Il ritratto

Gino Strada, il medico in prima linea nelle guerre e in Calabria

Ha detto no all’incarico di commissario alla sanità, ma ha messo a disposizione Emergency per gli ospedali da campo. La sua vita con Teresa Sarti

Gino Strada, il medico in prima linea nelle guerre e in Calabria

Il volto scavato, le occhiaie, i capelli spettinati. Gino Strada è un uomo che non sembra avere tempo per i fronzoli. Emergency, l’associazione umanitaria che ha fondato nel 1994, ha curato nel mondo oltre 11 milioni di persone. Da allora Strada e il suo ‘esercito’ di medici volontari offrono cure e assistenza sanitaria gratuita alle vittime della povertà, delle mine antiuomo, di conflitti lontani e dimenticati. Il suo grande amore è stata Teresa Sarti, la donna che ha conosciuto ai tempi dell’università e che un male incurabile ha portato via nel 2009. E’ con lei che Gino ha creato Emergency. E’ con lei che ha condiviso idee e principi sfociati in una solida concretezza. 

 

Oggi, in tutti i territori dove opera, Emergency non ha contribuito solo rimettere in piedi strutture sanitarie preesistenti, ma ha edificato nuovi ospedali con centri di riabilitazione, reparti pediatrici, posti di primo soccorso. In tante aree ha formato il personale locale facendogli dono della piena autonomia operativa. E’ del 2008 il ‘Manifesto per una medicina basata sui diritti umani’: quello ad essere curati è un diritto fondamentale appartenente a ogni uomo, senza esclusione alcuna. Emergenza non è solo sanità. La promozione di una cultura della pace e della solidarietà è l’altro cuore pulsante: in questi anni sono state intraprese campagne contro le mine antiuomo, contro le discriminazioni, contro le guerre. Nel 2002 con “Fuori l’Italia dalla guerra” la raccolta firme per impedire la partecipazione del nostro Paese al conflitto contro l’Iraq. La forza d’animo di Gino e Teresa è oggi la radice profonda dell’azione di chi lavora in Emergency. La prima missione fu in Ruanda dove fu assicurata la riapertura del reparto di chirurgia dell’ospedale di Kigali. Poi l’Iraq, l’Afghanistan, la Cambogia, l’Eritrea e tanti altri: 18 Paesi in tutto il mondo e 7 quelli in cui l’organizzazione è presente in maniera stabile. 


Giustamente, Gino Strada è riservato. Va in televisione o concede interviste solo quando ha messaggi importanti da comunicare. La compostezza con cui in questi giorni ha gestito la ‘chiamata’ alla guida della sanità calabrese, nonostante certi attacchi davvero fuori luogo che gli sono piovuti addosso, dovrebbe essere un monito per la sguaiatezza e l’ego ipertrofico di alcuni politici. Sempre un passo indietro, lui non ha mai voluto le luci della ribalta. Solo dare una mano dove c’è bisogno. E con l’associazione può farlo. Sarà Emergency a collaborare con la Protezione civile per rispondere in modo concreto all’emergenza sanitaria in Calabria con strutture da campo, punti triage, assistenza domiciliare. Questo è il suo modo per dire: “Sì, sono a disposizione”. 

 

Dalla laurea in medicina all’Università Statale di Milano sono passati quarantadue anni. Da allora Gino non si è mai fermato. Quasi che nel suo cognome fosse già racchiuso un destino, un andare per il mondo in cerca di un bene profondo.  Dopo la specializzazione in chirurgia d’urgenza prende quella in chirurgia cardiopolmonare e lavora all’università di Stanford e Pittsburgh negli Stati Uniti. Poi in Gran Bretagna e Sudafrica. Dal 1989 al 1994 è con il comitato internazionale della Croce Rossa e opera nelle zone di guerra. Il 1994 è però l’anno della svolta. La decisione di fondare un’associazione umanitaria internazionale insieme a Teresa cambia la sua vita. Ad Emergency ha dedicato tutto se stesso, il suo lavoro è riconosciuto a livello mondiale, così la sua dedizione in campo umanitario. Nel 2015 ha ricevuto il Right Livelihood Award, il premio che ha lo scopo di affiancare il Nobel con un riconoscimento agli sforzi compiuti da persone o gruppi per una società migliore e un’economia più giusta. Strada ha visto tanto dolore nel mondo, la Calabria può vedere speranza nel suo arrivo (se non si offende per essere stata trattata come una zona di guerra). 

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