per un Fisco più “amico”

Partite Iva, concordato preventivo biennale: come funziona e vantaggi

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto sull’accertamento, che blocca per 2 anni l’importo delle tasse per gli autonomi e le piccole imprese

Partite Iva, concordato preventivo biennale: come funziona e vantaggi

Il governo ha dato il via libera al concordato preventivo biennale, un nuovo strumento per le partite Iva che vogliono avere certezza sulle tasse da pagare. Si tratta di un accordo con il Fisco, che proporrà una cifra da versare per i due anni successivi, in base agli indici sintetici di affidabilità. Il concordato è aperto a tutti, anche a chi ha un voto inferiore all’8 nelle pagelle fiscali. Il governo sostiene che si tratta di un modo per combattere l’evasione, ma le opposizioni lo accusano di essere un condono mascherato

Il concordato fa parte della riforma fiscale, che prevede anche altre novità sull’accertamento, come il contraddittorio obbligatorio e l’allungamento dei termini di controllo. Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha dichiarato che il concordato punta a instaurare un rapporto di fiducia e collaborazione tra Fisco e contribuenti, e che le risorse raccolte serviranno anche per completare le fasi successive della riforma e per ridurre le aliquote Irpef.

 

Il concordato preventivo biennale: cos’è e come funziona

Il concordato preventivo biennale è uno dei decreti attuativi della riforma fiscale voluta dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, per rendere il Fisco più “amico” dei contribuenti. Si rivolge a 4 milioni di partite Iva, tra autonomi e piccole imprese, che potranno ricevere una proposta dal Fisco sulla base degli indici sintetici di affidabilità, gli ex studi di settore. Se accetteranno, potranno bloccare per due anni l’importo delle tasse da pagare, senza rischiare controlli o sanzioni. Il concordato sarà valido per il 2024 e il 2025, e l’adesione dovrà avvenire entro il 15 ottobre 2023.

 

Il concordato biennale: a chi si applica

La novità più importante, introdotta dopo le osservazioni del Parlamento, è che il concordato biennale sarà aperto a tutti i contribuenti, indipendentemente dal loro punteggio di affidabilità fiscale. Inizialmente, infatti, il governo aveva previsto che solo chi avesse un voto di almeno 8 nelle pagelle fiscali potesse aderire. Inoltre, non ci sarà più il limite del 10% al reddito, che avrebbe escluso molti soggetti. L’unico requisito sarà quello di essere sottoposti agli indici sintetici di affidabilità, che riguardano 2,42 milioni di partite Iva, o al regime forfettario, che ne coinvolge 1,7 milioni.

 

Le critiche

L’allargamento della platea del concordato biennale ha scatenato le polemiche delle opposizioni, che lo hanno definito un condono preventivo o una legittimazione dell’evasione. Secondo il Pd, il M5s e la Cgil, infatti, il concordato biennale favorirà chi ha dichiarato meno di quanto dovrebbe, concedendogli uno sconto sulle tasse da pagare. Inoltre, si teme che il concordato biennale possa disincentivare i contribuenti a dichiarare di più, visto che l’importo delle tasse sarà già fissato per due anni. Il governo, però, ha respinto le accuse, sostenendo che il concordato biennale mira a contrastare i fenomeni elusivi, portando tutti i contribuenti a una maggiore trasparenza e collaborazione con il Fisco.

 

Le altre novità del decreto sull’accertamento

Il decreto sull’accertamento, oltre al concordato biennale, introduce anche altre novità per rendere più efficace e meno conflittuale il rapporto tra Fisco e contribuenti. Tra queste, spicca l’obbligo del contraddittorio preventivo, che impone all’amministrazione finanziaria di sentire il contribuente prima di emettere un atto di accertamento. In questo modo, si vuole favorire la risoluzione delle controversie in via bonaria, evitando il ricorso al giudice. Un’altra novità riguarda l’allungamento dei termini di controllo, da 5 a 8 anni, per le operazioni poco trasparenti, come quelle legate al Superbonus. Si tratta di una misura di prevenzione e contrasto delle frodi, che potrebbero sfruttare gli incentivi fiscali previsti dal decreto Rilancio. 

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