Salvini e il caso Gregoretti

Processo Gregoretti, Salvini a Catania. Perché va in tribunale

Il leader leghista in aula per l’udienza preliminare su Nave Gregoretti. Rinviato a gennaio il processo Open Arms a Palermo. Le tappe della vicenda

Processo Gregoretti, Salvini a Catania. Perché va in tribunale

Il premier Giuseppe Conte non c’era in aula a Catania: sarà ascoltato dagli inquirenti a Roma. Matteo Salvini, invece, era presente per la seconda udienza preliminare del processo a suo carico, il 12 dicembre, e ha difeso il suo operato: “Abbiamo salvato vite e protetto un Paese, quello che non è accaduto dopo perché dopo di me ci sono stati morti annegati”. Presenti anche gli ex ministri Trenta (Difesa) e Toninelli (Trasporti), che ha detto di non ricordare se la decisione di non far sbarcare i migranti da Nave Gregoretti fosse stata collegiale, appoggiata dall’interno Governo.  Salvini, infatti, deve rispondere di omissione d’atti d’ufficio e sequestro plurimo di persona per la vicenda di Nave Gregoretti, l’unità della Guardia Costiera che l’ex ministro dell’Interno a fine luglio del 2019 fece bloccare per 6 giorni nel porto di Augusta, senza permettere lo sbarco degli oltre 130 migranti che vi erano a bordo. 

 

Nelle stesse ore e sempre in Sicilia, a Palermo, era stata fissata anche l’udienza preliminare anche per il caso Open Arms, per la quale però i legali dell’ex ministro dell’Interno hanno chiesto e ottenuto al Gip uno spostamento per decidere l’eventuale rinvio a giudizio dello stesso Salvini, accusato di sequestro di persona e omissione d’atti d’ufficio per la vicenda della nave della Ong.

Il caso sarà quindi discusso a gennaio e sempre a gennaio, il 28, ci sarà anche la terza udienza del processo Gregoretti.  

 

Agli atti il video che chiama in causa Conte

Mentre l’ex titolare del Viminale mantenere la linea seguita finora, il suo legale Giulia Bongiorno ha fatto sapere di avere prodotto prove che dimostrano come la condotta di Salvini fosse condivisa da tutto il Governo: “Agli atti – ha spiegato – c’è il video in cui il premier Giuseppe Conte parla del Governo e del ruolo dell'esecutivo nella decisione sugli sbarchi in Italia di migranti come idea condivisa”. 

 

Due udienze in una giornata

Sono due i casi, ma pressoché le vicende e i reati che vedono coinvolto Matteo Salvini, che si era già recato a Catania per la prima udienza del processo Gregoretti lo scorso ottobre. Per il caso Open Arms, invece, si tratta del primo appuntamento. Ma se il leader del Carroccio il 12 dicembre era in Sicilia, non c’era invece il premier, Giuseppe Conte, che è stato convocato un mese fa, ma alla vigilia dell’udienza ha fatto sapere tramite i suoi legali di non essere disponibile a recarsi presso l’aula bunker nel carcere di Bicocca. Avvalendosi dell’apposito articolo del codice di procedura penale, il capo del Governo sarà ascoltato a Roma. 

 

Di seguito la ricostruzione della vicenda.

 

Processo Gregoretti, pm Bonomo: «Non luogo a procedere»

Il 4 ottobre 2020 il pm Andrea Bonomo ha chiesto al gup Nunzio Sarpietro il "non luogo a procedere" nei confronti del leader della Lega Matteo Salvini per quanto riguarda l'accusa di sequestro di persona aggravato. La procura di Catania aveva già chiesto l'archiviazione durante la prima fase del procedimento a suo carico.

 

Questa decisione potrebbe quindi evitare a Salvini il processo. Lo  stesso pm ha però chiesto di ascoltare anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell'Interno Lamorgese,  gli ex ministri Toninelli e Trenta e il ministro degli Esteri Di Maio. L’udienza è stata quindi rinviata al 20 novembre e al 4 dicembre, slittata poi al 12 dicembre.

L'obiettivo è di verificare che le procedure di sbarco, indicate nel capo d'imputazione, siano ancora messe in atto dal governo.

 

Processo Salvini, al via il 3 ottobre: perché va in tribunale

Il 3 ottobre è stato il giorno della prima udienza preliminare a Catania per il processo a carico di Matteo Salvini. Il leader della Lega deve rispondere di omissione d’atti d’ufficio e sequestro plurimo di persona per la vicenda di Nave Gregoretti, l’unità della Guardia Costiera che l’ex ministro dell’Interno a fine luglio del 2019 fece bloccare per 6 giorni nel porto di Augusta, senza permettere lo sbarco degli oltre 130 migranti che vi erano a bordo.

 

Ecco come si è arrivati in tribunale.

 

I fatti

Il processo riguarda Nave Gregoretti della Guardia Costiera che tra il 27 e il 31 luglio 2019 rimase nel porto di Augusta, in Sicilia, con a bordo oltre 130 migranti, soccorsi appena prima da un peschereccio (l’Accursio Giarratano) e da un pattugliatore della Guardia di Finanza. All’epoca Matteo Salvini era ministro dell’Interno e non diede l’autorizzazione ad attraccare nel porto di Lampedusa. Per questo deve rispondere dei reati di sequestro plurimo di persona e omissione di atti d’ufficio. Contro la decisione si era pronunciato anche il Tar del Lazio che aveva sospeso il provvedimento del titolare del Viminale. 

 

Tutto inizia il 27 luglio 2019, quando all’imbarcazione, dopo il trasbordo dei migranti dalle altre imbarcazioni, non viene data l’autorizzazione a sbarcare le persone a bordo. Solo dopo due giorni, il 29 luglio, sono fatti scendere 15 minori.  

Il 30 luglio la Procura di Siracusa dispone un’ispezione a bordo per verificare le condizioni medico-sanitarie. Viene anche aperto un fascicolo, inizialmente contro ignoti. L’empasse si scioglie solo il 31 luglio, con il trasferimento di 115 migranti ancora a bordo della Gregoretti nell’hotspot di Pozzallo, da dove sono poi ricollocati in cinque paesi europei che si rendono disponibili ad accoglierne una parte (Francia, Germania, Portogallo, Lussemburgo e Irlanda). 

La Cei si fa carico di 50 migranti rimasti in Italia. 

 

Come si è arrivati al processo

Oltre al fascicolo di Siracusa, anche a Catania viene aperta un’inchiesta: questa volta nel registro degli indagati è iscritto Matteo Salvini con l’ipotesi di reato di sequestro di persona. Dopo circa un mese, però, sono gli stessi magistrati a chiedere l’archiviazione, ritenendo che “l’attesa di tre giorni non può considerarsi una illegittima privazione della libertà”, considerando sia che “le limitazioni sono proseguite nell’hotspot di Pozzallo”, dunque a terra dopo lo sbarco, sia che “manca un obbligo per lo Stato di uno sbarco immediato”. Infine, era stato osservato che ai migranti sulla nave “sono stati garantiti assistenza medica, viveri e beni di prima necessità” e che si era proceduto con “lo sbarco immediato di malati e minorenni”. 

 

Non la pensa così il Tribunale dei ministri di Catania, che a dicembre 2019 chiede l’autorizzazione a procedere e dunque la sospensione dell’immunità per il responsabile del Viminale, che nel frattempo non ricopre più quel ruolo (era caduto il Governo Conte 1). 

Salvini viene indagato e il 20 gennaio la Giunta per le autorizzazioni a procedere, nonostante la proposta del presidente Gasparri di votare “no”, dà il via libera al processo, come peraltro chiesto dallo stesso Salvini ai senatori leghisti, ma con la maggioranza che sceglie di abbandonare l’aula perché contraria alla “strumentalizzazione che il centrodestra sta cercando di fare delle istituzioni”, come chiarito in un comunicato. 

Il 12 febbraio anche l’aula del Senato vota “sì”. Ora spetta alla magistratura ordinaria, a Catania, decidere se dare il via al processo vero e proprio o se archiviare. 

 

Salvini agì da solo?

Nella memoria difensiva dei legali di Salvini, depositata dal 3 gennaio 2020, avevano scritto che l’allora ministro dell’Interno aveva “agito nell’interesse dell’Italia, col pieno coinvolgimento di Palazzo Chigi e dei ministeri competenti, in modo perfettamente sovrapponibile a quanto accaduto per la nave Diciotti”. Il riferimento è al caso per il quale il Senato, a marzo 2019, aveva già negato l’autorizzazione a procedere. 

Nel frattempo, però, erano cambiate le alleanze (Il M5S aveva votato “no”, di fatto impedendo il processo a Salvini) e la Lega non faceva più parte del Governo. A sgombrare il campo dagli equivoci sulle responsabilità nel caso Gregoretti ci pensa il premier in persona, Giuseppe Conte, che in un’intervista dichiara: “tutta la fase decisionale è stata gestita dall’allora ministro dell’Interno che l’ha anche rivendicata”. 

 

La “difesa” di Salvini

“Io vado in aula a testa alta e orgoglioso di quello che ho fatto, del mio Paese, della sua storia e della sua cultura, che non è in vendita”. 

Così Matteo Salvini aveva dichiarato in occasione della prima udienza, affermando che per lui era “un giorno di festa”. Il leader della Lega, dunque, aveva difeso il suo operato in qualità di ex titolare del Viminale, “rischiando 15 anni di carcere per avere bloccato gli sbarchi”. Il leader del Carroccio aveva trasformato la prima udienza in un evento all’interno di una tre giorni per quale aveva lanciato una “chiamata” a tutti gli eletti e simpatizzanti del partito. 

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