La questione Forza Italia

L’insofferenza di Silvio per Lega e Fratelli d’Italia. Ma Di Maio…

Il Cavaliere pronto a votare lo scostamento di bilancio. Il Pd aperto al dialogo, M5s: “No, grazie”. Meloni e Salvini avvertono il leader azzurro

L’insofferenza di Silvio per Lega e Fratelli d’Italia. Ma Di Maio…

Sono settimane che Forza Italia strizza l’occhio al Governo. Ancora ieri Berlusconi in persona dichiarava: “Siamo disposti a valutare il voto favorevole allo scostamento e a migliorare una legge di bilancio minimalista, vecchia e inadeguata”. Parole già sentite giorni addietro e che hanno solo confermato la disponibilità degli azzurri a votare in Parlamento, insieme ai giallorossi, la manovra per finanziare ulteriori misure in deficit. Ovvero, il nuovo scostamento di bilancio che consentirebbe ancora un indebitamento per coprire i costi dell’emergenza. Ma che per avere il semaforo verde delle Camere ha bisogno della maggioranza assoluta. Al Senato, dove i numeri sono ballerini, la soglia dei 161 voti con il sostegno di FI verrebbe superata senza problemi.  

 

La proposta del leader forzista piace molto al Pd. Meno al Governo. Che tuttavia ha aperto qualche spiraglio ma fissato anche dei paletti: a nessuno venga in mente di “esplorare un allargamento della maggioranza o un accordo politico che possa prefigurare una commistione di ruoli”. Dello stesso avviso i Cinquestelle. Il ministro Bonafede fa sapere di non stigmatizzare l’ipotesi di un dialogo, basta che non implichi altro. Più duro Luigi Di Maio che posta su Fb un vecchio articolo e dice: “No, grazie. Berlusconi era così allora, è così oggi”. Ma davvero Forza Italia ha intenzione di entrare nell’attuale maggioranza? L’ipotesi su cui scorrono fiumi di inchiostro, a dire il vero, sembra assai improbabile. Più realistica è l’idea di una certa insofferenza degli azzurri, o meglio della fronda più fedele all’ex premier, verso gli alleati sovranisti Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Da diverso tempo nella casa di questo centrodestra Berlusconi non ci sta più bene. Con la base elettorale che negli anni si è ristretta progressivamente fino ad arrivare a un magro 6 % è ora schiacciato dal peso dei suoi soci politici, che invece in termini numerici sono in costante crescita. E anche nella lotta per la futura leadership è da un pezzo fuori dai giochi. Lo scontro è tutto tra FdI e Lega. E se anche il capo del Carroccio dà per scontato che a guidare nei prossimi anni il centrodestra sarà lui, l’ex ministra della Gioventù cercherà di contendergli fino all’ultimo il titolo e sta già lavorando su questo obiettivo. 

 

Ma sul piatto della bilancia a pesare oggi non è solo l’incidenza in termini elettorali e quindi la distanza numerica. C’è anche quella ideologica. Forza Italia ha basi europeiste, moderate e liberali, anni luce lontane dal radicalismo sovranista e populista dei partner di centrodestra. Che, peraltro, hanno accolto con una certa irritazione le recenti manovre di avvicinamento verso il Governo e i partiti giallorossi. Non è un caso, anzi è un avvertimento in piena regola, che ieri in Commissione Trasporti della Camera Lega e Fdi abbiano votato contro la norma ‘salva Mediaset’. Per intenderci, quella che avrebbe dovuto fermare la scalata di Vivendi al Biscione. Le truppe di Salvini si sono spinte anche oltre, sottoscrivendo e votando la pregiudiziale di costituzionalità. Prove di forza. Che ad Arcore arrivano come bordate. E che danno il segno di un conflitto aperto, meno recente di quanto si immagini, e da cui il Cavaliere vorrebbe tirarsi fuori.

 

Il nodo che investe l’intera partita è il futuro del partito fondato da Silvio. Che oggi conta diverse anime, alcune più vicine a Salvini che al Cavaliere. Mentre Brunetta rilancia le posizioni del leader e ribadisce la disponibilità a dare un ‘contributo’ per migliorare la manovra, mostrandosi più vicino alla maggioranza che non agli alleati, l’ex presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani si sbraccia per dire in tv: “Noi siamo nel centrodestra”. Ma starci comincia a stare stretto al Cavaliere. Che non è interessato ad entrare nell’area di questo Governo, l’incompatibilità con il M5S rende l’ingresso in maggioranza impensabile, piuttosto a sondare il terreno. Vedremo in futuro quanto il campo moderato berlusconiano rimarrà legato a Salvini e Meloni. Intanto, con una parte del Pd c’è feeling.

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