Lo scenario sulle pensioni

Riforma pensioni 2021: misura per sterilizzare crollo PIL in Manovra

Proposta una legge per neutralizzare l’effetto della crisi economica sulle future pensioni. Cos’è e come funziona la rivalutazione del montante contributivo

Riforma pensioni 2021: misura per sterilizzare crollo PIL in Manovra

Riforma pensioni 2021 misura per sterilizzare crollo PIL: proseguono gli incontri tra la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, e le principali sigle sindacali sulle misure previdenziali da inserire nella Legge di Bilancio 2021 e su una più ampia Riforma delle pensioni attesa per il 2022.

 

Allo studio una norma per sostituire Quota 100 a fine 2021 al fine di evitare il cosiddetto scalone di 5 anni mentre la nuova manovra finanziaria dovrebbe contenere una proroga di Ape sociale e Opzione Donna con un allargamento dei beneficiari di Quota 41 ai lavoratori fragili. Proposta anche una legge per neutralizzare l’effetto della crisi economica sulle future pensioni.

 

Cos’è e come funziona la rivalutazione annuale delle pensioni e quella del montante contributivo?

 

Legge di Bilancio 2021: proroga Ape Sociale e Opzione Donna

Il governo ha approvato salvo intese la nuova legge di Bilancio 2021 che a livello previdenziale conterrà la proroga dell’Ape sociale 2021, magari con un allargamento della platea, e di Opzione Donna 2021.

 

L’Ape sociale è stata introdotta in via sperimentale nel 2017 e poi via via prorogata negli anni. La norma consente l’uscita anticipata dal mondo del lavoro a 63 anni di età ad alcune categorie di lavoratori, tra cui quelli gravosi, senza alcun tipo di onere.

 

Sembra poi che nella prossima legge di Bilancio si voglia ampliare la platea dei beneficiari di Quota 41 ai lavoratori fragili, o almeno questo è l’intento. Il problema principale sta nell’identificare quali sono i lavoratori fragili, con i sindacati intenzionati a far rientrare in questa categoria non solo i malati immunodepressi, i diabetici, i cardiopatici, riceventi o in attesa di trapianto, i pazienti in dialisi, gli inidonei al lavoro o coloro che sono stati licenziati per superamento del periodo di comporto ma anche i lavoratori impegnati in settori ad alto rischio contagio Covid-19, come quello della sanità e dei trasporti.

 

Opzione Donna, invece, è un trattamento pensionistico che riguarda solo le lavoratrici dipendenti ed autonome, che optano per il sistema del calcolo contributivo della pensione. Possono accedere a questo tipo di pensione anticipata le lavoratrici che abbiano maturato, entro il 31 dicembre 2019, un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni ed un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e a 59 anni (per le lavoratrici autonome).

 

Manovra: allo studio misura per sterilizzare effetti crisi su pensioni

I sindacati ed il governo stanno lavorando ad un altro importante obiettivo: evitare che l’importo delle pensioni si riduca nei prossimi anni a causa degli effetti della crisi economica nata dalla pandemia, in particolar modo del drastico calo del PIL.

 

Il metodo contributivo introdotto con la riforma Dini nel 1995 prevede, infatti, una rivalutazione delle pensioni liquidate sulla base di un coefficiente che tiene conto anche del tasso di crescita economica del paese. Secondo le stime del governo nel 2020 il Prodotto Lordo italiano registrerà una contrazione del 9% (-10,6% secondo le previsioni dell’FMI), vale a dire che in futuro i pensionati sono destinati a ricevere assegni più bassi.

 

La proposta di una legge per sterilizzare gli effetti del calo del PIL sul montante contributivo è stata confermata anche dalla ministra Catalfo.

 

Prevista un’importante novità anche sul part time, con l’equiparazione di quello verticale con quello orizzontale. L’idea è quella di garantire una copertura previdenziale piena in termini di giorni di lavoro anche per il part time verticale.

 

Tra i nodi da sciogliere restano la questione esodati e la quattordicesima per i titolari di pensione inferiore ai 1.500 euro.  

 

Rivalutazione delle pensioni 2021: cos’è e come funziona

Come per gli stipendi esiste un meccanismo di adeguamento periodico dell’assegno pensionistico che mira a proteggere il potere di acquisto delle pensioni al fine di assicurare ai pensionati uno stile di vita costante nel tempo.

 

Si chiama perequazione automatica e vuol dire rivalutazione annuale delle pensioni sulla base di alcuni parametri di riferimento individuati periodicamente dall’Istat, come l’inflazione.

 

Come funziona? La rivalutazione delle pensioni non avviene in misura uguale su tutte le pensioni. L’indicizzazione è piena per le pensioni più basse mentre per quelle più alte la rivalutazione è parziale, sulla base di un meccanismo individuato dalla Legge di Bilancio.

 

Per effetto dell’ultima Manovra, la rivalutazione al 100% spetta solo agli assegni pensionistici il cui importo complessivo sia pari o inferiore a 4 volte il trattamento minimo INPS (513 euro), che corrisponde a circa 2.052 euro. Nel 2020 il tasso effettivo di rivalutazione delle pensioni è stato fissato allo 0,40%.

 

Da gennaio ad ottobre si applica un indice di rivalutazione provvisorio, che poi diventa definitivo con l’inizio del nuovo anno, quando ci sarà il conguaglio degli ultimi tre mesi dell’anno. Questo conguaglio solitamente è positivo ma potrebbe anche essere negativo, costringendo i pensionati a restituire all’INPS quanto pagato in più.

 

Rivalutazione montante contributivo: cos’è e come funziona

A rivalutarsi non sono solo le pensioni ma anche il montante contributivo, per evitare che quanto accantonato nel tempo dal lavoratore sotto forma di contributi non perda di valore andando ad incidere sull’assegno che verrà erogato in futuro al pensionato.

 

Esiste infatti un meccanismo che consente ogni anno di rivalutare il montante contributivo accumulato dal lavoratore nel tempo, con il coefficiente di capitalizzazione legato all’andamento del Prodotto Interno Lordo (PIL), ciò vuol dire che meno cresce l’economia meno si rivalutano i contributi, più basso sarà l’assegno previdenziale in futuro.

 

La rivalutazione è pari alla media delle variazioni del PIL nell’ultimo quinquennio e viene comunicata ad inizio di ogni anno dall'Istat e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Nel caso in cui questa media risultasse negativa si rischia una svalutazione del montante contributivo maturato.

 

Questo tasso si applica solo alle quote di pensione determinate con il sistema contributivo, introdotto con la riforma Dini del 1995.

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