Ministeri e dintorni

Dilemma Viminale: Salvini sì Salvini no. FdI usa toni diplomatici

Riunito a Roma il Consiglio nazionale di Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni non vuole polemiche sull’Interno. Lollobrigida fa sapere: “Non ci sono veti”

Dilemma Viminale: Salvini sì Salvini no. FdI usa toni diplomatici

E’ su chi guiderà il Viminale che si misureranno i futuri rapporti tra Fratelli d’Italia e la Lega di Matteo Salvini. Nel risiko per la formazione del nuovo governo il partito di Via Bellerio non demorde e insiste sul ministero dell’Interno. Per la verità le richieste riguardano anche altri dicasteri di peso, come la Giustizia e le Infrastrutture. Ma FdI per ora segue la via della diplomazia.

 

A Roma è in corso la riunione del consiglio nazionale con la leader Giorgia Meloni. Ordine del giorno: ‘Scenari e determinazioni alla luce del risultato delle ultime elezioni politiche’. Inutile dire che gli scenari sono che quelli che riguardano il nuovo esecutivo e i criteri da adottare per la spartizione dei posti, tenendo conto delle esigenze del partito ma anche di quelle degli alleati. In questo momento quello che sembra certo è che la premier in pectore voglia evitare polemiche e rotture che potrebbero compromettere, prima ancora di cominciare, i rapporti nella coalizione. 

 

I toni sono concilianti. A parlare della questione sono in giornata due rappresentanti dello stato maggiore di via della Scrofa: Francesco Lollobrigida e Fabio Rampelli. Il primo fa sapere che “partire dai veti è sbagliato”. Piuttosto “si deve partire dalle competenze e dalle qualità delle persone che possono rivestire un ruolo nel Consiglio dei ministri”. Anche il secondo dichiara che non risultano opposizioni sul nome del segretario leghista all’Interno e che polemiche non ce ne sono. “Ci sono tre partiti che devono comporre un governo, è normale che discutano. Anzi”, dice, “mi pare che le cose stiano andando benissimo, perché non c’è proprio alcuna polemica, né nervosismo”. Poi smorza i toni sulla ‘lista della spesa’ presentata dal Carroccio. “Tutti ne hanno una, non credo che questo possa essere rappresentato come un problema. Hanno dato delle indicazioni su cui si discuterà”. 

 

In ogni caso questa è la fase in cui la coalizione che ha vinto le elezioni deve decidere. Su un totale di probabili 18 ministeri, dieci sarebbero per Fratelli d’Italia, quattro invece andrebbero alla Lega e quattro a Forza Italia. Ma se, come sembra, Meloni vorrà affidare alcuni ministeri di peso a figure tecniche, è probabile che dovrà decurtarle dalla propria quota. Il nodo dei tecnici riguarda principalmente l’Economia e la Sanità. Per il Mef sembra però sfumata la possibilità di avere Fabio Panetta, attualmente membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea. La notizia arriva dall’agenzia statunitense Bloomberg. La fonte è riservata ma sarebbe stato lo stesso Panetta nel vertice dell’Eurogruppo di due giorni fa a Lussemburgo a rivelarlo nel corso di un colloquio privato.

 

Se il tutto fosse confermato per la casella dell’Economia la ricerca del nome giusto è in salita. Ma si tratta della sfida più importante. In ballo c’è la gestione dei conti pubblici in una fase tra le più difficili per il Paese. Anche per il ministero della Salute, il rebus è tutto da sciogliere e alla fine non è detto che non la spunti un politico.  In questi frangenti siamo nel campo delle ipotesi ma i prossimi giorni saranno decisivi per cominciare a trovare una quadra. La settimana entrante si parte con l’insediamento delle nuove Camere. A quel punto si formeranno i gruppi parlamentari, si eleggeranno i capigruppo e i presidenti d’Aula. 

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