Il tempo stringe per limare il testo sulla giustizia che domani arriverà in Parlamento. Dal tardo pomeriggio il premier Mario Draghi sarà impegnato negli eventi per il G20 Cultura. Prima l’inaugurazione, poi la cerimonia al Quirinale e il concerto diretto dal maestro Muti. Restano poche ore per chiudere il cerchio. Un ulteriore approfondimento dovrebbe avvenire nel Consiglio dei ministri, iniziato da poco. Al tavolo sarebbero però ancora assenti i ministri pentastellati.
Dunque, poche certezze all’orizzonte, se non quella che la riforma va approvata in prima lettura in pochi giorni. Queste le intenzioni dell’inquilino di Palazzo Chigi che ieri ha incontrato il leader della Lega, Matteo Salvini. Sul ddl penale in realtà nulla di nuovo è emerso: il Carroccio sulla riforma della Guardasigilli, Marta Cartabia, non si è mai messo di traverso più di tanto. La questione era, piuttosto, quella del green pass e dell’obbligo di vaccinazione per i docenti. Decisioni che il premier ha fatto slittare di una settimana.
Cosa accadrà nelle prossime ore è davvero un’incognita. Fermo restando che uno scontro diretto con il capo del governo, in questo momento, non converrebbe a nessuna delle forze politiche che sostengono la coalizione di unità nazionale. Nel frattempo la magistratura fa sentire la sua voce. Il Csm ha bocciato il meccanismo dell'improcedibilità delineato dagli emendamenti del governo alla riforma del processo penale. Il plenum di Palazzo dei Marescialli ha approvato il parere della Sesta Commissione, nettamente critico su questo punto della riforma.
Anche il procuratore Antimafia, Cafiero De Raho - che nei giorni scorsi si era espresso duramente sui rischi in merito ai processi per mafia e terrorismo – è intervenuto nuovamente. “La riforma ha tanti elementi positivi che riportano il controllo del giudice su diversi momenti del processo. Ha però un aspetto che ora sembra sia in corso di correzione”. C’è bisogno di “un binario diverso per quanto riguarda i processi di mafia e terrorismo che necessariamente non possono essere ghigliottinati per il passaggio del tempo". Il magistrato parla di una possibile “presa d'atto” a Palazzo Chigi “dell’importanza di riconoscere quel binario differente”. E aggiunge: “Sembra si stia lavorando su questo, saremmo sulla strada che condividiamo tutti. Abbiamo espresso preoccupazione per l’improcedibilità. Intervenendo sui delitti di mafia e terrorismo andiamo a correggere quella che poteva essere la falla del sistema”.
La bozza del nuovo testo del governo sarebbe in queste ore nelle mani dei gruppi di maggioranza. L’attesa per la riunione di quest’oggi del Consiglio dei ministri è grande. Il tassello giustizia è fondamentale per fare anche il punto sulla maggioranza, che negli ultimi giorni non ha certo dato prova di compattezza e unità di intenti. Starà al premier trovare la sintesi politica e un punto di caduta rispetto alle posizioni del mondo della giustizia.
Ma il fatto che il governo porrà la fiducia sul provvedimento non lascia ai partiti margini di manovra. Con questa consapevolezza è interesse di tutti trovare un accordo prima, senza innescare in un momento di stanchezza generale dinamiche pericolose, da cui poi sarebbe difficile uscire. Dal canto suo il timoniere di Palazzo Chigi non ha intenzione di concedere più di tanto.
Stravolgere la riforma che la ministra Cartabia ha condiviso passo passo con la presidenza del Consiglio sarebbe una sconfitta. Il campo è diviso in due: da un lato le capacità strategiche e tattiche dell’ex banchiere centrale. Dall’altro gli interessi dei partiti, che di fronte a una strada quasi obbligata cercheranno di salvare, come si suol dire, capra e cavoli.