I pensieri (stavolta brutti) dello chef

Conte, perché ci chiudi e non rispetti il nostro diritto al lavoro?

Abbiamo investito in sanificazione e sicurezza, chiudere i ristoranti alle 18 vuol dire darci un colpo mortale che nessun “ristoro” può mai sanare

Conte, perché ci chiudi e non rispetti il nostro diritto al lavoro?

Quello che non doveva accadere è successo, con la giustificazione dell’alto numero di positivi e la possibilità di aumento esponenziale del numero di ricoveri per coronavirus, con conseguente rischio intasamento negli ospedali di molte regioni, dove probabilmente la lezione del dramma planetario della prima ondata di contagi con enorme numero di morti, non è stata recepita dai nostri amministratori. 

 

Ci ritroviamo a fronteggiare questa prevista seconda ondata, fortemente aggravata dai problemi di organizzazione e di management che da sempre affliggono il nostro paese. Da quello sanitario, tipo non realizzazione di altri posti in terapia intensiva, mancanza di personale specializzato, ma mal pagato per gli enormi rischi che corrono, gestione degli asintomatici, dopo un calvario per fare il tampone, che si ritrovano in quarantene spesso più lunghe di quelle indicate per le inadempienze organizzative, pur non avendo sintomi della malattia con conseguenze nella società e sui posti di lavoro, per non parlare dell‘annoso problema dei mezzi pubblici, che si sperava di risolvere in questi tempi in cui il distanziamento sociale è una delle priorità per cercare di contrastare il virus , tutto è rimasto come prima: mancanza di mezzi pubblici e mancanza di utilizzo di quelli privati o turistici, che sono fermi e costano in termini di cassa integrazione e sussidi vari. Burocrazia come al solito nemica del cittadino e delle attività, che del tempismo nei sostegni e finanziamenti giocano la loro partita per la sopravvivenza.

 

Arriviamo ora alla chiusura delle 18 per le attività di somministrazione, dove tutti noi gestori abbiamo investito soldi e risorse personali, per rispettare un rigido protocollo sanitario: distanze sociali, meno coperti, rilevazione di dati personali, sanificazioni continue, controllo quotidiano della temperatura di tutti, distanze per poter lavorare, le mascherine da indossare sempre, che per chi cucina o deve parlare spesso sono una tortura, ecc. Fino ad ora di positivi ce ne sono stati ben pochi e subito circoscritti, quindi la parte nostra l’abbiamo fatta e come risultato ci umiliano con questo ultimo DpcM

 

Mi piacerebbe infatti che qualcuno ci spiegasse i vantaggi sulla guerra al contagio, che questo estremo provvedimento porterà, magari non solo con un generico “dobbiamo pensare asalvare la salute dei cittadini”, ma con dati, spiegazioni scientifiche univoche e competenti, con certezze tempistiche, di aiuti materiali, perché gli impegni di pagamento presi dalle aziende anno delle scadenze e i creditori anche loro con gli stessi problemi e con i titoli di pagamento non aspettano, spero che questa dinamica sia conosciuta a chi ci amministra, basta un solo assegno protestato per porre fine al credito bancario per sempre, magari questa norma andrebbe anche rivista in questo periodo di crisi planetaria, concedendo delle dilazioni a tutti. 

 

I nostri amministratori ed esperti dovrebbero anche sapere, che il lavoro dei ristoranti si svolge soprattutto la sera e già la chiusura alle 23 era penalizzante, ma con spirito di sacrificio e partecipazione, e con iniziative tese ad anticipare, tutte le abitudini quotidiane di uscita, si poteva in parte compensare i disagi, ma la chiusura dell’attività alle 18 equivale ad un lockdown solo per noi del turismo e dell’accoglienza, un comparto fondamentale per l’economia del nostro paese. Credo che non ci sia bisogno di ulteriori spiegazioni. Perché se ancora non lo capiscono è inutile spiegarlo.

 

Chiedo all’avvocato Conte ed al governo di intervenire a riguardo, ripristinando quanto prima un orario, che rispetti il diritto al lavoro, come sancito dalla Costituzione e ci permetta di superare questo momento difficile e chiedo anche quegli aiuti promessi, ormai da troppo tempo, per salvare le nostre aziende, che offrono molto lavoro e muovono un indotto enorme, per conservare una eccellenza che tutto il mondo apprezza e invidia.

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