158esimo giorno di conflitto

Guerra di Gaza, Netanyahu in bilico. Tregua e scontri nel Golfo

Intelligence americana: il premier israeliano è “in crisi di consenso”. Gli USA propongono una tregua ad Hamas. Houthi minacciano azioni durante Ramadan.

Guerra di Gaza, Netanyahu in bilico. Tregua e scontri nel Golfo

In un Medio Oriente segnato da tensioni e conflitti, la figura di Benjamin Netanyahu diventa sempre più il simbolo di incertezza politica. La guerra a Gaza, protrattasi per oltre cinque mesi, ha eroso la fiducia dell’opinione pubblica israeliana nel suo primo ministro, mentre l’intelligence americana prevede possibili proteste e una transizione governativa.

Parallelamente, la diplomazia internazionale si muove per instaurare una tregua, con gli Stati Uniti che avanzano una proposta di cessate il fuoco condizionata alla liberazione di un ostaggio da parte di Hamas. Nel contesto regionale, la minaccia di escalation da parte degli Houthi durante il mese sacro del Ramadan aggiunge ulteriori sfumature a una situazione già complessa. 

 

Intelligence USA: "Netanyahu in crisi di consenso".

Il conflitto a Gaza, al suo 158° giorno, vede emergere nuove dinamiche politiche. Secondo le ultime analisi dell’intelligence statunitense, la figura di Benjamin Netanyahu sta attraversando un momento critico. La fiducia dei cittadini israeliani nel suo ruolo di leader sembra vacillare in seguito ai recenti eventi bellici. Il rapporto annuale sulle minacce alla sicurezza nazionale degli USA mette in luce la possibilità di imminenti manifestazioni di massa che potrebbero richiedere le dimissioni di Netanyahu e la convocazione di nuove elezioni. Un esecutivo alternativo, forse più incline alla moderazione, non è un’ipotesi da escludere.

Nonostante la maggioranza degli israeliani appaia favorevole alla neutralizzazione di Hamas, l’escalation di vittime civili, affamate e malate a Gaza, ha innescato un’ondata di scetticismo verso Netanyahu. Il rapporto prevede che Israele dovrà prepararsi a una resistenza armata prolungata da parte di Hamas nei prossimi anni, con la consapevolezza che l’eliminazione dell’organizzazione potrebbe rivelarsi un obiettivo arduo.

 

Gli USA propongono una tregua ad Hamas

In un contesto regionale teso, si registra un incontro tra la delegazione di Hamas, rappresentata da Khalil al-Hayya, e il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Secondo quanto riportato da Haaretz, i colloqui hanno toccato vari argomenti, tra cui la situazione in Cisgiordania e le trattative in corso relative al conflitto a Gaza.

L’ambasciatrice USA presso l’ONU, Linda Thomas-Greenfield, ha espresso ottimismo riguardo la possibilità di una tregua, condizionata alla liberazione degli ostaggi da parte di Hamas e al termine dell’uso di civili come strumenti di negoziazione. La proposta americana prevede una pausa di sei settimane nei combattimenti, durante le quali si potrebbero gettare le basi per un cessate il fuoco duraturo. Israele ha già manifestato la propria apertura verso questa soluzione. La Thomas-Greenfield ha sottolineato l’urgenza di porre fine agli scontri, invitando Hamas a considerare l’accordo che permetterebbe di incrementare significativamente gli aiuti umanitari ai palestinesi in difficoltà.

 

Houthi minacciano azioni durante Ramadan

Nel frattempo, la tensione si acuisce con la minaccia degli Houthi di intensificare le azioni militari durante il Ramadan in solidarietà con Gaza. Le forze USA hanno comunicato di aver neutralizzato un drone subacqueo e diversi missili balistici in risposta agli attacchi Houthi nel Mar Rosso. Sei operazioni hanno portato alla distruzione di questi arsenali nelle zone dello Yemen sotto controllo Houthi. Nonostante l’attacco a una nave commerciale, non si registrano danni né feriti, e gli Houthi hanno rivendicato l’azione, affermando di aver colpito il bersaglio con precisione. Raid americani sono stati segnalati anche nella regione di Saada, nel nord dello Yemen, sempre sotto l’influenza degli Houthi.

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