Le concessioni

Balneari, si avvicina il momento della verità per il governo Meloni

L’esecutivo sulla questione ha due strade: la prima è quella del compromesso con l’Ue, la seconda proseguire il braccio di ferro sulla direttiva Bolkestein

Balneari, si avvicina il momento della verità per il governo Meloni

Lo scontro tra maggioranza e opposizioni è destinato a salire nel corso dei prossimi giorni, e non solo sul tema migranti e la stretta sulla protezione speciale, al centro del dibattito politico di questa settimana e alla prova del voto in Aula al Senato di oggi. Ma anche per un altro annoso problema che si protrae da anni e che ora occorre risolvere: quello dei balneari. Sul quale si avvicina il momento della verità per il governo.

 

Il prossimo 20 aprile è attesa infatti la sentenza della Corte di giustizia europea, interpellata dal Tar di Lecce sull’applicazione della direttiva Bolkestein sulle concessioni per le spiagge, ed il cui verdetto dovrebbe confermare la giurisprudenza in materia. Secondo fonti Ue, non dovrebbe arrivare però il giorno prima, mercoledì 19 aprile, il parere motivato della Commissione Ue, che rafforza la procedura di infrazione con cui l’Italia è messa in mora dal dicembre 2020, e che dovrebbe essere accompagnato dalla richiesta all’Italia di conformarsi «entro due mesi». I motivi per cui il parere Ue non dovrebbe arrivare è perché in primis la scorsa settimana a Palazzo Chigi Giorgia Meloni ha rassicurato il commissario  Ue con delega al mercato interno Thierry Breton, di essere a lavoro sulla questione.

 

Balneari, due strade per Meloni 

Il governo è alla ricerca di soluzioni e mira al confronto con l’Ue. Ma sulle modalità del riordino del sistema, ci sono però delle sensibilità diverse anche all’interno della maggioranza tra Lega e Forza Italia chiedono di accelerare la mappatura e avviare il tavolo interministeriale, previsto nel Milleproroghe. Ma anche all’interno di Fratelli d’Italia ci sono molti distinguo in materia. 

A questo punto Meloni ha due strade da percorrere: la prima è trovare con Bruxelles un compromesso fra la direttiva Bolkestein e la tutela dei balneari. Nel 2020 Bruxelles aveva già ribadito che la legge italiana che prorogava le concessioni fino al 2033 e vietava alle autorità locali di avviare delle gare pubbliche sulle concessioni in scadenza, violava il diritto Ue, e creava una «significativa perdita di introiti» per lo Stato italiano. Poi è stata la volta del decreto Milleproroghe 2023, che ha prorogato le concessioni senza gare almeno fino al 31 dicembre 2024 e come sappiamo, il provvedimento è finito subito nel mirino di Bruxelles e del Quirinale con il presidente Mattarella che ha firmato il decreto con riserva e chiedendo al governo di rivedere le norme. 

La seconda, mantenere il braccio di ferro con l’Europa per dimostrare che quelle dei balneari sono concessioni di beni e non di servizi, e dunque non sottoposte alla direttiva.

 

Le richieste dei balneari

Nel frattempo il settore dei balneari chiede al governo di aprire un tavolo di confronto; di avviare finalmente la raccolta dati per la mappatura delle spiagge (perché lì dove c'è scarsità del bene demaniale non si applica la Bolkestein) con il nuovo sistema informativo Siconbep.

Ma in particolare chiede i decreti attuativi per il calcolo degli indennizzi ai concessionari uscenti, previsti dalla legge sulla concorrenza varata dal governo Draghi.

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