Cremlino e dintorni

Lo “zar” Putin alla (nuova) prova delle urne. La Russia al voto

Si rinnova la Duma dal 17 al 19 settembre. Putin alla prova, molte le liste in corsa, ma pesa il blocco del web, mentre il grande assente è Alexei Navalny

Lo “zar” Putin alla (nuova) prova delle urne. La Russia al voto

Le incognite non riguardano la “tenuta” reale di Valdimir Putin, ormai considerato un nuovo “zar” alla guida della Russia da 20 anni, quanto altri aspetti della consultazione elettorale ora al via.

A partire dall’affluenza alle urne da parte dei russi, chiamati a rinnovare la Duma, il parlamento di Mosca.

Ma il voto è anche una cartina tornasole del consenso nei confronti del Presidente, che con la sua Russia Unita è dato in calo di popolarità.  A pesare è anche l’accusa di violazione dei diritti umani, mossa dagli Stati Uniti (e non solo), specie dopo il caso di Alexei Navalny, l’oppositore di Putin in carcere ormai da mesi e vittima di un avvelenamento con un gas nervino.

 

Tante liste, ma multe su internet

I giorni che hanno preceduto il voto sono stati caratterizzati da un certo fervore: molti i dibattiti in tv tra i candidati alla Duma russa, così come i volantini distribuiti in piazze e strade. Intanto, però, aumentano le azioni di controllo soprattutto in Rete, il vero canale attraverso cui corre la voce dei “dissidenti”.

Il 14 settembre la corte russa di Tagansky ha multato diversi gestori di social network e App di messaggistica, per non aver rimosso contenuti che il Governo di Mosca ritiene illegali, come i riferimenti alla App legata ad Alexei Navalny, l’oppositore di Putin in carcere da mesi.

Le sanzioni, che ammontano a 21 milioni di rubli (287.850 dollari), hanno interessato anche Facebook, Telegram e Twitter.

Proprio Twitter lo scorso marzo ha subito un “rallentamento” della propria velocità, deciso dall’ente regolatore statale delle comunicazioni, per non aver rimosso in tempi rapidi il materiale ritenuto vietato.

Le autorità russe hanno annunciato anche altre misure per fare pressioni sui colossi del web che operano nel Paese, come chiedere alle piattaforme di avere degli uffici in loco e archiviare i dati in server russi.

Inoltre, come riferisce Reuters, martedì 14 settembre il Governo ha pubblicato un piano che prevede nuove tasse sui servizi digitali di proprietà straniera, per favorire lo sviluppo del proprio settore tecnologico.

 

L’offensiva di Mosca contro i social

In questa situazione, l’organizzazione per i diritti digitali Access Now e il gruppo KeepItOn, che monitora il controllo della rete da parte delle autorità, hanno scritto una lettera aperta ai big dei social media, chiedendo di “difendere i diritti umani e resistere agli ordini del governo di chiudere e censurare piattaforme internet, applicazioni e servizi” e denunciando di aver ricevuto pressioni per fermare le proprie attività. In passato, invece, sono arrivate altre azioni contro i colossi del web, accusati di propaganda contro il Cremlino, come accaduto anche a Google e Apple accusate di non aver rimosso dai propri store l’applicazione di Navalny. Nel mirino ci sarebbe l’intento, da parte di Navalny, di orientare l’elettorato verso un cosiddetto smart voting, o voto intelligente, cioè l’indicazione dei candidati che maggiormente rappresentano un’alternativa a Putin e al suo partito.

 

Per cosa si vota

In ballo ora ci sono 450 posti nella Duma, il Parlamento russo, per altrettanti deputati, oltre che l’elezione in alcune amministrazioni locali. Il partito di Vladimir Putin, Russia Unita, al momento occupa 334 seggi, ma la popolarità del presidente è data in calo.

Metà dei 450 deputati viene eletta con il sistema uninominale, mentre l’altra metà su lista federale al proporzionale.

Ma il voto potrebbe anche essere anche inficiato da alcuni “trucchi” che arrivano persino alla modifica del proprio nome e delle sembianze dei candidati, come accaduto a San Pietroburgo. Qui si è candidato il popolare politico democratico Boris Vishnevsky, candidato con Jabloko, una formazione liberale presente sulla scena politica sin dagli anni ’90. Ma come avversari ci saranno anche due politici che hanno proprio cambiato dati anagrafici, scegliendo nome e cognome molto simili a quelli del politico in questione, e modificando il loro aspetto. Un’azione condannata da Ella Pamfilova, presidente del Comitato elettorale centrale, che supervisiona il voto, ma senza che a ciò sia seguita la rimozione dei due candidati.

A questo si aggiungano le numero “liste civetta”, che riportano programmi e anche simboli molto simili a quelli degli avversari. Insomma, i nomi e i candidati sulla carta sono molti, ma nella realtà occorrerà capire quanti di coloro che ambiscono a un posto nella Duma saranno realmente appartenenti a compagini autonome e quanti invece risulteranno rappresentanti filo-governativi e filo-presidenziali.

Di sicuro il Parlamento potrebbe acquisire nuovo peso rispetto al passato, soprattutto per proseguire nella serie di riforme costituzionali avviate nell’estate 2020 su volontà di Putin, ma per farlo occorrerà che il partito dello “zar” possa contare su una maggioranza dei 2/3 necessaria per le modifiche della Costituzione. La partita si gioca su questo tavolo e la sfida è aperta.

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