La tregua siglata nella sede di FdI

Meloni-Berlusconi: torna il sereno. La lista dei possibili ministri

Delegazioni del centrodestra insieme al Colle. Tajani e Salvini vice premier. Per via Arenula il Cavaliere non la spunta, resta in pole Carlo Nordio

Meloni-Berlusconi: torna il sereno. La lista dei possibili ministri

Pace fatta tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi mentre si va chiarendo la squadra dei ministri. Sciolte le tensioni dei giorni passati con l’incontro di ieri pomeriggio in via della Scrofa, nella sede di Fratelli d’Italia, Meloni e il leader azzurro ritrovano l’intesa e lavorano per trovare la quadra sulla formazione del prossimo governo. In ogni caso, le delegazioni di centrodestra andranno tutte insieme alle consultazioni al Quirinale. E’ probabile che appena nominati i capigruppo nelle assemblee di Camera e Senato il capo dello Stato avvierà le consultazioni di rito, per poi affidare l’incarico alla presidente di FdI. Meloni potrebbe giurare già lunedì prossimo. “Fratelli d’Italia e Forza Italia si presenteranno uniti, con le altre forze della coalizione, alle prossime consultazioni con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. E sono al lavoro per dare il più presto possibile all’Italia un governo forte, coeso e di alto profilo che si metta subito al lavoro per affrontare le urgenze”. Questa è la dichiarazione congiunta che al termine del faccia a faccia durato più di un’ora il cavaliere e Meloni hanno rilasciato.  

 

Ma veniamo ai ministri. Seppure non tutta la compagine sia definita le caselle più importanti sembrano riempite. Allo stato attuale, per il governo a guida Meloni, sembra certo il nome di Giancarlo Giorgetti della Lega al ministero dell’Economia, mentre per il prefetto Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto di Matteo Salvini al Viminale, la strada è spianata proprio verso l’Interno. Agli Esteri si parla del forzista Antonio Tajani, che sarà anche vice premier insieme al leader del Carroccio. Per Salvini pronto il ministero delle Infrastrutture. Berlusconi, intanto, non la spunta su Licia Ronzulli, che resta fuori dalla rosa dei ministri e nemmeno sulla Giustizia, dove al 99 per cento approderà l’ex magistrato Carlo Nordio, neo-eletto nelle file di Fratelli d’Italia. Maria Elisabetta Casellati, dunque, non guiderà il dicastero di via Arenula ma dovrebbe approdare alle Riforme istituzionali.

 

Al ministero della Difesa sarebbe pronta la nomina di Adolfo Urso di FdI, fino a pochi giorni fa presidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Per Guido Crosetto, fedelissimo consigliere di Meloni, la destinazione dovrebbe essere quella del ministero dello Sviluppo economico, mentre per il Lavoro si fa il nome di Marina Elvira Calderone. Si tratta di una figura tecnica, che proviene dall’Ordine nazionale dei consulenti del lavoro. Al ministero della Transizione ecologica in pole il nome dell’azzurro Gilberto Pichetto Fratin mentre la sua collega di partito, Annamaria Bernini, dovrebbe andare al ministero dell’Università. Per la Pubblica amministrazione è pronto Alessandro Cattaneo, anche lui in quota Forza Italia.

 

Raffaele Fitto, ex berlusconiano e ora in Fdi guarda agli Affari europei, il leghista Roberto Calderoli alle Autonomie. Nello Musumeci, ex presidente della Regione Sicilia, anche lui FdI, è quello che ha più chances per il Mezzogiorno. Per completare il puzzle delle proposte, che la premier in pectore potrebbe presentare a Sergio Mattarella, mancano ancora due ministeri di peso: Sanità e Transizione digitale. In ogni caso c’è da sottolineare che quasi nessuno dei nomi circolati in serata ha la caratura promessa all’indomani del 25 settembre.  

 

Nel frattempo, tra le forze di opposizione, si sta consumando un durissimo scontro sugli uffici di presidenza di Camera e SenatoCarlo Calenda e Matteo Renzi del Terzo Polo denunciano l’esistenza di un “accordo tra Pd e Cinque Stelle” allo scopo di “spartirsi le vicepresidenze”. I due leader minacciano di non partecipare al voto e di investire della questione direttamente Sergio Mattarella. I dem affidano la replica a Francesco Boccia, responsabile Enti locali: “Sono tutte falsità. I regolamenti garantiscono le rappresentanze di ogni partito. Poi, se con il 4,5% dei senatori il Terzo Polo pretende una vicepresidenza del Senato…”. C’è tempo fino a domani per decidere. Oggi invece bisogna chiudere sui capigruppo.

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