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L’educazione gesuita

Sono sempre di più nel mondo gli allievi dei Gesuiti al potere

In Italia Mario Draghi, Sergio Mattarella e (ovviamente) Papa Bergoglio. Negli Stati Uniti Joe Biden e il figlio. E la scuola torna al primo posto

Sono sempre di più nel mondo gli allievi dei Gesuiti al potere

Con Mario Draghi che si avvia a grandi passi a diventare premier ci accorgiamo che, a ben vedere, pezzi importanti del mondo sono governati da chi ha studiato dai Gesuiti. In Italia, oltre all’ex presidente della Bce, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e, ovviamente, Papa Francesco. Ma è molto legato alla Compagnia di Gesù anche il presidente degli Stati Uniti, il cattolico Joe Biden, suo figlio Hunter ha frequentato l’università gesuita della Georgetown e all’Inauguration day è stato il rettore della stessa università, padre Leo J. O’ Donovan, a pronunciare l’invocazione. Stefano Ceccanti ex presidente della Fuci (universitari di azione cattolica) ha detto in un'intervista al Limes (magari esagerando un pò) che l’elezione di Biden è “complementare all’elezione di Papa Francesco”.

 

Quel che è certo è che il sapere e la conoscenza tornano ad essere le qualità da possedere per governare. L’educazione ha lasciato il segno sulla formazione di queste personalità, non è un caso che l’amministrazione Biden abbia stanziato 170 miliardi per le scuole, il presidente Mattarella considera l’educazione, “un fattore centrale e decisivo nello sviluppo di un paese, la radice del futuro nazionale”. E sempre non a caso, dalle poche notizie trapelate del programma di Draghi, c’è la scuola al primo posto. Il presidente del Consiglio incaricato ha parlato della sua educazione all'istituto gesuita “Massimiliano Massimo” di Roma, la scuola che ha frequentato dalla quarta elementare fino alla fine del liceo. E lo ha fatto in un'intervista rilasciata per i 50 anni dell'istituto. “Abbiamo ricevuto un'educazione fatta di un insegnamento di qualità eccellente – ha raccontato- ma insieme anche di un messaggio morale che pervadeva tutta la giornata: le cose andavano fatte al meglio delle proprie possibilità e con onestà. Noi eravamo considerati speciali, ma non perché andassimo al Massimo, bensì come persone. E avevamo un compito che poi la fede e la vita ci avrebbero rivelato".

 

L’educazione è il filo rosso che lega tra loro queste “persone considerate speciali”. Il 10 luglio scorso Sua Santità ha nominato l’ex capo della Bce membro dell’Accademia delle scienze sociali. E nell’incontro con il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, il Papa ha affrontato punti molto importanti: il primo, sulla necessità che l'Italia sia unita; il secondo, sul Recovery Fund come strumento di solidarietà. E proprio mentre si sta formando un governo di unità nazionale. Ma anche Papa Francesco ha parlato molto di educazione: "Assistiamo a una sorta di 'catastrofe educativa'. Vorrei ripeterlo. Assistiamo a una sorta di catastrofe educativa, davanti alla quale non si può rimanere inerti, per il bene delle future generazioni e dell’intera società. Oggi c’è bisogno di una rinnovata stagione di impegno educativo, che coinvolga tutte le componenti della società, poiché l’educazione è il naturale antidoto alla cultura individualistica, che a volte degenera in vero e proprio culto dell'io e nel primato dell’indifferenza”.

 

L’educazione al Governo. Davvero, è possibile. E, più in generale, Sant’Ignazio di Loyola, ammoniva di “prendere decisioni in base ad una propensione che non sia disordinata”. Quasi ci basta come programma di governo.

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