Cancel Culture

Oxford, via la foto della Regina “simbolo del passato colonialista”

Dopo l’abbattimento delle statue degli schiavisti, la Cancel Culture ha colpito anche la sovrana Elisabetta: ed è polemica in tutto il Regno Unito

Oxford, via la foto della Regina “simbolo del passato colonialista”

Via dalle pareti l’immagine della regina Elisabetta: gli studenti di un college di Oxford hanno deciso di rimuovere una foto della sovrana perché rappresenta un “simbolo del passato colonialista”. Dopo l’abbattimento delle statue degli schiavisti, la Cancel Culture ha colpito anche la sovrana: e nel Regno Unito  è esplosa la polemica. 

 

La miccia è stata accesa nel prestigioso Magdalene College, uno dei più antichi della cittadella universitaria inglese, fondato nel 1458, dove hanno studiato scrittori e politici come Oscar Wilde e George Osborne. La Regina aveva visitato il college nel 2008, in occasione del 550esimo anniversario del Magdalene.  

 

L'episodio ha scatenato la reazione della stampa di destra, che ha bollato il gesto come“semplicemente assurdo”: il  Daily Telegraph ha definito la regina “l’ultima vittima della cancel culture” e il Daily Mail ha titolato “Vergogna a Oxford”.  Il ministro dell’Educazione Gavin Williamson, in un tweet ha scritto che la sovrana “ha illustrato al meglio il Paese, lavorando senza risparmio per promuovere i valori britannici di tolleranza, apertura e rispetto nel mondo”.

 

Secondo la stampa inglese a favore della rimozione del quadro di Elisabetta II è stato il Mcr, (il comitato ristretto degli studenti laureati),  con la motivazione che, “secondo alcuni iscritti, le immagini della monarca e della monarchia britannica rappresentano la storia coloniale recente”.

 

L’immagine della Regina tornerà al suo posto? L’avvocata e presidente del Magdalen College, Dinah Rose, ha sottolineato che l'ateneo non è coinvolto nella decisione, ma rispetterà “il diritto alla libertà di espressione e di dibattito degli studenti”.

 

L’episodio di Oxford è solo uno degli ultimi che si sono verificati sulla spinta dei movimenti anti-razzisti di Black Lives Matter.

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