La manovra di bilancio

Patrimoniale, in Commissione riammesso ai voti l’emendamento

La proposta a firma Fratoianni-Orfini prevede una tassa sulle ricchezze oltre i 500 mila euro. Le barricate del centrodestra e il no di M5s, Iv e Pd

Patrimoniale, in Commissione riammesso ai voti l’emendamento

Torna in votazione in Commissione Bilancio della Camera l’emendamento a firma di Nicola Fratoianni (Leu) e di Matteo Orfini (Pd) che prevede l’introduzione della patrimoniale. La proposta, giudicata ieri inammissibile per mancanza di copertura, dopo il ricorso dei firmatari è stata riammessa. Andrà ai voti “in considerazione della difficoltà di effettuare una puntuale quantificazione riguardo alla stima degli effetti di gettito” che ne deriverebbero. Nella comunicazione della commissione si legge anche che “più puntuali informazioni potranno essere acquisite dal Governo nel corso dell'esame dell'emendamento stesso”. Che prevede di abolire Imu e le imposte di bollo sui conti correnti, introducendo una imposta sostitutiva con aliquota progressiva dallo 0,2 al 3%, sui patrimoni di almeno 500.000 euro. L’imponibile dovrebbe derivare dalla somma delle attività mobiliari ed immobiliari al netto delle passività finanziarie possedute sia in Italia che all’estero. 

 

I primi firmatari difendono la misura

I firmatari difendono la loro proposta. Nel corso di una conferenza stampa Fratoianni chiarisce: “E’ una misura redistributiva e non tocca il ceto medio. Non solo non è una rapina, ma è anche una proposta moderata. E credo sia arrivato il momento di discuterne. Chiediamo al governo di ascoltare e riflettere”. E accusa: “sull’emendamento si è messa in moto una clamorosa macchina di disinformazione. In Italia patrimoniale è una parola impronunciabile e quando noi l'abbiamo pronunciata si è alzata un muro”. Matteo Orfini, ex presidente del Pd, aggiunge. “La maggior parte degli italiani avrebbero una riduzione delle tasse, mentre solo un 10-15% vedrebbe un aumento”. Poi con una nota polemica parla al suo partito: “Chiedo per una volta di passare a una modalità in cui la lotta alla disuguaglianza non si fa nei convegni ma nelle sedi della battaglia politica. Spero che il Pd non voglia perdere questa occasione”.

 

Centrodestra e pezzi di maggioranza contro

Ma contro la possibile introduzione della patrimoniale è subito protesta. Per fermare l’emendamento, sottoscritto anche dai deputati Andrea Colletti del M5S e Vincenza Bruno Bossio del Pd, si mobilitano l’opposizione e pezzi di maggioranza. “Riparte l'assalto ai risparmi degli italiani. La Lega farà le barricate in commissione e in Aula affinché questa vergogna non vada in porto”, dice il senatore del Carroccio Alberto Bagnai. “Una mina sul futuro del Paese da bocciare senza se e senza ma” contesta il capogruppo di Forza Italia in Commissione Bilancio, Andrea Mandelli. Il tema, se vede compatto il centrodestra, tra i giallorossi invece origina ulteriori crepe. Nei giorni scorsi era stato Luigi Di Maio tra i primi a prendere le distanze dall’emendamento Fratoianni-Orfini: “leggo dell'iniziativa parlamentare di qualcuno che vorrebbe introdurre una patrimoniale e dunque un'altra tassa per colpire imprese e lavoratori. Il Movimento 5 Stelle è sempre stato fortemente contrario”.  Secco no anche da parte di Italia Viva: “Da sempre contro ogni aumento di tasse, ancora di più in questa fase difficile della nostra economia”. Per il Nazareno e a nome del Governo a scendere in campo è stato il parlamentare e vice ministro all’Economia, Antonio Misiani. “Sul tappeto non c'è una proposta del Pd e di Leu. C'è un emendamento presentato da alcuni deputati del Pd e di Leu. Vorrei ricordare che l'ipotesi di una imposta patrimoniale progressiva non è nel programma di governo e non è nelle proposte del Partito democratico. E’ legittimo che alcuni parlamentari possano presentare emendamenti e fare proposte. Ma noi non cambiamo posizione rispetto a quello che sta scritto nel programma”.

 

Altri emendamenti ammessi di nuovo al voto

Tra gli emendamenti riammessi ai voti in commissione Bilancio anche quello a firma M5S per ridurre a un massimo di 500 milioni i crediti fiscali per le banche che si aggregano nel 2021. La proposta se approvata inciderebbe sull’eventuale acquisizione di Mps da parte di un altro istituto di credito. In corsa anche il differimento della “Sugar-tax’. Da valutare se ammettere nuovamente l’emendamento che prevede la costituzione da parte dell'Agenzia delle Entrate di una piattaforma telematica dedicata alla compensazione di crediti e debiti derivanti da transazioni commerciali e risultanti da fatture elettroniche.

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