nuove polemiche

Migranti, un’altra sentenza e un altro giudice disapplica il Dl Cutro

Il tribunale di Catania ha rifiutato di convalidare il trattenimento di sei migranti richiedenti protezione internazionale, ordinato dal Questore di Ragusa

Migranti, un’altra sentenza e un altro giudice disapplica il Dl Cutro

Il Tribunale di Catania ha rifiutato di convalidare il trattenimento di sei migranti richiedenti protezione internazionale, ordinato dal Questore di Ragusa. Il giudice Rosario Cupri ha seguito la linea della collega Iolanda Apostolico, che aveva già preso una decisione analoga per quattro tunisini. Il provvedimento del giudice sconfessa il decreto del governo e solleva nuove polemiche politiche.

 

Il caso dei sei migranti

I sei migranti, assistiti dagli avvocati Rosa Emanuela Lo Faro e Fabio Presenti, erano sbarcati a Lampedusa il 3 ottobre e poi trasferiti a Pozzallo, dove erano stati trattenuti in attesa dell’esame della loro domanda di asilo. Il Questore di Ragusa aveva chiesto al Tribunale di Catania di convalidare il loro trattenimento, invocando il decreto Cutro varato dal governo Meloni e che prevede la possibilità di limitare la libertà personale dei richiedenti protezione internazionale per verificare la loro identità e le loro condizioni sanitarie.

 

La motivazione del giudice

Il giudice Rosario Cupri ha respinto la richiesta del Questore, ritenendo che il trattenimento dei migranti fosse illegittimo e in contrasto con la normativa europea. Il magistrato ha ricordato che il trattenimento costituisce una misura coercitiva che priva i richiedenti della loro libertà di circolazione e li isola dal resto della popolazione, imponendogli di soggiornare in un perimetro circoscritto e ristretto. Il giudice ha sottolineato che il trattenimento è legittimo solo in presenza delle condizioni giustificative previste dalla legge e che la normativa interna incompatibile con quella dell’Unione va disapplicata dal giudice nazionale.

Il giudice ha anche evidenziato che la richiesta di protezione internazionale non è soggetta ad alcuna formula sacramentale e che nel caso dei sei migranti la loro domanda doveva essere esaminata al loro ingresso alla frontiera di Lampedusa. Il giudice ha quindi ritenuto che la loro richiesta sottoscritta a Ragusa non poteva essere trattata come procedura di frontiera e che il trattenimento non poteva essere disposto al solo fine di esaminare la loro domanda. Il giudice ha infine rilevato che la norma che prevede una garanzia finanziaria da parte dei richiedenti non si configura come misura alternativa al trattenimento, ma come requisito amministrativo imposto ai richiedenti prima di riconoscere i diritti conferiti dalla direttiva europea.

 

Le reazioni politiche

La decisione del giudice Rosario Cupri ha suscitato nuove reazioni politiche, dopo quelle scatenate dal caso della giudice Iolanda Apostolico, che aveva preso una decisione analoga per quattro tunisini nel centro di accoglienza di Pozzallo. La Lega ha accusato i due magistrati di fare politica e di favorire l’immigrazione clandestina, chiedendo le loro dimissioni e l’intervento del Csm. Il leader del Carroccio Matteo Salvini aveva già diffuso qualche giorno fa il contestato video in cui la giudice Apostolico partecipava a una manifestazione contro la polizia, definendola una vergogna per la magistratura italiana.

Dall’altra parte, l’Anm ha difeso i due giudici, sostenendo che hanno applicato correttamente le norme europee e nazionali e che hanno agito in piena autonomia e indipendenza. L’associazione dei magistrati ha anche denunciato gli attacchi politici subiti dai due colleghi, definendoli inaccettabili e lesivi della dignità della magistratura. Il Csm ha aperto una pratica a tutela della giudice Apostolico, valutando se e come intervenire per garantire il rispetto delle sue funzioni.

 

La questione dei migranti e del loro trattenimento resta dunque al centro del dibattito politico e sociale, in attesa del nuovo regolamento europeo sulle crisi migratorie e del patto europeo su migrazione e asilo, che dovrebbero definire le regole comuni per la gestione dei flussi migratori e la ripartizione delle responsabilità tra gli Stati membri.

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