La relazione sulla manovra

L’ottimismo di Giorgetti su crescita e congiuntura internazionale

Il titolare del Mef davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato: “L’economia riprenderà slancio nel 2023”. Sul Pnrr: “Accelerare l’attuazione”

L’ottimismo di Giorgetti su crescita e congiuntura internazionale

Su conti pubblici e crescita il titolare del ministero dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, mostra ottimismo. In audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato per illustrare il disegno di legge di Bilancio il ministro della Lega, pur con le dovute premesse, prospetta un futuro per il Paese più roseo di quanto persino i maggiori organismi internazionali lascino intravedere.  “Non è condivisibile il pessimismo oggi prevalente sulle prospettive per l’economia internazionale e, in particolare, per quella italiana”, dice. “Pessimismo che traspare anche dalle previsioni economiche di organizzazioni quali il Fondo monetario internazionale”. Per Giorgetti, “pur con tutte le difficoltà e i rischi da affrontare, l’andamento di fondo dell’economia continua a sorprendere quanto a resilienza”. “Guardando in avanti, non possiamo non escludere una temporanea flessione del Pil nei trimestri a cavallo di fine anno. In via prudenziale abbiamo ridotto la previsione a legislazione vigente di crescita del Prodotto interno lordo nel 2023 da 0,6% a 0,3%”. Ma “guardando più oltre”, e sempre “che non si verifichino nuovi choc, prevediamo che l’economia riprenda slancio nel corso del 2023, anche grazie al maggior impulso generato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. 


L’Italia, dunque, può contare sul Pnrr: “La messa a terra del Piano darà un forte impulso alla crescita quantitativa e qualitativa dell’economia italiana, contribuendo anche a migliorare la sostenibilità del debito pubblico”. Ma nonostante siamo il Paese che più sta beneficiando dei finanziamenti e dei prestiti che arrivano dal Next Generation Eu non tutto fila liscio come l’olio. Esistono in questo momento oggettive difficoltà che riguardano le riforme da realizzare, oltre che ostacoli che stanno rallentando decisioni già prese con decreti e provvedimenti precedenti. Questi nodi sono stati al centro del lavoro della task force europea che ha concluso due giorni fa gli incontri con le strutture dei ministeri e degli enti locali che stanno operando per l’attuazione del Pnrr. In ballo c’è l’ultima rata da riscuotere per l’anno in corso. Bruxelles darà il via libera solo se, chiuse le valutazioni, tutte le condizioni previste risultano effettivamente realizzate.

 

Ma nella sua relazione il titolare di via XX Settembre mette in evidenza anche un altro aspetto che ha importanza per i conti dello Stato. Oltre “ai rischi legati all’impatto del caro energia e della guerra in Ucraina, il cambio di orientamento di politica monetaria delle principali Banche centrali, compresa la Bce, che ha portato in salita i tassi di interesse” è un fattore che sta incidendo in un “Paese ad elevato debito pubblico come il nostro”. L’Italia “non può e non deve perdere di vista la sostenibilità della finanza pubblica”. Come era prevedibile la “stretta” di Francoforte in politica monetaria sta producendo effetti anche sulla contabilità nazionale. Alzare progressivamente il costo del denaro con più interventi, che pure mirano a frenare l’inflazione, comporta automaticamente l’aumento degli interessi sul debito.

 

Sul tavolo resta poi il problema numero uno: il prezzo del gas e il caro energia. Per il sostegno di famiglie e imprese il governo ha destinato 21miliardi in deficit dei 35 previsti dalla manovra. Giorgetti assicura: “E’ vero che le risorse stanziate coprono le politiche di contrasto al caro energia limitatamente al primo trimestre 2023. Ma a fine marzo, con la predisposizione del Programma di Stabilità 2023, il governo rivaluterà la situazione e, se necessario, attuerà nuove misure”.

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