La battaglia delle bollicine

Francia-Russia, è “guerra dello champagne”. Scoppia il caso: perché?

Putin vara una legge che cambia il nome allo champagne, definendolo “spumante”. Parigi sospende l’export verso Mosca. L’Italia, intanto, aumenta le vendite

Francia-Russia, è “guerra dello champagne”. Scoppia il caso: perché?

Se non sono venti di guerra, di certo lo scontro è vicino, ma questa volta non c’entrano né eventuali spie, né mezzi armati, come nel caso recente dello scambio di colpi di avvertimento nel Mar Nero tra unità navali del Regno Unito e della Russia.

 

In questo caso la battaglia è a suon di “bollicine” e i protagonisti sono Parigi e Mosca.

 

La guerra dello champagne

Vladimir Putin ha lanciato una “dichiarazione di guerra”, ma nel mirino è finito uno dei prodotti simbolo della Francia: lo champagne. Con una legge appena firmata, infatti, il presidente russo ha deciso che il noto vino francese esportato nella Federazione non potrà più chiamarsi “champagne”, bensì "spumante". 


Può sembrare una mera questione lessicale, ma dietro la decisione c’è la volontà di penalizzare il noto prodotto che identifica Parigi e dintorni, tant’è che non è mancata la risposta transalpina.

 

La risposta della Francia

Se il Cremlino vuole togliere prestigio allo champagne, l’Eliseo non ci sta a veder ridimensionata la portata del proprio “vino con le bollicine”, tanto da aver deciso di rispondere. La Francia, infatti, ha decretato lo stop alle esportazioni in Russia di Moet & Chandon, Veuve Cliquot e Dom Perignon, ossia tre dei brand di champagne più noti al mondo.

 

L’annuncio è attivato dal colosso francese del lusso Lvmh, proprietaria anche della divisione Wines & Spirits di Lvmh che a sua volta gestisce la divisione russa di Moet-Hennesy. Come riporta il quotidiano economico russo Vedomosti, è temporaneamente fermato l’export di champagne verso la Russia.

 

Le reazioni

Tralasciando gli aspetti burocratici che richiedono un cambio di denominazione (con tanto di nuova certificazione per il prodotto ex champagne) ci sono state una serie di reazioni, più o meno pacate. Si va dal presidente dell'Unione viticoltori russi, Leonid Popovich, che ha Sputnik ha spiegato che la “ripicca” francese alla legge voluta da Putin è arrivata solo da Moet-Hennessy, mentre gli altri importatori (una ventina circa) non hanno fermato le esportazioni.

 

Tra l’altro il brand avrebbe un peso pari a solo il 2% nel mercato russo delle bevande con le bollicine. Molto più pesanti, invece, le conseguenze stimate da Leonid Rafailov, direttore generale di Ast, uno dei principali distributori di vini e liquori in Russia, che a Vedomosti ha auspicato l’accettazione da parte francese del nuovo nome.

 

E lo spumante italiano?

Nel frattempo l’Italia si concentra sul proprio business verso Mosca, che nei primi tre mesi del 2021 sarebbe cresciuto del 37%, secondo le stime di Coldiretti. Ad essere particolarmente apprezzato sarebbe il Prosecco, insieme all’Asti. Il vino italiano, dunque, regge anche se è alle prese con la proposta - tutta europea - di varare vini alcol free.

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