l’analisi

Mascherine e Green Pass: l’Europa apre, Israele chiude. Perché?

Proprio Tel Aviv, che aveva aperto dopo la vaccinazione di massa, ora teme per la variante Delta e ripristina le mascherine al chiuso in alcuni casi

Mascherine e Green Pass: l’Europa apre, Israele chiude. Perché?

L’Europa riapre, seppure con cautela, togliendo alcune restrizioni. Dopo quelle relative alle attività, è caduto quasi ovunque l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto. In Italia se ne potrà fare a meno dal 28 giugno, tranne nei casi nei quali non sarà possibile mantenere il distanziamento.

 

In Francia, Spagna e Germania si può già girare senza, ma proprio mentre si verso una maggiore libertà, Israele sembra fare una parziale marcia indietro.

 

Ecco cosa sta accadendo e perché, e cosa bisogna aspettarsi.

Israele, mascherine al chiuso: sì o no?

Il paese, che vanta il primato di essere stato il primo a effettuare grandi riaperture dopo aver vaccinato grandissima parte della popolazione e che il 15 giugno scorso aveva abolito l’obbligo di mascherine anche al chiuso, nelle ultime ore ha visto una nuova crescita di contagi: 125 nuove infezioni in giorno, come non accadeva dal 23 aprile. Secondo Ynet, uno dei principali siti web israeliani di notizie, il tasso di positività rispetto al numero di test effettuati è salito ieri a 0,3% da una media dello 0,1%.

 

Come spiegato dal direttore generale del ministero della Salute, Chezy Levy, circa il 70% delle nuove infezioni è dovuto alla variante Delta.

Per questo da domenica 20 giugno, dopo appena 5 giorni, in alcune città è tornato l’obbligo nelle scuole dopo la scoperta di focolai.


Aumentati i controlli negli aeroporti, ora è raccomandata la vaccinazione anche per la fascia d’età 12-15 anni.

 

Bennett: “Evitate i viaggi all’estero”

Un altro paradosso è che proprio mentre l’Europa apre i confini interni, grazie al Green Pass dal 1° luglio, Israele che per primo aveva riaperto proprio grazie alla certificazione vaccinale, ora esorta a limitare gli spostamenti.

 

Il neo primo ministro, Naftali Bennett, ha infatti invitato ad evitare i viaggi all’estero non essenziali: “Per ora non è un ordine, ma una richiesta”, ha detto il premier, ricordando che il nuovo focolaio scoppiato a Binyamina ha avuto origine da una famiglia che si era recata a Cipro, paese non considerato ad alto rischio. All’aeroporto le mascherine sono obbligatorie e Bennett ha consigliato di tornare ad indossarle in tutti i luoghi chiusi.

 

Cosa fa il resto del mondo: dagli Usa alla Cina

La situazione, dunque, è dubbia. L’Europa corre verso le riaperture, complici gli effetti positivi delle campagne vaccinali e del caldo, ma la paura delle varianti e soprattutto della variante Delta frena gli entusiasmi.

 

La Casa Bianca si prepara ad ammettere che l’obiettivo di Joe Biden di vaccinare il 70% degli americani entro il 4 luglio, il giorno dell’Indipendenza, non sarà centrato. Al momento si è al 65% e dunque il coordinatore della task force sul covid, Jeffrey Zients, dovrebbe confermare che occorreranno “alcune settimane in più»”, come anticipato dai media Usa.

Il Presidente, Joe Biden, ha anche già ammesso la preoccupazione per la variante Delta, esortando i giovani a vaccinarsi.


Nel Regno Unito c’è già stato lo stop alla riapertura totale, mentre la Cina potrebbe mantenere in vigore le restrizioni agli ingressi per un altro anno.

Il motivo è proprio legato alle mutazioni, come riportato dal Wall Street Journal, che cita alcuni eventi importanti che potrebbero incidere negativamente sui contagi: ad esempio le Olimpiadi invernali in programma a febbraio 2022 e il Congresso del Partito comunista cinese in programma per l’autunno del prossimo anno.

 

Ad oggi possono entrare in Cina con un visto solo coloro che sono immunizzati con il vaccino cinese, mentre gli altri sono tenuti a osservare due settimane in quarantena presso un hotel.

Pechino, inoltre, non ha ancora approvato alcun vaccino extra-cinese, dunque tutti quelli utilizzati nel resto del mondo, da Pfizer ad AstraZeneca.

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