l’Italia ha speso solo il 6% dei fondi

Il Pnrr e la difficoltà tutta italiana nel riuscire a spendere i soldi

Le ammissioni del ministro Fitto sulla messa a terra del Piano nazionale di ripresa e resilienza evidenziano ciò che era già sotto gli occhi di tutti

Il Pnrr e la difficoltà tutta italiana nel riuscire a spendere i soldi

Mentre da Bruxelles arrivano forti e chiare le parole del vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis che ha ricordato come "Sarebbe problematico cambiare la scadenza del 2026" per la realizzazione dei piani nazionali di Ripresa e resilienza (Pnrr), perché la "maggior parte degli obiettivi e traguardi devono essere realizzati quest'anno" dagli Stati membri, quelle che arrivano dall'Italia confermano, invece, le difficoltà del nostro Paese.

"Se noi oggi capiamo che alcuni interventi da qui al 30 giugno 2026 non possono essere realizzati - ed è matematico, è scientifico che sia così - dobbiamo dirlo con chiarezza e non aspettare il 2025 per aprire il dibattito su di chi sia la colpa". Questa l’ammissione fatta dal ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, nel suo intervento alla Camera alla presentazione della relazione della Corte dei Conti sulPnrrcirca le difficoltà del governo Meloni.

 

Il governo in difficoltà sul Pnrr

Le parole di Fitto evidenziano dunque ciò che era già sotto gli di tutti, ovvero, il momento difficile che sta vivendo l’Italia impegnata, senza successo, nella messa a terra dei progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Rallentamenti nella spesa e nel raggiungimento degli obiettivi sono i punti critici del Pnrr italiano: si registrano ritardi per un progetto su due e pagamenti arrivati solo al 70% alle imprese. In pratica ad oggi l'Italia ha speso solo il 6% dei fondi. Di fronte all'evidenza dei fatti e dei numeri, Fitto ha dovuto quindi ammettere che il 2026 è un orrizzonte troppo corto perché tutti gli obiettivi possano essere realizzati.

"Bisogna aprire una valutazione attenta per capire come recuperare le risorse di quei progetti che sono all'interno del Pnrr, ma che hanno una capacità di spesa che consentono un riallineamento con la Coesione". Ha proseguito il ministro.

 

Un Pnrr italiano da riscrivere

Per uscire da questa impasse il governo deve ora capire come riequilibrare al più presto il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Fare «non una radiografia, ma una risonanza magnetica di tutti i progetti, da qui al 2026», come ha chiesto Fitto ai ministri riuniti in serata a Palazzo Chigi per la cabina di regia. Perché la posta in gioco è molto alta e come ha sottolineato Paolo Gentiloni che solo qualche giorno fa al telefono con il presidente Mattarella non ha nascosto le sue preoccupazioni circa il Piano: "Se fallisse il Recovery plan dell'Italia, i primi a fare i conti con quel fallimento dovremmo essere noi".

 

La missione: spendere 90 miliardi nel biennio 2024-2025 

I nodi sul Pnrr stanno venendo tutti al pettine e mettono in evidenza la difficoltà tutta italiana nel riuscire a spendere i soldi concessi dall'Europa. In pratica anche nel 2023 l'Italia rimarrà indietro di quasi 15 miliardi e ciò significa che a conti fatti per riuscire a spendere i 191 mld complessivi del piano entro il 2026 e realizzare gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dovremo spendere oltre 90 miliardi nel biennio 2024-2025.

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