Regioni, Mattarella: “Protagoniste attive dello sviluppo del Paese”

A 50 anni dalla nascita delle Regioni a statuto ordinario il presidente della Repubblica riceve al Quirinale i governatori: “Fondamentale collaborare”

Regioni, Mattarella: “Protagoniste attive dello sviluppo del Paese”

E’ stata la Costituzione del 1948 a prevedere le Regioni, ma solo 22 anni dopo – nel 1970 - con le elezioni dei primi Consigli regionali il dettato costituzionale ha trovato piena attuazione. E oggi, a distanza di 50 anni dalla nascita effettiva degli enti autonomi regionali a statuto ordinario, i governatori sono stati ricevuti al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

 

Una cerimonia posticipata per via della Covid ma che celebra l’anniversario di quelle elezioni che si svolsero il 7 e l’8 giugno del 1970,  in concomitanza del voto per province e comuni. Fu un dibattito politico lungo e articolato quello sul percorso regionalista dell’Italia repubblicana. L’VIII disposizione transitoria che prevedeva le votazioni per i parlamenti regionali entro un anno dall’entrata in vigore della Carta rimase disattesa per due decenni. Eppure, con l’istituzione dei nuovi enti, come ha ricordato il presidente, “le basi della Repubblica si arricchivano di un ente politico che completava la realizzazione del principio di autonomia definito dalla Costituzione. E si affacciava una soggettività in grado di realizzare in maniera più compiuta la partecipazione dei cittadini alla vita democratica”.

 

Fu la legge 108 del 1968 a dare il via a quelle elezioni e finalmente ‘sbloccare’ l’annosa questioneche “non si poneva in termini soltanto istituzionali ma apparteneva, piuttosto, alla riflessione su come procedere sulla strada dell'ammodernamento e dello sviluppo del Paese", ha detto il capo dello Stato. "Le Regioni venivano viste come importanti strumenti nell'ambizioso processo che si intendeva attuare con la programmazione economica. Il Governo Moro, nel 1963, legava i due temi fra loro, anche nella prospettiva di concorrere al superamento del divario Nord-Sud. Regioni, dunque, come protagoniste attive, con lo Stato, per lo sviluppo delle condizioni di vita delle popolazioni dell'intera Italia”.

 

Le celebrazioni di oggi, presente anche il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, si sono aperte con il saluto del governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, in qualità di presidente della Conferenza Stato-Regioni. Proprio sull’organismo di collegamento tra lo Stato centrale e gli enti locali il capo dello Stato si è soffermato. "Il raccordo tra i livelli di governo regionale e statale”, ha detto, avviene con “il sistema delle conferenze che ha dimostrato di avere un ruolo di particolare importanza, anche in occasione dell'emergenza sanitaria per contrastare la pandemia che non ha risparmiato il nostro Paese”. Le Conferenze, “come ha ricordato a più riprese la Corte costituzionale” sono “l'unica sede per realizzare il principio della leale collaborazione”.

 

Secondo Mattarella l'esperienza sin qui maturata dimostra come l’“autonomia regionale risulti valorizzata dal venire esercitata nel quadro di accordi generali che tengano conto delle esigenze unitarie, di carattere giuridico, economico e sociale, rappresentate dallo Stato.”.  Ma “allo sviluppo della collaborazione tra gli esecutivi potrebbe facilmente accompagnarsi, anche in funzione di bilanciamento, il riconoscimento di un ruolo alle assemblee legislative”. E ha parlato dell’“attuazione dell'articolo 11 della riforma del Titolo V del 2001, che prevede la integrazione della Commissione parlamentare per le questioni regionali con rappresentanti delle stesse autonomie territoriali'”.  

 

Ma è soprattutto la “non contrapposizione” a stare a cuore al presidente. Consapevole che troppo spesso i rapporti tra poteri regionali e quelli dello Stato centrale vengono risolti dalla giurisprudenza costituzionale. Non a caso si è soffermato sulla necessità “di individuare sedi e procedure attraverso le quali il principio di leale collaborazione, caposaldo della giurisprudenza costituzionale, possa divenire sempre più la cifra dei rapporti tra Stato, Regioni e autonomie locali'”.  Affinché “la soggettività politica degli enti regionali non si sviluppi in contrapposizione con l'indirizzo politico statale, ma in chiave di confronto e di cooperazione”. Bisogna rifuggire, ha detto “da ogni centralismo, sia statale che regionale”. 

 

Nel corso della cerimonia il presidente della Conferenza Stato- Regioni, Stefano Bonaccini, ha consegnato al capo dello Stato un documento con le ‘proposte per l'Italia’. “È un manifesto”, ha dichiarato, “che propone un 'Patto rinnovato tra le Regioni' ed alcune 'Proposte per l'Italia'. Idee per migliorare il sistema delle relazioni fra Stato e Regioni su cui concentreremo i nostri sforzi sin dai prossimi giorni”.

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