La controversa riforma

Netanyahu alle prese con proteste e minacce di far cadere il governo

In Israele la riforma della giustizia ostacolata da grandi manifestazioni popolari e appelli a fare un passo indietro. Dalla maggioranza invece l’aut aut

Netanyahu alle prese con proteste e minacce di far cadere il governo

In Israele le numerose proteste da parte dei cittadini potrebbero portare ad un passo indietro del premier Benjamin Netanyahu e farlo desistere sull’andare avanti con la sua riforma giudiziaria. Nella giornata di oggi il primo ministro parlerà alla nazione per annunciare, a detta dei media locali, la sospensione della riforma

La decisione sarebbe arrivata dopo una nottata di forti manifestazioni in tutto il Paese a causa del licenziamento del ministro della difesaYoav Gallant, colpevole di aver chiesto lo stop della riforma. Stessa richiesta anche dal presidente Herzog.

Da Itamar Ben Gvir, leader del partito di estrema destra Potenza ebraica e ministro per la sicurezza nazionale, arriva invece la richiesta perentoria ad andare avanti altrimenti farà cadere il governo.

 

La riforma della giustizia di Netanyahu

Il primo punto fondamentale per capire la portata della riforma della giustizia di Netanyahu che mira a depotenziare i poteri della Corte Suprema e attribuirli al governo, con i membri dell’Alta Corte nominati dall’esecutivo, è che lo Stato israeliano non ha mai avuto una Costituzione, ed è la stessa Corte a decidere sulla base del “principio della ragionevolezza” e delle “leggi fondamentali” la costituzionalità delle norme.

Ogni legge può dunque essere annullata dalla Corte Suprema, ed il fatto che il premier con la sua riforma intenda depotenziare il suo ruolo rappresenta per i manifestanti un pericolo per l’assetto democratico in quanto porterebbe alla scomparsa di un contrappeso al governo e quindi ad una dittatura.

 

Le proteste e gli scioperi in Israele

Decine di migliaia di cittadini sono scesi ieri in strada nelle più grandi città di Israele per protestare ancora contro il governo del primo ministro Benjamin Netanyahu dopo la sua decisione di licenziare il ministro della Difesa Gallant. A Tel Aviv i manifestanti hanno bloccato un'autostrada, ci sono stati scontri tra polizia e manifestanti a Gerusalemme. 

Sindaci e presidenti di consigli regionali hanno annunciato l'adesione a uno sciopero della fame contro la riforma promossa dal governo. Uno sciopero generale in tutto il Paese coinvolge anche il sistema sanitario e i porti, dove i comitati hanno invitato tutti i lavoratori a smettere di lavorare.

 

L'appello del presidente Herzog 

Il presidente israeliano Herzog su Twitter ha invitato il governo a interrompere "immediatamente" il processo legislativo relativo alla controversa riforma della giustizia. E invitando la Knesset, il parlamento monocamerale israeliano, a mettere "i cittadini al di sopra di ogni altra cosa". "Per amore del popolo d'Israele, per amore della responsabilità nei suoi confronti, vi invito a fermare immediatamente il processo legislativo", ha scritto Herzog.

 

La minaccia della caduta del governo

Itamar Ben Gvir ha minacciato il premier Netanyahu di far cadere subito il governo qualora il primo ministro decidesse di fermare la riforma giudiziaria. Secondo Ben Gvir, lo stop alla riforma sarebbe "una resa di fronte alle violenze nelle strade". Senza il partito di Ben Gvir Netanyahu perderebbe la maggioranza alla Knesset.

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