La conferenza stampa del premier

Draghi: “Non sono disponibile a un secondo mandato a Palazzo Chigi”

Sulla Russia: “le sanzioni funzionano. Da Mosca opera sistematica di corruzione”. Ungheria: “I nostri alleati sono Paesi Ue che difendono stato di diritto”

Draghi: “Non sono disponibile a un secondo mandato a Palazzo Chigi”

Mario Draghi con i ministri dell’Economia, Daniele Franco, e della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, illustra le misure del decreto legge Aiuti-ter, che ha appena ricevuto il via libera in Consiglio dei ministri. Quattordici miliardi di nuovi sostegni per famiglie e imprese “che si aggiungono ai 50 dei mesi scorsi. Nel complesso un valore di oltre 60 miliardi di euro”, stanziati senza ricorrere allo scostamento di bilancio. Ma la conferenza stampa convocata nel pomeriggio, forse l’ultima del suo mandato, è anche l’occasione per fare il ‘punto’ ad appena dieci giorni dalle elezioni politiche. Con il consueto stile asciutto e pragmatico il presidente del Consiglio annuncia, innanzitutto, di non essere disponibile a un secondo mandato. “Questo governo è stato creato per fare, non per stare. L’ho detto anche nel primo discorso in Parlamento”, precisa in modo tassativo. 

 

L’ex numero uno della Bce parla anche dei dossier americani sui finanziamenti di Mosca a circa venti Paesi stranieri, che negli ultimi giorni hanno scosso non poco la campagna elettorale. “La democrazia italiana è forte, leale all’alleanza atlantica. Dobbiamo essere fiduciosi, non avere timore di qualunque voce”. Ma “è chiaro che negli ultimi anni la Russia ha effettuato un’opera continua di corruzione in tanti settori in Europa e negli Stati Uniti”. Sulla telefonata con il segretario di Stato, Antony Blinken, spiega che “la cosa più naturale era chiedere cosa sapessero”. Blinken “ha confermato l’assenza di forze politiche italiane nella lista di chi ha beneficiato dei fondi russi”. Anche Franco Gabrielli, Autorità delegata alla Sicurezza della Repubblica, in audizione davanti al Copasir, ha riferito che “i vertici dei servizi segreti italiani hanno avuto contatti con gli omologhi Usa” e che “l’intelligence Usa ha spiegato di non disporre di alcuna evidenza di finanziamenti russi a candidati che competono nell’attuale tornata elettorale”.

 

La politica estera ed europea è stata, in ogni caso, al centro delle domande che i cronisti hanno rivolto al premier. Sulle sanzioni contro Mosca dopo l’aggressione all’Ucraina Draghi non ha dubbi: “funzionano”. Anche se la “propaganda” del Cremlino “ha cercato di dire che non è così. C’è chi parla di nascosto con i russi, chi vuole togliere le sanzioni. Ma c’è tanta gente che non lo fa, cioè la maggioranza degli italiani”. Stoccata anche sul caso Ungheria, dopo la relazione del Parlamento di Strasburgo di condanna del Paese magiaro che “non è più una democrazia”. “Noi abbiamo una certa visione dell’Europa, i nostri alleati sono Germania e Francia e gli Stati Ue che difendono lo stato di diritto”. Una prospettiva opposta a quella dei rappresentanti di Lega e Fratelli d’Italia le cui delegazioni all’Eurocamera hanno votato contro il rapporto. Ancora oggi Giorgia Meloni ha difeso il governo dell’amico Viktor Orban definendo l’Ungheria “un sistema democratico”.  

 

Altro tema caldo, il Piano nazionale di Ripresa e resilienza e la sua capacità di sostenere l’economia. “C’è un rallentamento della crescita, ma non credo si possano vedere i sintomi di una recessione”. Draghi dice ‘no’ a “previsioni negative per il futuro” e mostra fiducia. “C’è il Pnrr” che “è il canale più grande di investimenti pubblici”. L’ipotesi di una revisione è “un tema di campagna elettorale” perché “si può rivedere quello che non è stato bandito, ma siccome molto è stato bandito c'è poco da rivedere”. Il premier suggerisce di “affrontare la questione non come un fatto ideologico ma pragmatico”.

 

Quanto agli investimenti privati “occorre assicurare un ambiente in cui non c'è incertezza economica”. Peraltro non esclude che ci sia ancora tempo per approvare la delega fiscale. “Ho parlato con la presidente Casellati, mi ha detto che proverà a convocare la capogruppo la prossima settimana per vedere se si può calendarizzare in Senato. Quindi ancora un filo di speranza c’è”.

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