la discussione generale

Riforma del Premierato: scontro aperto al Senato sul Ddl Casellati

Palazzo Madama teatro di un acceso dibattito sull’elezione diretta del premier. Il Pd attacca: “È incostituzionale”. FI: “Cruciale per la legislatura”.

Riforma del Premierato: scontro aperto al Senato sul Ddl Casellati

Nel cuore pulsante della politica italiana, il Senato si è trasformato ieri in un’arena di confronto acceso. Il disegno di legge Casellati sul premierato ha infatti scatenato un dibattito che promette di essere lungo e infuocato. Con quasi 3.000 emendamenti e decine di voci pronte a esprimersi, la tensione è stata palpabile. La premier Meloni, nel frattempo, rilanciava il tema in un convegno alla Camera, provocando la reazione delle opposizioni che vedono in gioco le fondamenta stesse della Repubblica.

 

Scontro ideologico e costituzionale, le reazioni dell'opposizione

Il ddl Casellati sul premierato, oggetto di quasi 3.000 emendamenti, ha catalizzato l’attenzione di circa 80 parlamentari, tra cui la senatrice a vita Liliana Segre. Nel giorno in cui Palazzo Madama ospita la discussione generale, la premier Giorgia Meloni interviene al convegno “Costituzione di tutti” a Montecitorio, scatenando le ire delle opposizioni. La centralità del tema, soprattutto in vista delle prossime elezioni europee, rende il dibattito ancora più incandescente.

 

La senatrice del Pd Valeria Valente, membro della Commissione Affari costituzionali, prende la parola per denunciare quello che considera un attacco alle basi della repubblica parlamentare italiana. L’assenza della ministra per le Riforme istituzionali, Elisabetta Casellati, nell’emiciclo è motivo di critica da parte dell’opposizione, che lamenta una mancanza di rispetto istituzionale. Nonostante le richieste di sospensione dei lavori, la discussione prosegue fino a sera, con la presidente di turno dell’Assemblea, Mariolina Castellone (M5s), a sottolineare la presenza del relatore e del sottosegretario. La senatrice dem Beatrice Lorenzin critica il governo per la sua assenza durante un momento così cruciale, interpretandola come un segnale di disprezzo verso le istituzioni parlamentari.

 

Andrea Giorgis del Partito Democratico non nasconde la sua preoccupazione per l’assenza della ministra durante il dibattito sul premierato, temendo che ciò possa indicare una preferenza per confronti extraparlamentari, una pratica già vista in passato. La scarsa presenza dei senatori di maggioranza al dibattito, solamente otto, è stata oggetto di critica da Elisa Pirro del M5s, che ha definito la situazione “vergognosa” data l’importanza della riforma in discussione.

 

Nonostante il rifiuto delle questioni pregiudiziali, l’opposizione (Pd-M5s-Avs) ha segnato l’inizio dell’esame in aula con un’ondata di interventi, tra cui pochi esponenti della maggioranza come Domenica Spinelli di Fratelli d’Italia e Mario Occhiuto di Forza Italia. La discussione sul premierato è destinata a continuare la prossima settimana, con la maggioranza decisa a procedere senza indugi sulla “madre di tutte le riforme” e l’opposizione pronta a fare ostruzionismo con quasi 3.000 emendamenti presentati.

La sessione pomeridiana ha visto scintille verbali, con la senatrice Pirro del M5s che ha accusato la maggioranza di non comprendere le conseguenze delle proprie azioni, definendoli “sciocchi”.

 

La risposta del centrodestra

La risposta del centrodestra non si è fatta attendere, condannando le parole di alcuni senatori del Pd e del M5s come “vergognose” e “irrispettose”. I senatori di Fratelli d’Italia, tra cui Giulia Cosenza e Ester Mieli, hanno espresso il loro disappunto per il linguaggio usato, ritenuto indegno per chi rappresenta il popolo italiano.

Forza Italia, tramite Maurizio Gasparri, ha difeso la riforma come uno dei provvedimenti più importanti della legislatura, parte integrante del programma politico del centrodestra e in linea con le proposte presidenzialiste di Berlusconi. Gasparri ha ricordato che le modifiche costituzionali richiedono quorum qualificati e che un eventuale referendum confermativo sarà l’occasione per dimostrare che la riforma aumenta il potere dei cittadini e sostiene la democrazia diretta.

 

Cosa prevede la riforma del Premierato

La riforma del sistema di premierato in Italia si presenta come un cambiamento significativo nella struttura politica del paese. La bozza di riforma, che ha subito modifiche dalla Commissione parlamentare rispetto al testo originale approvato dal Consiglio dei Ministri, propone una serie di innovazioni che mirano a rafforzare la democrazia diretta e la stabilità del governo.

 

In primo luogo, la riforma prevede l’elezione diretta del Presidente del Consiglio, che sarà scelto attraverso il suffragio universale e diretto per un mandato quinquennale, sostituendo l’attuale articolo 92 della Costituzione. Questo cambiamento è inteso a dare ai cittadini un ruolo più diretto nella scelta del loro leader e a garantire una maggiore responsabilità del premier nei confronti dell’elettorato.

Un altro punto saliente è l’introduzione di un limite di due mandati consecutivi per il Presidente del Consiglio, con l’eccezione di coloro che hanno ricoperto l’incarico per meno di sette anni e mezzo nella legislatura precedente. Questa misura è stata pensata per prevenire la concentrazione prolungata del potere e per promuovere il rinnovamento politico.

 

La riforma affronta anche la questione del premio di maggioranza, che garantirebbe una maggioranza dei seggi in entrambe le Camere al candidato di coalizione più votato. Tuttavia, il dettaglio di questa disposizione, inizialmente fissato al 55% dei parlamentari, è ancora oggetto di discussione e sarà definito nella legge elettorale successiva alla riforma del premierato. La proposta attuale suggerisce un ballottaggio tra i primi due candidati di coalizione se nessuno raggiunge una soglia minima percentuale tra il 42-43%.

 

Infine, la riforma stabilisce che il Presidente della Repubblica conferirà l’incarico di formare il Governo al Presidente del Consiglio eletto e avrà il potere di nominare e revocare i ministri su proposta di quest’ultimo. Inoltre, non sarà più previsto il semestre bianco, che consentiva al Presidente della Repubblica di sciogliere le Camere in circostanze eccezionali, riflettendo così un approccio più restrittivo al potere di scioglimento delle Camere. Queste modifiche sono intese a delineare più chiaramente i ruoli e le responsabilità all’interno del governo, rafforzando la figura del premier e allo stesso tempo mantenendo l’equilibrio dei poteri.

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