Nuove norme

Inps, la quarantena da contatto con positivo non è più “malattia”

Cambiano le norme in caso di contatto con una persona positiva: non c’è più indennizzo. I non immunizzati devono chiedere ferie o permessi all’azienda

Inps, la quarantena da contatto con positivo non è più “malattia”

Con l’inizio del 2022 è arrivata in novità in tema di quarantene (e tamponi), che riguarda soprattutto i lavoratori.

L’Inps, infatti, non riconosce più il periodo di isolamento come “malattia”, quindi non è più previsto l’indennizzo per il tempo in cui prima si doveva stare a casa in isolamento.

La novità ha a che fare con il più generale cambio dei protocolli che riguardano le quarantene che, di fatto, per gli asintomatici sono sparite. Si può, infatti, uscire di casa in assenza di sintomi, semplicemente indossando una mascherina Ffp2 e rispettando l’autosorveglianza.

Ecco come.

 

La quarantena da contatto non è più “malattia”

Se fino al 31 dicembre la quarantena per contatto da positivo non solo era necessaria, ma era anche previsto in apposito indennizzo che permetteva di stare a casa senza modifiche allo stipendio, dal 1° gennaio 2022 le norme sono cambiate. 

Cambiano anche i protocolli in caso di contatto con una persona positiva. Questo, dunque, non è più considerato equiparato a malattia e quindi è più previsto un indennizzo da parte dell’Inps per stare a casa dal lavoro nei giorni di isolamento.

 

In cosa consisteva l’indennizzo

La misura era stata prevista con il primo decreto Cura Italia del governo Conte a marzo 2020 e riguardava i lavoratori venuti a contatto con un positivo che non potevano svolgere il loro lavoro in smart working o da remoto. Consisteva in un indennizzo, erogato fino al 31 dicembre 2021, a fronte di un apposito stanziamento che non è stato rifinanziato.

 

Cosa cambia

I lavoratori dipendenti del settore privato in quarantena per il contatto con un positivo e che non possono lavorare da remoto, dal 1° gennaio 2022 devono fare ricorso a permessi retribuiti o a giorni di ferie, se non vogliono vedersi ridurre lo stipendio. Almeno se si tratta di non vaccinati. Esistono, infatti, tre tipi di protocolli. Il primo interessa soggetti che abbiano completato il ciclo vaccinale con due dosi da meno di 120 giorni (4 mesi) o che abbiano già ricevuto la terza dose booster e che siano asintomatiche: non devono stare in quarantene, ma in regime di autosorveglianza: possono uscire e lavorare, ma con mascherina Ffp2 fino al decimo giorno dopo l’esposizione al contatto positivo. Al quinto giorno va fatto un tampone con esito negativo. Il secondo caso riguarda chi ha il Super Green Pass (guarito o vaccinato) da oltre 4 mesi e deve osservare una quarantena di 5 giorni (prima erano 7), a cui seguirà tampone negativo per tornare a uscire.

Infine, i non vaccinati continuano a osservare una quarantena di 10 giorni, a cui segue un test (anche antigenico in tutti i casi riportati) con esito negativo. 

 

Congedi per quarantena dei figli

Ciò che invece non cambia sono i congedi al 50% in caso di quarantena dei figli (fino a marzo 2022) e la quarantena per positività al Covid.

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