Dall’Unità di Crisi è arrivato l’Ambasciatore

Verrecchia a Bruxelles, nuovo Rappresentante permanente aggiunto in Ue

Ha alle spalle missioni a Mosca e Berlino, lascia la dirigenza dell’Unità di Crisi della Farnesina e sostituisce l’Amb. Quaroni presso l’Unione europea.

Verrecchia a Bruxelles, nuovo Rappresentante permanente aggiunto in Ue

Ha iniziato ufficialmente ieri il mandato alla Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione europea. È qui che sostituisce l’Ambasciatore Michele Quaroni, partito per la nuova missione al Cairo (al posto di Giampaolo Cantini, nominato dopo che Maurizio Massari era stato richiamato dall’Egitto per via del ‘caso Regeni’).

Classe 1967, romano, l’Ambasciatore Stefano Verrecchia è sposato e ha 3 figli.  Appassionato del mare, pratica il canottaggio anche al Circolo degli Esteri e nel Lungotevere della capitale. Parla inglese, francese, tedesco e russo. È “l’uomo dell’Unità di Crisi” della Farnesina, che ha diretto dal 2017.

Ad accoglierlo a Bruxelles è l’Ambasciatore Piero Benassi, Rappresentante permanente presso l’Ue.

 

Gli anni romani: avvio carriera diplomatica

Si laurea in Economia presso l’Università La Sapienza di Roma, consegue un Dottorato di Ricerca in Diritto internazionale a Tor Vergata (Roma) ed avvia la carriera diplomatica nel 1996. Il suo primo incarico alla Farnesina è presso la Direzione Generale degli Affari politici, dove ha seguito i rapporti con i Paesi dell’Europa occidentale e dell’America settentrionale. Nel 1999, assume la funzione di Vice-capo segreteria del Sottosegretario di Stato agli Esteri.

 

Alle prese con la “press” a Berlino, poi missione a Mosca

Dal 2001 al 2004, è Primo Segretario all’Ambasciata a Berlino dove assume le funzioni di Capo dell’Ufficio Stampa e a contatto con i giornalisti in Germania. Presta servizio per un anno come funzionario “Austauschbeamter” al Ministero degli Affari esteri tedesco.

Dal 2004 al 2006, è Primo Segretario all’Ambasciata d’Italia a Mosca, dove rimane per svolgere la carica di Console Generale.

Rientrato a Roma nel 2008, è nominato capo dell’Ufficio per le Politiche per la valorizzazione degli italiani all’estero. Nel 2013, torna ad operare nel contesto delle relazioni con i media in qualità di Vice-capo del Servizio Stampa e la Comunicazione istituzionale, dove rimane fino al 2016 (come capo durante gli ultimi 2 anni).

 

L’impegno all’Unità di Crisi

Dal 2017, è Capo dell’Unità di Crisi della Farnesina. Trattandosi di una struttura che ha il compito di assistere i connazionali e tutelare gli interessi e sicurezza degli italiani all’estero in situazioni di emergenza, Stefano Verrecchia ha svolto anni di lavoro intenso nelle politiche e operazioni nel contesto del terrorismo internazionale o di tensioni socio-politiche in diverse regioni del mondo. Ma anche interventi in seguito a rischi e disastri per calamità naturali e pandemie.

 

I media hanno parlato di Stefano Verrecchia a maggio 2020, quando ha fatto luce sul rilascio di Silvia Romano rapita in Kenya. Anche lo scorso aprile, ha fatto eco l’intervento di Stefano Verrecchia nell’ambito della vicenda dei 2 pescherecci di Mazara del Vallo che – a poche miglia al largo delle coste della Cirenaica – hanno condotto operazioni di pesca considerata (da subito) ad “alto rischio” sia per le imbarcazioni che per l’equipaggio battente bandiera italiana. Un segnale d’allarme tempestivamente inviato dallo stesso Verrecchia.

 

The Italian Times ha seguito l’escalation e gli esiti positivi di quella che è stata battezzata, a dicembre, la “guerra del pesce” tra le autorità libiche e i marittimi siciliani trattenuti a Bengasi. E ancora, è stato Stefano Verrecchia a enfatizzare come le attività di coordinamento, durante la crisi da Covid19, non possono prescindere da un’efficiente gestione della rete diplomatico-consolare. Per la Farnesina, lo stato d’emergenza sanitaria è iniziato a gennaio 2020 con la dichiarazione del focolaio di Wuhan in Cina, la sala operativa dell’Unità di Crisi è stata presa d’assalto con circa 2.500 telefonate al giorno. Per non parlare poi degli sforzi messi in atto per operare i voli straordinari, sollecitando le compagnie aree a riaprire alcune tratte, per far rientrare in urgenza oltre 83.000 connazionali da 138 Paesi.

 

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