La contrattazione collettiva, infatti, al netto dei comparti del lavoro agricolo e domestico, copre oltre il 95% dei lavoratori del settore privato.

Il CNEL rileva però che esistono in Italia fenomeni di lavoro povero e di basse retribuzioni che richiedono interventi mirati e organici. Per questo motivo, il CNEL propone al governo di programmare e realizzare, nell'ambito di un piano di azione pluriennale, una serie di misure e interventi che riguardano:

  • il potenziamento della contrattazione collettiva, anche attraverso incentivi fiscali e contributivi;

  • il rafforzamento delle politiche attive del lavoro, con particolare attenzione alla formazione continua e all'aggiornamento delle competenze;

  • il miglioramento delle condizioni di lavoro, con particolare riguardo alla sicurezza, alla salute, alla conciliazione tra vita lavorativa e familiare e alla partecipazione dei lavoratori;

  • la revisione del sistema fiscale e previdenziale, con l'obiettivo di ridurre il cuneo fiscale e contributivo e di garantire una maggiore equità tra le diverse categorie di lavoratori;

  • la promozione della crescita economica e della competitività delle imprese, con particolare attenzione agli investimenti in innovazione, digitalizzazione e sostenibilità ambientale.

 

La risposta di Meloni

Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ringraziato il presidente Brunetta e tutti i consiglieri del CNEL per il puntuale e celere lavoro svolto. Meloni ha dichiarato di condividere l'analisi del CNEL e di ritenere che un salario minimo orario stabilito per legge non sia lo strumento adatto a contrastare il lavoro povero e le basse retribuzioni.

Meloni ha annunciato che il governo intende intraprendere nel minor tempo possibile la strada indicata dal CNEL, tenendo in massimo conto le indicazioni e i suggerimenti formulati nel documento dalle rappresentanze delle forze sociali presenti nel CNEL e di quelli che arriveranno dall'opposizione.

Meloni ha ribadito l'intenzione del governo di proseguire nel contrasto al lavoro povero e ai salari bassi che affliggono l'Italia ormai da diversi decenni, contrariamente a quanto avviene nel resto d'Europa, dove si è assistito a una crescita sostenuta e costante dei livelli salariali.

 

Le reazioni delle opposizioni

Il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (Cnel) ha respinto la proposta delle opposizioni e ha indicato il cammino della contrattazione collettiva, una posizione che trova il favore della maggioranza, ma che ha scatenato reazioni da parte di Partito Democratico (Pd), Movimento 5 Stelle (M5S), Verdi-Sinistra e Azione.

Elly Schlein ha sottolineato la divisione all'interno del Cnel, accusando la presidente Meloni di cercare di utilizzarlo per bocciare la proposta del salario minimo delle opposizioni. Schlein afferma che l'esito delle votazioni indebolisce notevolmente le conclusioni offerte al governo.

Simile è stata la posizione di Giuseppe Conte, che ha rimandato la palla al Cnel e ha annunciato la sua opposizione alla decisione presa. Entrambi i leader si sono dichiarati pronti a difendere la proposta del salario minimo di 9 euro all'ora.

Carlo Calenda ha evidenziato che il Cnel si è diviso sul salario minimo e ora è compito di Meloni esprimere la posizione del governo e affrontare il problema del lavoro povero. L'obiettivo è evitare uno scontro parlamentare.

La discussione sul testo base, che propone un salario minimo di 9 euro all'ora, inizia il 17 ottobre, ma la maggioranza sembra intenzionata a rimandarla in commissione mentre Pd e M5s cercano di evitare questo scenario, costringendo il centrodestra a esprimere un "no" in aula alla proposta delle opposizioni e dunque a dichiarare pubblicamente il no al salario minimo.

 

Le reazioni del centrodestra

Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia (FdI) alla Camera, ha accusato le opposizioni, definendole "sinistre", di cercare di delegittimare il Cnel, un organo costituzionale terzo e indipendente. Paolo Barelli, presidente dei deputati di Forza Italia (FI), sostiene la posizione del Cnel, sostenendo che la contrattazione collettiva sia la strada migliore per contratti di lavoro efficaci per i lavoratori. In passato, proprio FI aveva presentato una proposta di legge in questa direzione all'inizio di agosto.

 

In conclusione, il dibattito sul salario minimo in Italia rimane acceso, con posizioni contrapposte tra le opposizioni e la maggioranza, con la decisione finale che sembra destinata a essere presa in aula alla Camera.

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